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30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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RM sono indagini potenzialmente non invasive che permettono <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>agnosticare l’AR dell’anca anche nelle fasi iniziali evidenziando<br />

alterazioni sulle parti molli quali il versamento articolare, le cisti<br />

sinoviali e la sinovite. La RM e la TC sono utili per monitorare<br />

l’evoluzione della malattia articolare e per la corretta pianificazione<br />

preoperatoria in caso <strong>di</strong> intervento 2 3 6 . Recentemente anche la PET<br />

è stata proposta come meto<strong>di</strong>ca non invasiva per la <strong>di</strong>agnosi precoce<br />

e per valutare l’efficacia della terapia e l’evoluzione della AR attraverso<br />

la rilevazione del livello <strong>di</strong> attività macrofagica 7 . La ra<strong>di</strong>ologia<br />

convenzionale è tuttavia ritenuta ancora l’indagine <strong>di</strong> scelta e il “gold<br />

standard” della <strong>di</strong>agnostica per immagini dell’AR 1 3 6 . Le ra<strong>di</strong>ografie<br />

in due proiezioni dell’anca (antero-posteriore e assiale) consentono<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosticare, <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente, tutte le fasi evolutive<br />

dell’AR. Nelle fasi iniziali l’aumento <strong>di</strong> opacità delle parti molli è<br />

in<strong>di</strong>ce del versamento e tumefazione articolare causati dalla sinovite.<br />

La comparsa <strong>di</strong> osteoporosi iuxtaarticolare associata alle tipiche erosioni<br />

ossee nelle se<strong>di</strong> <strong>di</strong> inserzione capsulare (bare areas) costituisce<br />

uno dei markers maggiormente specifici dell’AR. Successivamente<br />

si osserva riduzione dell’interlinea articolare, osteorarefazione subcondrale,<br />

comparsa <strong>di</strong> cisti ossee sinoviali sub condrali, geo<strong>di</strong>,<br />

osteofiti ed erosioni ossee che negli sta<strong>di</strong> avanzati assumono i<br />

caratteri della necrosi ossea cefalica o acetabolare. L’anchilosi ossea<br />

rappresenta infine uno dei possibili quadri evolutivi terminali della<br />

AR che non sia andata incontro a fenomeni <strong>di</strong> arresto evolutivo<br />

spontaneo o conseguente a terapia me<strong>di</strong>ca. In tutti gli altri casi alle<br />

lesioni infiammatorie si sovrappongono i caratteri degenerativi della<br />

successiva artrosi secondaria. La ra<strong>di</strong>ologia convenzionale consente<br />

inoltre <strong>di</strong> eseguire spesso la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferenziale con altre artropatie<br />

infiammatorie, degenerative, metaboliche e infettive 3 . In letteratura<br />

sono proposti numerosi criteri classificativi della AR in ra<strong>di</strong>ologia<br />

convenzionale, ecografia, RM e TC; alcuni considerano anche parametri<br />

utili alla formulazione della prognosi e del grado <strong>di</strong> attività<br />

del processo flogistico articolare 8-11 . In ra<strong>di</strong>ologia convenzionale le<br />

classificazioni maggiormente usate sono la Sharp/Van der Heijde<br />

e la Larsen/Scott che valutano l’AR su ra<strong>di</strong>ogrammi delle mani e<br />

dei pie<strong>di</strong> 8 ; gli stessi criteri ra<strong>di</strong>ografici possono essere utilizzati per<br />

analogia sulle gran<strong>di</strong> articolazioni ma con il limite della aspecificità<br />

e <strong>di</strong> non fornire in<strong>di</strong>cazioni utili al trattamento chirurgico. A tale<br />

proposito proponiamo in Tab. I una classificazione ra<strong>di</strong>ografica<br />

formulata sulla base del danno articolare provocato dalla AR, della<br />

sovrapposizione dei fenomeni degenerativi artrosici secondari alla<br />

malattia infiammatoria, della eventuale atrofia ossea causata dalla<br />

prolungata terapia steroidea e del quadro morfologico finale esito <strong>di</strong><br />

arresto evolutivo spontaneo o me<strong>di</strong>ato dalla terapia farmacologica.<br />

La classificazione fornisce inoltre uno schema utile alla pianificazione<br />

della tecnica chirurgica in caso <strong>di</strong> protesizzazione dell’anca.<br />

La terapia della AR si avvale della terapia me<strong>di</strong>ca che si propone <strong>di</strong><br />

limitare o arrestare l’evoluzione del processo infiammatorio, controllandone<br />

anche i sintomi, e della terapia chirurgica che ha lo scopo <strong>di</strong><br />

ovviare ai danni articolari causati dalla artropatia nelle fasi avanzate o<br />

stabilizzate, sebbene la remissione della malattia sia ritenuta sempre<br />

parziale con perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> inattività non superiore ai 74 mesi 2 . I principali<br />

farmaci utilizzati nella terapia dell’AR sono i FANS, gli analgesici,<br />

i glucocorticoi<strong>di</strong> per via sistemica, i sali d’oro, il methotrexate, gli<br />

antimalarici <strong>di</strong> sintesi (clorochina, salazopirina), gli immunosoppressori<br />

con selettività <strong>di</strong> azione (ciclosporina, leflunomide) e una nuova<br />

M. Laus, et al.<br />

categoria <strong>di</strong> farmaci <strong>di</strong> fondo costituita dai farmaci biologici (recettori,<br />

interleuchine o anticorpi monoclonali riprodotti con l’ingegneria genetica)<br />

2 3 . Ognuna <strong>di</strong> queste classi <strong>di</strong> farmaci è responsabile <strong>di</strong> importanti<br />

effetti collaterali, il cui rischio <strong>di</strong> insorgenza è particolarmente elevato,<br />

considerati i prolungati perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> assunzione della terapia nei pazienti<br />

affetti da AR. I più frequenti effetti collaterali osservati sono lesioni<br />

gastroduodenali, ipertensione e nefropatie per i FANS; ulcera peptica,<br />

glaucoma, cataratta, osteoporosi, atrofia ossea, aumentata suscettibilità<br />

alle infezioni, <strong>di</strong>strofia e atrofia cutanea per i cortisonici; nausea,<br />

vomito, <strong>di</strong>spepsia, aumentato rischio infettivo, epatotossicità e mielopatie<br />

per gli immunosoppressori e immunomodulatori. La terapia<br />

me<strong>di</strong>ca influenza l’evoluzione dell’artropatia articolare dell’anca. I<br />

casi in cui si ottiene l’arresto evolutivo in fase iniziale svilupperanno<br />

un quadro <strong>di</strong> tipo A1 (simil-artrosi primitiva) della classificazione<br />

proposta in Tab. I; quelli in cui ai fenomeni degenerativi si è già<br />

associato un indebolimento della capsula articolare con sublussazione<br />

articolare saranno classificati A2 (simil-artrosi <strong>di</strong>splasica); le<br />

forme che progre<strong>di</strong>scono con ulteriore danno osseo dei capi articolari<br />

saranno classificate C1 (necrosi cefalica) o C2 (necrosi cefalica e<br />

acetabolare) a seconda del danno osseo prevalentemente cefalico<br />

o anche acetabolare. Il danno articolare delle forme classificate B1<br />

(coxa profunda) e B2 (protrusio acetabolare) è probabilmente causato<br />

almeno in parte dal trattamento cronico con corticosteroi<strong>di</strong>; l’atrofia<br />

ossea e l’osteoporosi indotte dal trattamento farmacologico possono<br />

contribuire alla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> resistenza meccanica dell’osso parietale acetabolare<br />

con migrazione cefalica che conduce alla coxa profunda e alla<br />

protrusio. La terapia me<strong>di</strong>ca della AR aumenta il rischio <strong>di</strong> sviluppare<br />

infezioni superficiali o profonde, particolarmente temibile in pazienti<br />

affetti da AR e sottoposti ad intervento <strong>di</strong> protesi articolare. Nella<br />

nostra casistica si è manifestato 1 caso <strong>di</strong> infezione profonda dell’impianto<br />

che ha reso necessario l’espianto della protesi d’anca a 1 anno<br />

dal primo intervento, con esito in Girdlestone. L’aumentato tasso <strong>di</strong><br />

infezioni con complicazioni gravi per la sopravvivenza dell’impianto<br />

protesico è ampiamente riportata in letteratura per i pazienti afetti da<br />

AR nei confronti <strong>di</strong> quelli operati <strong>di</strong> protesi d’anca per osteoartrosi 12<br />

13 . Una complicazione non riportata in letteratura è quella connessa<br />

alla <strong>di</strong>strofia cutanea tipica dei pazienti sottoposti a prolungata terapia<br />

corticosteroidea per via sistemica. Nella nostra serie abbiamo osservato<br />

3 sguantamenti cutanei al terzo inferiore della gamba omolaterale<br />

all’anca operata <strong>di</strong> sostituzione protesica occorsi all’atto della<br />

manovra <strong>di</strong> riduzione intraoperatoria della protesi, seppure eseguita<br />

sempre con estrema delicatezza e senza manovre improvvise o <strong>di</strong> forza.<br />

Questa grave complicazione, che ha richiesto un lungo periodo <strong>di</strong><br />

sorveglianza clinica e me<strong>di</strong>cazioni per giungere a guarigione, impone<br />

massima attenzione nelle manovre intraoperatorie e nel mantenimento<br />

della posizione dell’arto da parte del primo operatore e degli aiuti,<br />

evitando o limitando al massimo le prese e le manovre <strong>di</strong> forza e<br />

l’impiego sulla cute <strong>di</strong>strofica <strong>di</strong> materiali adesivi la cui rimozione è<br />

sufficiente da sola a causare ampie lesioni cutanee.<br />

La terapia chirurgica nell’anca affetta da AR è sostanzialmente<br />

rappresentata dalla sostituzione articolare protesica nelle forme <strong>di</strong><br />

danno articolare avanzato. In letteratura sono riportate casistiche con<br />

percentuali <strong>di</strong> successo nei controlli a me<strong>di</strong>o termine simili a quelli<br />

descritti negli impianti eseguiti per artrosi degenerativa; le casistiche<br />

riportate <strong>di</strong>fferiscono per il tipo <strong>di</strong> ancoraggio della protesi all’osso<br />

(cementato, non cementato, ibrido con componente acetabolare<br />

S101

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