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30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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ta migliori proprietà meccaniche associando una maggiore resistenza<br />

ai carichi ad un modulo <strong>di</strong> elasticità vicino a quello dell’osso; è<br />

inoltre un materiale estremamente leggero (peso specifico 4,5 gr/<br />

cm³). Queste proprietà risultano in<strong>di</strong>spensabili in un’evoluzione<br />

verso dei mezzi <strong>di</strong> sintesi sempre più piccoli.<br />

Attualmente vengono utilizzate delle leghe in titanio (Ti-6Al-4V,<br />

Ti-6Al-7Nb, CP-Ti) la cui superficie subisce un trattamento specifico<br />

che ne aumenta la densità, l’uniformità e la levigatezza. Il trattamento<br />

<strong>di</strong> superficie con<strong>di</strong>ziona anche l’interazione del biomateriale impiantato<br />

con il tessuto osseo determinando, attraverso la me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong><br />

proteine, l’adesione degli osteoblasti con conseguente effetto osteoinduttivo<br />

3 . L’entità <strong>di</strong> tale effetto è stato <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong>pendere dalle<br />

caratteristiche <strong>di</strong> superficie del biomateriale, in particolare dalla ruvidezza<br />

me<strong>di</strong>a della superficie 4 . Trattamenti specifici con raggi UV 5<br />

o nano-tecnologie 6 sembrano in grado <strong>di</strong> aumentare ulteriormente<br />

l’adesione degli osteoblasti in modelli sperimentali.<br />

Una tenace adesione all’osso del biomateriale è ricercata particolarmente<br />

nella chirurgia protesica e in implantologia dentale; nel trattamento<br />

delle fratture questo aspetto può contribuire alle maggiori<br />

<strong>di</strong>fficoltà incontrate nella rimozione dei mezzi <strong>di</strong> sintesi in titanio<br />

rispetto a quelli in acciaio 7 . Gli stessi autori (Istituto Ricerche AO)<br />

suggeriscono <strong>di</strong> rendere quanto più liscia possibile la superficie delle<br />

placche e delle viti allo scopo <strong>di</strong> ridurre le <strong>di</strong>fficoltà nella rimozione.<br />

L’impiego <strong>di</strong> materiali bioriassorbibili, copolimeri <strong>di</strong> polilatti<strong>di</strong> e<br />

poliglicoli<strong>di</strong>, ormai in uso già da alcuni anni, non ha ancora trovato<br />

una rilevante <strong>di</strong>ffusione. I teorici vantaggi <strong>di</strong> questi materiali sono<br />

legati al graduale trasferimento dei carichi meccanici dall’impianto<br />

all’osso in via <strong>di</strong> guarigione, alla ra<strong>di</strong>otrasparenza e alla possibilità<br />

<strong>di</strong> evitare un’operazione secondaria per la rimozione del mezzo <strong>di</strong><br />

sintesi. Il problema principale, viceversa, risiede nella reazione tessutale<br />

all’impianto, con possibile comparsa <strong>di</strong> aree <strong>di</strong> riassorbimento<br />

osseo o <strong>di</strong> tumefazione delle parti molli, e nelle proprietà meccaniche<br />

del copolimero, ritenute meno valide rispetto ai metalli, che<br />

possono condurre a rifratture o a per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> riduzione 8 .<br />

I moderni copolimeri sembrano ridurre tali svantaggi. Stu<strong>di</strong> sperimentali<br />

che hanno confrontato in fratture metacarpali le placche<br />

riassorbibili rispetto alle placche in titanio 2,3 mm non riportano<br />

<strong>di</strong>fferenze significative nella stabilità biomeccanica degli impianti<br />

9 . Simili conclusioni sono riportate da una metanalisi più generale<br />

<strong>di</strong> confronto fra i due impianti in vari segmenti scheletrici 10 .<br />

Dumont et al. 11 riportano i risultati ottenuti in 14 fratture metacarpali<br />

instabili trattate con placche riassorbibili. La consolidazione<br />

è stata ottenuta in tutti i casi con assenza <strong>di</strong> aree cistiche o<br />

<strong>di</strong> osteolisi dell’osso ma 2 pazienti evidenziavano una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

riduzione e 3 una tumefazione prolungatasi oltre le 6 settimane.<br />

TECNICHE DI OSTEOSINTESI<br />

La sintesi con fili <strong>di</strong> Kirschner è stata per molto tempo l’unica ed<br />

ancora oggi è una delle tecniche più utilizzate nelle fratture della<br />

mano. La popolarità <strong>di</strong> questo sistema è legata alla sua semplicità <strong>di</strong><br />

utilizzo, alla facile reperibilità, alla minima invasività e alla sua versatilità;<br />

praticamente tutte le fratture della mano in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dalla loro sede e conformazione possono essere trattate con questa<br />

tecnica utilizzando uno o più pins secondo varie configurazioni. La<br />

sintesi ossea può essere eseguita stabilizzando la frattura con 2 pins<br />

M. rampol<strong>di</strong><br />

incrociati, con pins inseriti perpen<strong>di</strong>colarmente o obliquamente alla<br />

rima o all’interno del canale midollare.<br />

A <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> ciò i fili <strong>di</strong> K non possono essere considerati la panacea.<br />

La scarsa rigi<strong>di</strong>tà, con possibilità <strong>di</strong> mobilizzazione o <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> riduzione, la possibilità <strong>di</strong> sviluppare irritazione o infezione dei<br />

tramiti sono le complicanze più comuni 2 . Un significativo <strong>di</strong>saccordo<br />

esiste ancora se le estremità dei fili <strong>di</strong> K debbano essere lasciati<br />

al <strong>di</strong> fuori della pelle o, viceversa, chiusi al <strong>di</strong> sotto della cute. Stahl<br />

e Schwartz 12 in una serie <strong>di</strong> 590 casi non evidenziano alcuna <strong>di</strong>fferenza<br />

nell’incidenza <strong>di</strong> infezione fra le due tecniche.<br />

L’utilizzo dei fili <strong>di</strong> K come mezzo <strong>di</strong> sintesi endomidollare trova<br />

in<strong>di</strong>cazione principalmente nelle fratture <strong>di</strong>afisarie trasverse e in<br />

quelle del collo dei metacarpi. L’impiego <strong>di</strong> un singolo pin flessibile,<br />

<strong>di</strong> calibro adeguato al canale midollare o <strong>di</strong> più pins <strong>di</strong> piccolo<br />

calibro 13 , inseriti a cielo chiuso per via prossimo-<strong>di</strong>stale anterograda,<br />

così da evitare lesioni o interferenze con l’articolazione metacarpo-falangea<br />

e con l’apparato estensore, permettono <strong>di</strong> ottenere<br />

una sintesi stabile e <strong>di</strong> consentire una mobilizzazione pressoché<br />

imme<strong>di</strong>ata. Una volta precurvato, sotto controllo <strong>di</strong> scopia, il filo <strong>di</strong><br />

K viene, introdotto a cielo chiuso dalla superficie dorsolaterale della<br />

base del metacarpo corrispondente, fatto proseguire <strong>di</strong>stalmente<br />

oltre la frattura e fissato alla testa del metacarpo. La minima invasività<br />

della tecnica rende questa meto<strong>di</strong>ca particolarmente in<strong>di</strong>cata<br />

in pazienti con fratture metacarpali multiple 14 (Fig. 1). L’utilizzo <strong>di</strong><br />

un blocco prossimale del pin aumenta la stabilità rotazionale e consente<br />

<strong>di</strong> estendere l’in<strong>di</strong>cazione a fratture spiroi<strong>di</strong> o comminute 15 .<br />

Nelle fratture trasversali l’alternativa alla sintesi endomidollare è rappresentata<br />

dalla sintesi interna con placche. Stu<strong>di</strong> comparativi fra le<br />

due meto<strong>di</strong>che non <strong>di</strong>mostrano <strong>di</strong>fferenze significative nei risultati<br />

ottenuti anche se l’incidenza <strong>di</strong> per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> riduzione e la necessità <strong>di</strong><br />

rimuovere il mezzo <strong>di</strong> sintesi erano maggiori nel gruppo trattato con<br />

sintesi endomidollare 16 . L’in<strong>di</strong>cazione alla sintesi con placche nelle<br />

fratture della mano è in genere limitata a fratture <strong>di</strong>afisarie pluriframmentarie<br />

o trasversal instabili dei metacarpi – specialmente se interessati<br />

il 2° e 5° – e delle falangi, eventualmente associate a lesioni<br />

delle parti molli, o a per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> sostanza ossea.<br />

Recenti progressi tecnologici hanno mo<strong>di</strong>ficato la forma, le <strong>di</strong>mensioni,<br />

la configurazione e la relazione fra placca e viti consentendo <strong>di</strong><br />

estendere queste in<strong>di</strong>cazioni anche a fratture periarticolari 17 e ridurre<br />

le complicanze della meto<strong>di</strong>ca (rigi<strong>di</strong>tà, mancata consolidazione,<br />

aderenze ten<strong>di</strong>nee). La miniaturizzazione ha ridotto lo spessore delle<br />

placche consentendo spesso <strong>di</strong> suturare il periostio al <strong>di</strong> sopra della<br />

stessa così da ridurre le aderenze cicatriziali. La tendenza attuale è <strong>di</strong><br />

impiegare placche più spesse per i metacarpi (1,3-1,7 mm) e placche<br />

più sottili per le falangi (0,8-1,2 mm); alcuni stu<strong>di</strong>, peraltro, riportano<br />

risultati sod<strong>di</strong>sfacenti anche con l’utilizzo <strong>di</strong> placche ultrasottili (0,6<br />

mm) nelle fratture metacarpali 18 . Rispetto alla forma e alla configurazione,<br />

le placche a doppia filiera, in cui le viti tendono a convergere,<br />

sembrano determinare una maggiore resistenza al carico rispetto<br />

alle placche standard monofiliera 19 20 . Le placche vengono adattate al<br />

profilo osseo grazie alla modularità del sistema e alla possibilità, con<br />

apposito strumentario, <strong>di</strong> piegare gli occhielli delle viti anche quando<br />

la placca è già stata fissata all’osso; l’elasticità del titanio facilita<br />

l’adattamento riducendo i rischi <strong>di</strong> rottura.<br />

Risultati incoraggianti, peraltro su <strong>di</strong> una serie limitata <strong>di</strong> pazienti, sono<br />

riportati con l’utilizzo <strong>di</strong> placche bioriassorbibili 11 . Stu<strong>di</strong> clinici com-<br />

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