14.05.2013 Views

30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Biomateriali e biotecnologie in chirurgia della mano<br />

a. Merolli, F. Catalano<br />

INTrODuzIONE<br />

I progressi scientifici e tecnologici nel campo dei Biomateriali e<br />

delle Biotecnologie sono stati applicati in Chirurgia della Mano al<br />

pari <strong>di</strong> altri settori dell’Ortope<strong>di</strong>a e <strong>Traumatologia</strong>. Solo in tempi<br />

recenti, tuttavia, si è evidenziato come vi siano delle peculiarità<br />

che richiedono una caratterizzazione più accentuata delle tecnologie<br />

impiegate specificatamente per la Chirurgia della Mano. Per<br />

fare un esempio <strong>di</strong> facile comprensione si prenda la meto<strong>di</strong>ca, oramai<br />

ampiamente applicata, del rivestimento <strong>di</strong> impianti protesici<br />

me<strong>di</strong>ante “plasma-spray” <strong>di</strong> Idrossiapatite: le piccole <strong>di</strong>mensioni<br />

e le elevate curvature degli impianti utilizzati in Chirurgia della<br />

Mano costituiscono delle <strong>di</strong>fficoltà aggiuntive che non si riscontrano<br />

nella produzione, ad esempio, <strong>di</strong> protesi d’anca o <strong>di</strong> ginocchio.<br />

Altra <strong>di</strong>fferenza si può ritrovare nei carichi applicati: essi sono,<br />

quasi sempre, <strong>di</strong> modesta entità ma provenienti da un numero <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rezioni molto grande.<br />

Riteniamo che il tar<strong>di</strong>vo riconoscimento delle peculiarità proprie<br />

della Chirurgia della Mano nella ricerca sui Biomateriali e le<br />

Biotecnologie sia anche legato al limitato numero <strong>di</strong> ricercatori ed<br />

utilizzatori coinvolti, certamente inferiore a quello <strong>di</strong> settori quali<br />

la chirurgia protesica delle gran<strong>di</strong> articolazioni e la chirurgia vertebrale.<br />

Storicamente, però, i contributi della Chirurgia della Mano sono<br />

andati <strong>di</strong> pari passo con gli altri campi. Si pensi alla chirurgia protesica<br />

delle articolazioni metacarpo-falangee ed inter-falangee: nella<br />

letteratura, dagli anni ’50 del secolo scorso ad oggi, si possono ritrovare<br />

stu<strong>di</strong> che hanno evidenziato, via via, il problema dello “stressshiel<strong>di</strong>ng”;<br />

della frammentazione del cemento acrilico; dell’usura<br />

del poli-etilene; del vantaggio del rivestimento in metallo poroso;<br />

dell’efficacia dell’idrossiapatite; dell’impiego del piro-carbonio.<br />

Di certo questi stu<strong>di</strong> si caratterizzano per l’eseguità del loro numero<br />

rispetto a quelli condotti in altri campi in cui queste medesime<br />

applicazioni venivano utilizzate 1 .<br />

Più <strong>di</strong> recente, le Biotecnologie stanno dando un nuovo impulso alla<br />

ricerca sulla rigenerazione e/o sostituzione ten<strong>di</strong>nea 2 nonché allo<br />

sviluppo <strong>di</strong> guide neurali artificiali per la rigenerazione dei nervi<br />

periferici 3 ; in questi campi la Chirurgia della Mano sta assumendo<br />

un ruolo trainante.<br />

Rimandando una complessiva esposizione dell’argomento a testi<br />

Unità <strong>di</strong> Ortope<strong>di</strong>a e Chirurgia della Mano, Università Cattolica del Sacro Cuore,<br />

Complesso “Columbus”, via Moscati 31, 00168 Roma.<br />

In<strong>di</strong>rizzo per la corrispondenza:<br />

E-mail: antonio.merolli@rm.unicatt.it<br />

G.I.O.T. 2010;36(suppl. 1):S301-S307<br />

monografici, e non volendo sovrapporci a parallele relazioni su<br />

temi specifici, vogliamo approfon<strong>di</strong>re due settori particolari sui<br />

quali da tempo conduciamo stu<strong>di</strong> e ricerche: essi sono, rispettivamente,<br />

quello delle protesi delle articolazioni metacarpo-falangee e<br />

quello delle guide neurali artificiali.<br />

La SOSTITuzIONE PrOTESICa<br />

DELLE arTICOLazIONI METaCarPO-FaLaNGEE<br />

La sostituzione protesica completa delle articolazioni metacarpofalangee<br />

delle <strong>di</strong>ta lunghe venne proposta dalla prima metà degli<br />

anni ’50 del secolo scorso, per i pazienti affetti da completa degenerazione<br />

o <strong>di</strong>struzione articolare 4 .<br />

Oggi sappiamo che la biomeccanica delle articolazioni metacarpofalangee<br />

delle <strong>di</strong>ta lunghe (da ora in avanti definite MCF) risulta<br />

molto complessa, con un accoppiamento dei movimenti <strong>di</strong> flessoestensione<br />

con quelli <strong>di</strong> ab-adduzione e rotazione assiale 5 ; tuttavia,<br />

gran parte dei modelli proposti inizialmente furono <strong>di</strong>segni <strong>di</strong><br />

protesi a giunto cilindrico vincolate, che consentivano in maniera<br />

estremamente rigida la sola flesso-estensione nel piano perpen<strong>di</strong>colare<br />

al palmo della mano.<br />

Per risolvere i problemi legati alla precoce mobilizzazione <strong>di</strong> tali<br />

protesi vincolate si intrapresero due strade: la cementazione e l’introduzione<br />

<strong>di</strong> protesi flessibili in gomma siliconica.<br />

La cementazione non risolse i problemi legati alla rigi<strong>di</strong>tà dei <strong>di</strong>segni<br />

delle protesi vincolate ed è interessante notare come, precocemente,<br />

vennero evidenziati quei problemi legati alle mobilizzazione<br />

ed alla produzione <strong>di</strong> detriti <strong>di</strong> metilmetacrilato e polietilene che<br />

saranno, poi, universalmente riconosciuti nel campo delle protesi<br />

d’anca.<br />

Le protesi in gomma siliconica 6 , delle quali il modello proposto da<br />

Swanson rimane (anche dopo 40 anni) il riferimento, non possono<br />

definirsi a rigore delle protesi in quanto non riproducono la funzione<br />

e l’anatomia della articolazione sostituita; più appropriato risulta<br />

il termine <strong>di</strong> “spaziatori” articolari. Esse, tuttavia, oltre a consentire<br />

la flesso-estensione, concedono una certa tolleranza ai movimenti<br />

<strong>di</strong> rotazione assiale ed ab-adduzione e mantengono, inoltre, passivamente<br />

una posizione nello stato <strong>di</strong> riposo, controbilanciando<br />

così la tendenza alla sublussazione volare ed alla deviazione ulnare<br />

proprie dei pazienti reumatoi<strong>di</strong>. Infine, danno la possibilità <strong>di</strong> un<br />

movimento a stantuffo lungo l’asse della falange e del metacarpo<br />

che facilita il raggiungimento dell’escursione articolare richiesta.<br />

Tuttavia proprio la mancata riproduzione della funzione articolare<br />

ed il fatto che il carico applicabile fosse molto modesto, al fine<br />

<strong>di</strong> evitare la rottura o la mobilizzazione (sia nelle protesi vincolate<br />

rigide che in quelle flessibili), ha portato allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> nuove<br />

protesi anatomiche <strong>di</strong> rivestimento la cui geometria estremamente<br />

S301

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!