30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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Chirurgia delle fratture da fragilità<br />
mini-invasiva con fili percutanei è limitata ai<br />
casi <strong>di</strong> fratture non comminute, ed arreca un<br />
danno minimo ai tessuti. Nelle fratture più<br />
complesse la sintesi con chiodo endomidollare,<br />
laddove la frattura sia riducibile a cielo chiuso,<br />
è una valida alternativa alla vite-placca, con<br />
maggiore rispetto dei tessuti, minore durata<br />
dell’intervento e ridotto rischio <strong>di</strong> infezione.<br />
L’utilizzo <strong>di</strong> placche a stabilità angolare, rispetto<br />
a quelle classiche, è comunque più in<strong>di</strong>cato<br />
nell’osso osteoporotico. La protesizzazione è<br />
limitata a fratture molto gravi con rischio elevato<br />
<strong>di</strong> necrosi della testa omerale 13 (Fig. 3).<br />
Stu<strong>di</strong> recenti evidenziano una significativa<br />
incidenza e gravità delle fratture non solo del<br />
polso ma anche della caviglia negli anziani<br />
e a tal proposito si registrano continue controversie<br />
sul trattamento più appropriato. In<br />
particolare, spesso si è costretti a mo<strong>di</strong>ficare<br />
la tecnica chirurgica per le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
scarsa qualità dell’osso. Mezzi <strong>di</strong> sintesi a<br />
bassa invasività come viti e fili percutanei hanno il vantaggio <strong>di</strong><br />
stabilizzare la frattura arrecando un minimo danno a cute e tessuti<br />
molli, e consentendo una maggiore mobilità articolare. Placche e<br />
viti a stabilità angolare determinano una maggiore resistenza alle<br />
forze laterali e torsionali ed alle forze <strong>di</strong> pull-out, pur richiedendo<br />
una maggiore esposizione dei tessuti. Esse sono pertanto da riservare,<br />
in generale, alle fratture più complesse, con coinvolgimento<br />
della superficie articolare, ed alle fratture del malleolo peroneale,<br />
in cui deve essere ripristinata la congruità a livello articolare per<br />
garantire un recupero adeguato dell’autonomia e della funzionalità<br />
(Figg. 4, 5).<br />
Le fratture da fragilità rappresentano la conseguenza più pesante<br />
dell’invecchiamento della popolazione dal punto <strong>di</strong> vista socioeconomico<br />
e, come <strong>di</strong>mostrano i dati epidemiologici, la loro<br />
incidenza è destinata ad aumentare esponenzialmente con l’età.<br />
Il trattamento appropriato delle fratture da osteoporosi richiede<br />
un’adeguata comprensione dell’effetto che la patologia ha sulle<br />
proprietà biomeccaniche dell’osso e sul processo <strong>di</strong> guarigione della<br />
frattura. Le moderne tecniche <strong>di</strong> micro-imaging sono destinate<br />
ad entrare, in maniera sempre più decisa, in protocolli <strong>di</strong>agnostici<br />
che possano fornire più precise in<strong>di</strong>cazioni sulle proprietà microarchitetturali<br />
del tessuto osseo, guidando il chirurgo ortope<strong>di</strong>co nella<br />
scelta dell’impianto più idoneo. La scelta della tecnica chirurgica<br />
per una frattura da fragilità non deve solo basarsi sui classici parametri<br />
classificativi delle fratture, ma deve prendere in considerazione<br />
caratteristiche in<strong>di</strong>viduali come età e con<strong>di</strong>zioni generali del<br />
paziente, privilegiando, quando possibile, tecniche mini-invasive<br />
che rispettino i tessuti molli e prevedano tempi chirurgici più brevi.<br />
La scelta dell’impianto deve tener conto della qualità dell’osso<br />
nei pazienti fratturati, cercando <strong>di</strong> garantire al contempo una<br />
sintesi stabile ed efficace, che rappresenta il primo passo verso la<br />
guarigione della frattura, ed una tenuta valida degli impianti, che<br />
scongiuri il verificarsi <strong>di</strong> complicanze, come la mobilizzazione,<br />
estremamente frequenti nei pazienti anziani con scarsa qualità<br />
dell’osso. Compito dell’ortope<strong>di</strong>co è, quin<strong>di</strong>, non solo riconoscere<br />
S12<br />
Fig. 5. Fratture del collo piede trattate con <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> intervento; a) frattura malleolo peroneale e frattura malleolo tibiale in<br />
donna <strong>di</strong> 83 aa. trattate con viti; b) donna <strong>di</strong> 61 aa. con frattura malleolo peroneale trattata con placca più vite interframmentaria e frattura<br />
malleolo tibiale trattata con vite; c) frattura malleolo peroneale e pilone tibiale in donna <strong>di</strong> 65 aa. trattate con placche e viti.<br />
e trattare le fratture da fragilità, ma anche prevenire ulteriori fratture<br />
utilizzando al meglio le armi a <strong>di</strong>sposizione per il trattamento<br />
dell’osteoporosi.<br />
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