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30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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Fig. 2. Il montaggio delle placche a banco facilita il successivo impianto nel sito ricevente. L’apparato<br />

estensore viene isolato e protetto.<br />

<strong>di</strong> innesti ossei massivi ostoarticolari è stato utile eseguire il montaggio<br />

delle placche a banco sull’allograft (Fig. 2) con successivo<br />

posizionamento nella zona ricevente (Fig. 3). Particolare attenzione<br />

va posta perché non si verifichino errori <strong>di</strong> rotazione e altrettanta<br />

cura va impiegata nel tentativo <strong>di</strong> ottenere un corretto bilanciamento<br />

dell’apparato ten<strong>di</strong>neo. La ricostruzione ten<strong>di</strong>nea si è infatti<br />

<strong>di</strong>mostrata un momento critico in quanto è necessario integrare ciò<br />

che resta dell’apparato estensore del ricevente con quello dell’allograft<br />

ottenendo un bilanciamento adeguato per riuscire ad avere una<br />

buona funzionalità.<br />

rISuLTaTI<br />

Sono stati controllati 9 pazienti. Tutti gli allograft sono consolidati<br />

ai due estremi in un tempo compreso tra 3 e 8 mesi (Fig. 4 A, B)<br />

ad eccezione <strong>di</strong> un caso nel quale non abbiamo ottenuto la conso-<br />

a B<br />

Fig. 4 A-B. Ricostruzione <strong>di</strong> articolazione interfalangea prossimale in esiti <strong>di</strong> trauma del 4° <strong>di</strong>to mano destra. Osteotomia step-cut prossimale<br />

con fissazione stabile me<strong>di</strong>ante viti e sintesi a minima me<strong>di</strong>ante fili <strong>di</strong> Kirschner <strong>di</strong>stalmente (A). Controllo postoperatorio (B). Ra<strong>di</strong>ografia<br />

<strong>di</strong> controllo a 6 mesi dall’intervento che mostra completa fusione fra allograft e osso ricevente.<br />

M. Innocenti, r. adani<br />

Fig. 3. Posizionamento dell’allograft osteoarticolare e osteosintesi con mini placca <strong>di</strong> titanio.<br />

lidazione a livello prossimale <strong>di</strong> un innesto metacarpofalangeo. Il<br />

movimento attivo totale (TAM) è risultato più che sod<strong>di</strong>sfacente in<br />

cinque casi dove è variato tra 100° e 270° con un valore me<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

170°. Nessuno dei pazienti ha riferito la presenza <strong>di</strong> sintomatologia<br />

dolorosa residua. Non si sono avute complicanze settiche né ce<strong>di</strong>menti<br />

meccanici ad eccezione della rottura <strong>di</strong> una placca che è stata<br />

sostituita ottenendo la consolidazione dell’innesto.<br />

Si è verificato un caso <strong>di</strong> necrosi cutanea a livello IFP trattata con<br />

copertura tramite lembo vascolarizzato etero<strong>di</strong>gitale. In due casi,<br />

in cui è stato ricostruito anche l’apparato estensore, si è verificato<br />

un deficit <strong>di</strong> estensione attiva probabilmente imputabile a errata<br />

tensione al momento della tenorrafia o a parziale ce<strong>di</strong>mento della<br />

stessa dopo mobilizzazione (Fig. 5 A-D).<br />

In 2 casi <strong>di</strong> innesto osteoarticolare a livello IFP e MF, a <strong>di</strong>stanza<br />

<strong>di</strong> 3 e 4 anni dall’intervento, sono stati osservati fenomeni degenerativi<br />

ingravescenti a carico delle superfici articolari che hanno<br />

condotto alla rapida <strong>di</strong>struzione dell’articolazione<br />

senza interessamento della componente<br />

metafisaria ormai perfettamente integrata con<br />

l’osso ricevente (Fig. 6 A-C)<br />

DISCuSSIONE<br />

I trattamenti (congelamento, sterilizzazione,<br />

ecc.) cui sono sottoposti gli innesti massivi<br />

omoplastici, oltre a eliminare il rischio <strong>di</strong><br />

contaminazione da parte <strong>di</strong> agenti patogeni,<br />

determinano la <strong>di</strong>struzione delle cellule<br />

presenti nell’espianto fresco riducendone<br />

drasticamente il potenziale antigenico 11 .<br />

Ciò priva l’innesto osseo <strong>di</strong> ogni proprietà<br />

osteogenetica, mantenendo però intatta la<br />

capacità osteoconduttiva e quin<strong>di</strong> favorendo<br />

la colonizzazione del telaio minerale dell’allograft<br />

da parte <strong>di</strong> vasi e cellule osteoprogenitrici<br />

dell’ospite. Tale fenomeno è tuttavia<br />

limitato all’interfaccia tra osso ospite e allograft<br />

dove, me<strong>di</strong>ante un processo noto come<br />

S283

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