30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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La chirurgia del piede reumatoide<br />
a<br />
Fig. 7. Osteotomie delle teste metatarsali secondo Duvries per ottenere la formula <strong>di</strong> Lelievre, con il<br />
primo metatarsale uguale al secondo, il secondo maggiore del terzo, il terzo maggiore del quarto ed<br />
il quarto maggiore del quinto.<br />
Fig. 8.<br />
e l’allineamento metatarsale rappresenta l’intervento <strong>di</strong> scelta.<br />
L’accesso alle teste metatarsali si ottiene me<strong>di</strong>ante una incisione plantare<br />
che, partendo dallo spazio tra il primo ed il secondo metatarso, si<br />
<strong>di</strong>rige lungo il solco <strong>di</strong>gito plantare fino ad arrivare al bordo esterno<br />
del piede, e precisamente fino al terzo me<strong>di</strong>o del quinto metatarsale.<br />
Si scolpisce poi un lembo <strong>di</strong> pelle che comprende le ipercheratosi<br />
presenti e che permette oltre che una buona luce operatoria <strong>di</strong> suturare<br />
mettendo in tensione plantare le metatarso falangee.<br />
Vanno ricercati ed asportati gli igromi presenti nel tessuto sottocutaneo<br />
e anche gli eventuali neuromi presenti 38 .<br />
a<br />
Fig. 9. Artrodesi alluce ed allineamento metatarsale: controllo a 1 anno.<br />
S88<br />
B<br />
B<br />
Le capsule articolari, ove esistenti, vanno incise lateralmente in<br />
modo che una flessione dorsale delle <strong>di</strong>ta permetterà una esposizione<br />
delle teste metatarsali. La tecnica chirurgica dovrà ottenere<br />
contemporaneamente una riduzione delle lussazioni esistenti ed un<br />
ripristino dell’appoggio plantare secondo la formula <strong>di</strong> Lelievre,<br />
con il primo metatarsale uguale al secondo, il secondo maggiore<br />
del terzo, il terzo maggiore del quarto ed il quarto maggiore del<br />
quinto (1=2>3>4>5). Per ottenere ciò si provvederà dapprima ad<br />
una con<strong>di</strong>lectomia longitu<strong>di</strong>nale plantare, che faciliterà la successiva<br />
fase <strong>di</strong> resezione delle teste secondo la formula <strong>di</strong> Lelièvre,<br />
modellandole, quin<strong>di</strong>, per non avere asperità residue (Fig. 7).<br />
Una volta accertata la corretta riduzione delle lussazioni preesistenti,<br />
la buona escursione articolare delle falangi sui metatarsi<br />
e l’assenza <strong>di</strong> frammenti ossei, si provvederà alla chiusura delle<br />
capsule ed alla sutura cutanea (Fig. 8).<br />
Nella Tabella I riportiamo parte dei numerosi lavori e revisioni casistiche<br />
che riferiscono sulle varie tecniche mettendole a confronto.<br />
IL rETrOPIEDE rEuMaTOIDE<br />
Le alterazioni a carico del retropiede si manifestano <strong>di</strong> norma più<br />
tar<strong>di</strong>vamente.<br />
Il retropiede è costituito dall’astragalo e dal calcagno con le<br />
rispettive articolazioni sottoastragalica, astragalo-scafoidea e calcaneo-cuboidea.<br />
L’articolazione astragalo-calcaneare è quella più<br />
frequentemente colpita dall’artrite reumatoide, seguita dall’astragalo-scafoidea<br />
ed infine dalla calcaneo-cuboidea. L’importanza<br />
dell’articolazione sottoastragalica è ormai <strong>di</strong>mostrata nel suo ruolo<br />
<strong>di</strong> minimizzazione dei fattori <strong>di</strong> stress durante il carico e nella sua<br />
capacità <strong>di</strong> eseguire movimenti <strong>di</strong> eversione abduzione e dorsiflessione,<br />
in relazione alle capacità pronatorie, e <strong>di</strong> inversione adduzione<br />
e flessione plantare, in relazione alle capacità supinatorie 46 .<br />
La <strong>di</strong>struzione articolare indotta dal processo infiammatorio si<br />
accompagna, anche nel retropiede, al grave danneggiamento delle<br />
strutture capsulolegamentose periarticolari, con conseguente dolore,<br />
edema, tumefazione dei tessuti molli e per<strong>di</strong>ta della capacità <strong>di</strong> assorbire<br />
le forze e gli stress meccanici.<br />
Le alterazioni principali iniziano a livello dei ten<strong>di</strong>ni peronei, del<br />
tibiale posteriore e del flessore lungo delle <strong>di</strong>ta. L’ipertrofia della<br />
sinovia, oltre a provocare la progressiva <strong>di</strong>struzione dei ten<strong>di</strong>ni e<br />
l’infiltrazione delle articolazioni vicine, può dar luogo a sindromi<br />
canalicolari per impegno e compressione del canale tarsale.<br />
Nel tempo si può assistere a vere e proprie rotture del ten<strong>di</strong>ne<br />
tibiale posteriore, con conseguente insufficienza del suo ruolo stabilizzatore<br />
del retropiede e dell’arco me<strong>di</strong>ale 31-33 .<br />
La per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> resistenza alle azioni <strong>di</strong> carico, così determinata, porta<br />
a severe deformità. Nei pazienti con Artrite Reumatoide da più <strong>di</strong><br />
5 anni, infatti, la percentuale <strong>di</strong> malati con patologie a carico del<br />
retropiede passa dall’8 al 25%, testimoniando l’importanza del<br />
carico nell’evoluzione della degenerazione sottoastragalica.<br />
La principale deformità del retropiede reumatoide è il piede planovalgo.<br />
L’astragalo, non più frenato dal ten<strong>di</strong>ne del tibiale posteriore,<br />
si sposta me<strong>di</strong>almente e plantarmente, ed il resto del me<strong>di</strong>o ed<br />
avampiede va in abduzione, mentre il calcagno si porta in valgo e<br />
l’arco longitu<strong>di</strong>nale del piede si appiattisce 31 32-46 .<br />
In assenza <strong>di</strong> interventi la deformità acquisita tende inevitabilmente