30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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Graft biomimetici-attivi nella chirurgia legamentosa del ginocchio<br />
variano da circa 6 mesi per il ten<strong>di</strong>ne rotuleo a ben 12 mesi per il<br />
costrutto GRST. L’industria dal canto suo ha dato un notevole contributo,<br />
sviluppando sistemi <strong>di</strong> fissazione dotati <strong>di</strong> elevata rigi<strong>di</strong>tà<br />
che hanno consentito un rapido recupero neuromuscolare ed un<br />
accelerato programma <strong>di</strong> riabilitazione con l’obbiettivo <strong>di</strong> ridurre<br />
sempre <strong>di</strong> più i tempi <strong>di</strong> recupero.<br />
La possibilità <strong>di</strong> utilizzare innesti eterologhi ha dato un’iniziale<br />
speranza <strong>di</strong> poter concretamente raggiungere gli obbiettivi <strong>di</strong> cui<br />
sopra, ma, seppur riuscendo ad eliminare la morbilità del sito<br />
donatore ed a ridurre i tempi intraoperatori, hanno lo svantaggio <strong>di</strong><br />
un rischio seppur basso <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> malattie ed una qualità<br />
strutturale alterata a causa degli aggressivi processi <strong>di</strong> sterilizzazione<br />
cui sono sottoposti.<br />
Ecco perché il nostro gruppo da anni è coinvolto in progetti <strong>di</strong><br />
ricerca volti a scoprire nuove informazioni sugli innesti utilizzati<br />
nella ricostruzione dei legamenti crociati del ginocchio. Cerulli,<br />
et al. 2003 ha <strong>di</strong>mostrato che non è opportuno prelevare entrambi<br />
i ten<strong>di</strong>ni flessori per ricostruire il LCA, poiché essi svolgono un<br />
importante ruolo protettivo su <strong>di</strong> esso. Ecco che Cerulli, ha sviluppato<br />
una tecnica <strong>di</strong> ricostruzione che consente <strong>di</strong> utilizzare un solo<br />
ten<strong>di</strong>ne flessore avendo la possibilità <strong>di</strong> triplicarlo o ad<strong>di</strong>rittura<br />
quadruplicarlo.<br />
Negli anni ’80, l’impianto dei vari legamenti artificiali, usati<br />
come supporti e/o protesi, ha dato, in un’alta percentuale dei casi,<br />
complicanze, soprattutto sinoviti, e fallimenti. I <strong>di</strong>sastrosi outcome<br />
erano dovuti alla mancata “trasformazione biologica” dell’innesto<br />
e soprattutto al fallimento meccanico ed alla rottura del neolegamento<br />
a breve termine con conseguente tasso catastrofico <strong>di</strong><br />
insuccesso <strong>di</strong> circa il 50% <strong>di</strong> insufficienza meccanica già a due<br />
anni <strong>di</strong> follow-up.<br />
Così alla fine degli anni ’80 è stata sentenziata “la morte” del legamento<br />
artificiale, abbandonato così, in breve tempo, dalla maggior<br />
parte dei chirurghi che fino a poco tempo prima ne avevano fatto<br />
un uso “in<strong>di</strong>scriminato” senza considerare che, all’epoca, non c’era<br />
una buona conoscenza del comportamento intra-articolare dei<br />
materiali, delle tecniche <strong>di</strong> purificazione, della biomeccanica del<br />
pivot centrale, nonché della tecnica chirurgica stessa.<br />
Ci siamo dunque voluti porre la seguente domanda: i grafts nelle<br />
mani dell’ortope<strong>di</strong>co sono ad oggi sod<strong>di</strong>sfacenti? Oppure è necessario<br />
trovare qualche altra soluzione che consentirebbe <strong>di</strong> riprendere<br />
l’attività lavorativa e/o sportiva in tempi più rapi<strong>di</strong> e con minore<br />
morbilità, in considerazione anche del fatto che ad oggi si registra<br />
una età me<strong>di</strong>a elevata della popolazione che pratica e vuole continuare<br />
a praticare sport anche a livello amatoriale.<br />
Da circa 15 anni è possibile utilizzare come innesto i legamenti <strong>di</strong><br />
sintesi <strong>di</strong> ultima generazione con proprietà e caratteristiche strutturali<br />
ben lontani da quelli degli anni ’80. Il nuovo legamento <strong>di</strong> sintesi<br />
garantisce al paziente tempi operatori ridotti, nessun prelievo<br />
dei propri ten<strong>di</strong>ni da usare come innesto per il neo-legamento, un<br />
protocollo post-operatorio semplice e non faticoso con un rapido<br />
recupero delle con<strong>di</strong>zioni funzionali precedenti l’infortunio e<br />
conseguente ritorno all’attività lavorativa e/o sportiva in tempi che<br />
sono circa la metà <strong>di</strong> quelli del trattamento convenzionale. Non è<br />
un caso che <strong>di</strong>versi anni fa, il dott. Bob Jackson, noto chirurgo, in<br />
Nord America, concludeva un simposio internazionale <strong>di</strong>cendo “il<br />
futuro appartiene ai legamenti sintetici”.<br />
S176<br />
Da oramai 15 anni i tessuti <strong>di</strong> sintesi, grazie all’introduzione <strong>di</strong><br />
nuovi materiali ed a sofisticate tecniche <strong>di</strong> purificazione, hanno<br />
raggiunto un perfetto livello <strong>di</strong> compatibilità con l’ambiente biologico<br />
nel quale sono inseriti. Una manifattura all’avanguar<strong>di</strong>a<br />
unita a test <strong>di</strong> laboratorio e ad un follow-up in vivo oramai più che<br />
decennale ne hanno garantito e <strong>di</strong>mostrato la notevole resistenza<br />
a forze <strong>di</strong> tensione, rotazione e flessione nonché alla fatica e<br />
all’usura. Laboratori nazionali ed internazionali e chirurghi <strong>di</strong> fama<br />
mon<strong>di</strong>ale hanno contribuito allo sviluppo ed al perfezionamento<br />
<strong>di</strong> questi legamenti. Tra i centri italiani spicca il laboratorio <strong>di</strong><br />
biomeccanica clinica Let People Move <strong>di</strong> Perugia <strong>di</strong>retto dal Prof.<br />
Giuliano Cerulli. Tra quelli stranieri il gruppo Canadese del Prof.<br />
Duval, quello dell’Università <strong>di</strong> Parigi XIII <strong>di</strong>retto dalla prof.ssa<br />
Migonney ed il contributo scientifico del prof. Claude Senni.<br />
All’inizio del 2001, il prof. Giuliano Cerulli, dell’Università <strong>di</strong><br />
Perugia, ha pensato <strong>di</strong> utilizzare il legamento artificiale <strong>di</strong> nuova<br />
generazione (Lars ®), in casi selezionati. Questa scelta derivava da:<br />
• Nuovi dati <strong>di</strong> letteratura internazionale: stu<strong>di</strong> meccanici ne<br />
hanno <strong>di</strong>mostrato una resistenza alla trazione <strong>di</strong> 3700 N per un<br />
legamento <strong>di</strong> 80 fibre ed ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> 4.720 N per uno da 100<br />
fibre, con una resistenza all’usura che ha raggiunto i 22 milioni<br />
<strong>di</strong> cilci senza rottura, paragonabili ad un uso estenuante <strong>di</strong> circa<br />
10-15 anni;<br />
• Assenza documentata <strong>di</strong> sinoviti reattive;<br />
• Nuove tecniche e linee guida per l’impianto del graft;<br />
• L’acquisita esperienza chirurgica artroscopica;<br />
• L’insod<strong>di</strong>sfazione nell’uso dei graft più comuni (allograft ed<br />
autograft)<br />
• In<strong>di</strong>cazioni più selettive: soggetti over 40, sintomatici, con specifiche<br />
esigenze in<strong>di</strong>viduali sportive e/o lavorative, con poco<br />
tempo a <strong>di</strong>sposizione o con scarsa volontà <strong>di</strong> sostenere un programma<br />
riabilitativo intenso post-operatorio (in considerazione<br />
del fatto che con i nuovi legamenti <strong>di</strong> sintesi si può riprendere<br />
l’attività sportiva e/o lavorativa in 40-60 gg); oppure in giovani<br />
atleti alla fine della loro carriera o in occasione <strong>di</strong> un evento<br />
importante, a breve termine (olimpia<strong>di</strong> etc);<br />
• La struttura del nuovo graft dotato <strong>di</strong> una caratteristica architettura<br />
delle fibre, completamente <strong>di</strong>versa rispetto al graft degli<br />
anni ’80: fibre libere longitu<strong>di</strong>nali per la parte intra-articolare<br />
che riducono a zero le forze <strong>di</strong> taglio; ed il 50% delle fibre che<br />
lavorano in modo alternato durante la flesso-estensione.<br />
È dunque possibile dopo una ricostruzione del legamento crociato<br />
anteriore e/o posteriore con l’uso del legamento artificiale essere<br />
<strong>di</strong>messi il giorno stesso o il giorno dopo l’intervento, deambulare<br />
con l’ausilio <strong>di</strong> due stampelle solo per i primi 5-6 giorni, iniziare da<br />
subito un programma <strong>di</strong> recupero funzionale che non richiede particolari<br />
sforzi o per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> tempo per il paziente, riprendere l’attività<br />
lavorativa dopo circa 2 settimane e l’attività sportiva amatoriale ed<br />
agonistica dopo circa 2 mesi dall’intervento.<br />
Seppur promettenti si tratta comunque <strong>di</strong> tessuto artificiale che non<br />
potrà mai godere delle proprietà strutturali del LCA nativo. Si è<br />
visto infatti che rispettando il legamento crociato anteriore residuo,<br />
il legamento <strong>di</strong> sintesi viene colonizzato da fibroblasti aumentando<br />
cosi la sua resistenza e durata. Questo ci ha portato a creare delle<br />
in<strong>di</strong>cazioni specifiche per questo tipo <strong>di</strong> legamento <strong>di</strong> sintesi che