30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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essamento del 2°-3° metatarsale, nella deformità in valgo dell’alluce,<br />
mentre nella deformità in varo sono più frequenti le fratture<br />
dei metatarsali laterali 28 29 .<br />
Al danno <strong>di</strong>retto provocato dall’artrite reumatoide sulle articolazioni e<br />
sui tessuti molli, anche nel piede, si osservano associate lesioni extraarticolari<br />
con fenomeni vasculitici, caratterizzati da quadri clinici <strong>di</strong>versi<br />
che possono andare da emorragie peri-ungueali fino ad infarti, gangrene<br />
<strong>di</strong>stali, neuropatie sensitivo-motorie 37 43 con riduzione della sensibilità<br />
plantare, con frequenti soluzioni <strong>di</strong> continuo della cute e conseguenti<br />
infezioni in corrispondenza delle zone <strong>di</strong> decubito e frizione.<br />
La presenza <strong>di</strong> Neuromi <strong>di</strong> Morton si può associare nelle fasi <strong>di</strong> lussazioni<br />
franche, come anche presentarsi isolatamente per gli squilibri<br />
legamentosi, con conseguenti <strong>di</strong>slocazioni metatarsali, o per compressione<br />
<strong>di</strong>retta dei nervi da parte delle borsiti intermetatarsali.<br />
Il trattamento chirurgico deve essere pianificato sulla base<br />
dell’estensione, dell’attività produttiva e della severità del danno<br />
articolare ed extra-articolare. È importante ricordare inoltre che<br />
non sempre il cammino evolutivo clinico coincide con quello<br />
ra<strong>di</strong>ografico e la stessa progressione del danno anatomopatologico<br />
è <strong>di</strong>fferente per articolazioni dello stesso <strong>di</strong>stretto, facendo convivere<br />
fasi produttive con fasi ancora solo sinovitiche.<br />
Alla luce dell’evolutività anatomo-patologica il programma terapeutico<br />
dovrà prevedere una chirurgia precoce delle strutture capsulolegamentose<br />
e ten<strong>di</strong>nee in fase ancora non produttiva, ed una chirurgia<br />
degli esiti della fase avanzata. In fase non produttiva lo scopo<br />
da prefiggersi è <strong>di</strong> ridurre o risolvere il processo infiammatorio delle<br />
sinovie articolari e delle guaine ten<strong>di</strong>nee così da far recedere non solo<br />
il dolore ma soprattutto fermare l’evolutività anatomo-patologica del<br />
danno articolare. In tal modo riusciremo a prevenire i danni funzionali<br />
delle deformità tar<strong>di</strong>ve che, quando presenti, andranno invece affrontati<br />
nella chirurgia funzionale e correttiva della fase produttiva.<br />
Un sistema in equilibrio <strong>di</strong>namico come l’arto inferiore, sotto<br />
l’effetto dei carichi, inevitabilmente fa si che ognuna delle sue<br />
articolazioni risenta dell’alterato allineamento delle altre andando<br />
incontro a fenomeni degenerativi artrosici aggiuntivi ai danni <strong>di</strong>retti<br />
dell’artrite reumatoide.<br />
a<br />
Fig. 6. Avampiede triangolare Avampiede a colpo <strong>di</strong> vento Avampiede atipico<br />
B<br />
F. Barca, a. Saracino<br />
Nella pianificazione chirurgica, questo rappresenta un altro elemento<br />
da tenere in considerazione nel “timing” degli interventi<br />
da programmare. Per quello che riguarda il piede, ad esempio, in<br />
presenza <strong>di</strong> deformità associate dell’avampiede e del retropiede la<br />
precedenza va, secondo la nostra esperienza, alla stabilizzazione<br />
del retropiede prima del trattamento dell’avampiede (nello stesso<br />
modo che avviene nella mano reumatoide dove le stabilizzazioni<br />
debbono iniziare dal polso).<br />
Il trattamento chirurgico deve essere globalmente orientato a dare,<br />
da una parte, stabilità ed equilibrio all’avampiede, e dall’altra ad<br />
alleviare il dolore del paziente durante la deambulazione 15 17 .<br />
Nella fase iniziale non produttiva della patologia non tutte le articolazioni<br />
sono o possono essere interessate con la stessa intensità. In<br />
particolar modo siamo <strong>di</strong> fronte, alcune volte, all’interessamento <strong>di</strong><br />
una metatarsofalangea isolata o al solo interessamento dell’alluce.<br />
Eccezionalmente potrà essere proposta una sinoviectomia <strong>di</strong> uno o<br />
due raggi, avvertendo il paziente che una reci<strong>di</strong>va della sintomatologia<br />
ed una estensione della patologia potrà essere possibile nel<br />
futuro. Più generalmente la sinoviectomia riguarda le metatarsofalangee<br />
nella loro globalità.<br />
L’interessamento isolato della prima metatarsofalangea, in assenza<br />
<strong>di</strong> erosioni o <strong>di</strong> invaginazioni della sinoviale al <strong>di</strong> sotto della<br />
corticale, può essere trattato con buoni risultati me<strong>di</strong>ante sinoviectomia<br />
accurata con associato riequilibrio osteo-legamentoso della<br />
prima metatarsofalangea.<br />
Se questa non presenta segni <strong>di</strong> erosioni a livello della testa e <strong>di</strong><br />
instabilità clinica, il riequilibrio potrà essere effettuato attraverso<br />
un intervento correttivo me<strong>di</strong>ante osteotomia della testa del primo<br />
metatarsale (tipo Austin o Rever<strong>di</strong>n in presenza <strong>di</strong> iniziale alluce<br />
rigido), associando anche una osteotomia secondo Akin della prima<br />
falange. Solo in caso <strong>di</strong> lussazione non riducibile della prima<br />
MF, ed articolazione <strong>di</strong>strutta, preferiamo effettuare da subito una<br />
artrodesi della prima MF con circa 5°-10° <strong>di</strong> valgismo ed in flessione<br />
dorsale <strong>di</strong> circa 15° 18 30 .<br />
Nella fase tar<strong>di</strong>va con presenza <strong>di</strong> elevata produttività e danni articolari<br />
alle metatarsofalangee, la sinoviectomia non è più sufficiente<br />
C<br />
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