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30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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ormai datati 15 anni fa. Da un recente lavoro su 100 pazienti consecutivi<br />

sottoposti a Chirurgia Vertebrale lombare presso un unico<br />

Centro è risultato che ben il 95% aveva una o più controin<strong>di</strong>cazioni<br />

alla TDR, e il numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> controin<strong>di</strong>cazioni per paziente era<br />

in me<strong>di</strong>a 2,5 per paziente 29 . In una altro lavoro retrospettivo su 627<br />

pazienti 30 solo lo 0,5% dei pazienti con lombalgia sintomatica e il<br />

5% dei pazienti sottoposti a artrodesi presentava in<strong>di</strong>cazione alla<br />

TDR, la gran maggioranza giovani. Il rischio quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> un utilizzo<br />

improprio <strong>di</strong> questa nuova meto<strong>di</strong>ca sarebbe perciò elevato, considerando<br />

anche che l’assenza <strong>di</strong> controin<strong>di</strong>cazioni non significa per<br />

forza che vi sia in<strong>di</strong>cazione alla TDR 30 .<br />

Scopo del nostro lavoro è stato valutare efficacia, sicurezza e risultati<br />

a me<strong>di</strong>o-termine della sostituzione protesica del <strong>di</strong>sco intervertebrale<br />

lombare, indagando poi eventuali <strong>di</strong>fferenze tra sostituzioni<br />

singole e multisegmentarie, o nell’ambito delle sostituzioni singole<br />

eventuali <strong>di</strong>fferenze tra livello trattato.<br />

aNaTOMIa E BIOMECCaNICa DEL DISCO INTErVErTEBraLE<br />

Il <strong>di</strong>sco intervertebrale trova la sua embriogenesi dai residui della<br />

notacorda e dal mesenchima pericordale. Cellule della notacorda<br />

possono persistere fino all’età <strong>di</strong> 5 anni, e sono state trovate nei<br />

<strong>di</strong>schi sacrali fino all’età <strong>di</strong> 45 anni 31 .<br />

Nel loro complesso i <strong>di</strong>schi intervertebrali costituiscono il 20-33%<br />

dell’altezza della colonna vertebrale 32 . I <strong>di</strong>schi intervertebrali sono<br />

composti da 3 parti <strong>di</strong>stinte: il nucleo polposo, l’anulus fibroso, e<br />

i piatti cartilaginei.<br />

Il nucleo polposo è l’area centrale, che occupa il 30-50% del <strong>di</strong>sco<br />

intervertebrale lombare in sezione assiale centrale. Negli ultimi<br />

<strong>di</strong>schi lombari la locazione del nucleo tende a spostarsi nel terzo<br />

posteriore del <strong>di</strong>sco 32 . È formato per il 70-90 % <strong>di</strong> acqua intrappolata<br />

in un gel <strong>di</strong> mucoproteine e mucopolisaccari<strong>di</strong>, sopratutto<br />

proteoglicani e collagene <strong>di</strong> tipo II. Le sue <strong>di</strong>mensioni e la sua<br />

capacità <strong>di</strong> gonfiarsi, in ragione della sua importanza nella cinematica<br />

del segmento, sono maggiori nelle aree cervicali e lombari. È<br />

più alto alla nascita, e tende a ridursi con l’età conseguentemente<br />

alla riduzione della componente liquida 33 .<br />

L’anulus fibroso è quella porzione che dal nucleo va verso la periferia<br />

<strong>di</strong>fferenziandosi gradualmente per formare i bor<strong>di</strong> esterni. È formata<br />

da tessuto fibroso organizzato in bande laminate concentriche,<br />

generalmente in numero <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci, le cui fibre si alternano in maniera<br />

elicoidale. In ogni strato le fibre si <strong>di</strong>spongono in maniera parallela<br />

tra loro con angolazione <strong>di</strong> circa 30° rispetto al piatto cartilagineo.<br />

Le fibre <strong>di</strong> ogni strato si <strong>di</strong>spongono in maniera perpen<strong>di</strong>colare agli<br />

strati a<strong>di</strong>acenti. Questa complessa <strong>di</strong>stribuzione vettoriale conferisce<br />

all’anulus importanti capacità <strong>di</strong> assorbimento del carico. Le fibre <strong>di</strong><br />

ogni strato si attaccano ai piatti cartilaginei superiormente e inferiormente,<br />

mentre quelle degli strati più esterni si attaccano al tessuto<br />

osseo del corpo vertebrale tramite le cosiddette fibre <strong>di</strong> Sharpey, che<br />

hanno caratteristiche <strong>di</strong> resistenza superiori alle fibre centrali.<br />

I piatti cartilaginei sono composti <strong>di</strong> cartilagine ialina e si trovano<br />

da limitante ai corpi vertebrali. Nei primi anni <strong>di</strong> vita fungono da<br />

cartilagine <strong>di</strong> accrescimento dei corpi vertebrali, per poi ossificarsi<br />

progressivamente mantenendo comunque fissurazioni per il<br />

passaggio dei vasi nutritivi per il <strong>di</strong>sco. Infine vanno incontro a<br />

degenerazione e trasformazione in tessuto osseo 34 .<br />

D.a. Fabris Monterumici, r. Sinigaglia<br />

La vascolarizzazione <strong>di</strong>scale decresce con l’età. Se alla nascita il<br />

<strong>di</strong>sco riceve vasi che penetrano i piatti cartilaginei e l’anulus fino<br />

al nucleo polposo, con l’età si ha la progressiva occlusione <strong>di</strong> questi<br />

vasi che finiscono per vascolarizzare solo lo strato più esterno<br />

dell’anulus 35 . A questo punto il nucleo riceve nutrizione solo per<br />

<strong>di</strong>ffusione.<br />

L’innervazione <strong>di</strong>scale è simile alla sua vascolarizzazione: il<br />

nucleo e la parte interna dell’anulus non presentano innervazione,<br />

la parte posteriore dell’anulus e il legamento longitu<strong>di</strong>nale posteriore<br />

vengono innervate da branche dei rami meningei dei nervi<br />

spinali, la cui densità aumenta con la degenerazione <strong>di</strong>scale 36 .<br />

I rami meningei dei nervi spinali poi non hanno localizzazione<br />

precisa, ma possono ascendere o <strong>di</strong>scendere <strong>di</strong> uno o due livelli<br />

rispetto al <strong>di</strong>sco innervato, innervando anche i piatti cartilaginei,<br />

contribuendo così notevolmente alla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> una corretta <strong>di</strong>agnosi<br />

eziologica 37 .<br />

Il <strong>di</strong>sco intervertebrale ha alcune proprietà fisiche peculiari, tra<br />

cui capacità elastiche alla compressione 38 (normalmente il <strong>di</strong>sco<br />

lavora a pressione 2 volte il peso corporeo, che <strong>di</strong>ventano 3 volte<br />

con sollevamento <strong>di</strong> pesi me<strong>di</strong>o pesanti 39 ), alla <strong>di</strong>strazione 40 ,<br />

alla flessione 40 , alla torsione 41 e all’assorbimento dei carichi 32 ;<br />

capacità viscoelastiche <strong>di</strong> scivolamento 42 , rilassamento 32 e isteresi<br />

(per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> energia quando una struttura è sottoposta a cicli <strong>di</strong><br />

carico scarico ripetitivi- caratteristica che potrebbe rendere ragione<br />

alla maggior incidenza <strong>di</strong> ernia <strong>di</strong>scale nei motociclisti 43 ); nonché<br />

elevata tolleranza a fatica 40 .<br />

STOrIa DELLE PrOTESI DISCaLI LOMBarI<br />

Sebbene solo recentemente la sostituzione protesica dei <strong>di</strong>schi<br />

intervertebrali sia <strong>di</strong>ventato uno dei campi <strong>di</strong> maggior interesse<br />

Fig. 1. La capacità <strong>di</strong> assorbimento dei vettori da parte delle fibre collegene degli strati dell’anulus<br />

<strong>di</strong>fferisce a seconda della <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> incidenza dei vettori stessi. Tale peculiarità, connessa all’inclinazione<br />

delle fibre nei vari strati, viene definita anisotropia. La rigi<strong>di</strong>tà è massima con una angolazione<br />

<strong>di</strong> 15° e minima sull’asse <strong>di</strong>scale. La forza <strong>di</strong> resistenza con angolazione <strong>di</strong> 30° (quella delle fibre<br />

dell’anulus) è quasi il triplo rispetto a quella in <strong>di</strong>rezione orizzontale (da: Galante, 1967).<br />

S201

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