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30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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aspetti genetici delle osteocondro<strong>di</strong>splasie e delle malattie muscolari<br />

Oggi sappiamo che le mutazioni alleliche che coinvolgono qualche<br />

centinaio <strong>di</strong> geni possono causare malattie clinicamente <strong>di</strong>stinte. È<br />

esemplificativo il caso del gene FGFR3, le cui mutazioni possono<br />

associarsi all’acondroplasia, all’ipocondroplasia, alla <strong>di</strong>splasia<br />

tanatofora <strong>di</strong> tipo 1, <strong>di</strong> tipo 2, al fenotipo SADDAN (Severe<br />

Achodroplasia, Developmental Delay, Achanthosis Nigricans),<br />

alla sindrome <strong>di</strong> Crouzon con acanthosis nigricans, alla sindrome<br />

<strong>di</strong> Muenke, alla sindrome CATSHL (camptodattilia, artrogriposi,<br />

alta statura, sor<strong>di</strong>tà). In questi casi, l’analisi molecolare identifica<br />

spesso specifiche correlazioni genotipo-<br />

fenotipo. Ad esempio, non meno del 98%<br />

delle acondroplasie sono dovute a una<br />

mutazione ricorrente (transizione G-A al<br />

nucleotide 1138), che, nei casi ‘de novo’,<br />

origina sempre nella spermatogenesi.<br />

I progressi nella definizione delle basi<br />

biologiche <strong>di</strong> numerose malattie muscoloscheletriche<br />

hanno perciò determinato<br />

una sostanziale rivisitazione della loro<br />

nosologia. È illustrativo il caso delle<br />

<strong>di</strong>splasie scheletriche, che sono state<br />

riclassificate in 37 gruppi, che tengono<br />

conto dei <strong>di</strong>fetti molecolari o del metabolismo<br />

biochimico dell’osso, oppure delle<br />

lesioni evidenziate sia a livello clinico<br />

che ra<strong>di</strong>ologico (Tab. I).<br />

MaPPaTura E CLONaGGIO<br />

DEI GENI-MaLaTTIa<br />

La cosiddetta rivoluzione genetica è stata<br />

guidata sia dal progresso metodologico<br />

sia da quello tecnologico, che ha permesso<br />

<strong>di</strong> identificare alcune migliaia <strong>di</strong> genimalattia.<br />

Nei casi familiari, la mappatura<br />

e il successivo clonaggio dei geni correlati<br />

a specifiche con<strong>di</strong>zioni cliniche sono stati<br />

resi possibili dall’analisi, nelle persone<br />

affette, della co-segregazione della malattia<br />

con specifiche regioni polimorfiche,<br />

identificate attraverso l’analisi genomica.<br />

In pratica, la <strong>di</strong>mostrazione che tutti i<br />

pazienti con<strong>di</strong>vidono una regione cromosomica<br />

non presente nelle persone non<br />

affette della famiglia, permette <strong>di</strong> mappare<br />

fisicamente il gene-malattia. La successiva<br />

analisi fine della regione d’interesse<br />

e dei geni in essa localizzati, consente <strong>di</strong><br />

identificare la mutazione patogenetica<br />

ere<strong>di</strong>tata solo dai pazienti e non dalle persone<br />

non affette (Lathrop et al., 1984). La<br />

ricerca del gene-malattia può essere accelerata<br />

quando, nella regione nella quale<br />

mappa il locus d’interesse, è presente un<br />

gene can<strong>di</strong>dato alla malattia, sulla base<br />

delle sue caratteristiche funzionali e <strong>di</strong><br />

S108<br />

espressione tissutale. Nelle malattie recessive segregate da genitori<br />

geneticamente correlati, la consanguineità rende possibile identificare<br />

il gene-malattia me<strong>di</strong>ante la mappatura per omozigosi, cioè<br />

attraverso l’analisi della segregazione “per <strong>di</strong>scesa”, da un antenato<br />

comune, ai genitori consanguinei del paziente e, da essi, al probando<br />

affetto, <strong>di</strong> una regione cromosomica con<strong>di</strong>visa, presente in due<br />

dosi negli ammalati e assente oppure presente in singola dose nei<br />

fratelli non affetti (Lander e Botstein, 1987). Negli anni ’90 questi<br />

processi richiedevano ad<strong>di</strong>rittura anni per il loro completamento;<br />

Tab. I. Classificazione delle <strong>di</strong>splasie scheletriche (Superti-Furga et al., 2006)<br />

• Mutazioni del gene FGFR3 (ad es. acondroplasia)<br />

• Mutazioni del collagene tipo 2 (ad es. sindrome <strong>di</strong> Stickler)<br />

• Mutazioni del collagene tipo 11 (ad es. <strong>di</strong>splasia otospon<strong>di</strong>lomegaepifisaria)<br />

• Malattie della solfatazione (ad es. <strong>di</strong>splasia <strong>di</strong>astrofica)<br />

• Malattie dei perlecani (ad es. sindrome <strong>di</strong> Schwartz-Jampel)<br />

• Malattie delle filamine (ad es. sindrome <strong>di</strong> Larsen)<br />

• Displasie a costa corta (con o senza polidattilia) (ad es. sindrome <strong>di</strong> Ellis van Creveld)<br />

• Displasie epifisarie multiple e pseudoacondroplasia (ad es. DEM tipi 1-6)<br />

• Displasie metafisarie (ad es. tipo Schmid)<br />

• Displasie spon<strong>di</strong>lometafisarie (ad es. tipo Kozlowski)<br />

• Displasie spon<strong>di</strong>loepifisometafisarie (ad es. <strong>di</strong>splasia immuno-ossea <strong>di</strong> Schike)<br />

• Displasie gravi spon<strong>di</strong>lo<strong>di</strong>splastiche (ad es. acondrogenesi tipo 1A)<br />

• Displasie lievi spon<strong>di</strong>lo<strong>di</strong>splastiche (brachiolmie) (ad es. tipo Toledo)<br />

• Displasie acromeliche (ad es. sindrome <strong>di</strong> Lander-Gie<strong>di</strong>on)<br />

• Displasie acromesomeliche (ad es. <strong>di</strong>splasia <strong>di</strong> Grebe)<br />

• Displasie mesomeliche e rizo-mesomeliche (ad es. <strong>di</strong>scontrosteosi <strong>di</strong> Leri-Weill)<br />

• Displasie con ossa ricurve (ad es. <strong>di</strong>splasia campomelica)<br />

• Displasie con ossa assottigliate (ad es. <strong>di</strong>splasia <strong>di</strong> Kenny-Caffey)<br />

• Displasie con <strong>di</strong>slocazioni articolari multiple (ad es. <strong>di</strong>splasia pseudo<strong>di</strong>astrofica)<br />

• Condro<strong>di</strong>splasia puntata (ad es. tipo Conra<strong>di</strong>-Hünermannn)<br />

• Displasie neonatali osteosclerotiche (ad es. malattia <strong>di</strong> Caffey)<br />

• Malattie con aumento della densità ossea (senza mo<strong>di</strong>ficazioni della morfologia ossea) (ad es. osteopetrosi)<br />

• Malattie con aumento della densità ossea con interessamento metafisario e/o <strong>di</strong>afisario (ad es. <strong>di</strong>splasia <strong>di</strong><br />

Camurati-Engelmann)<br />

• Malattie con ridotta densità ossea (ad es. osteogenesi imperfetta)<br />

• Malattie con deficit della mineralizzazione (ad es. rachitismo ipofosfatemico)<br />

• Malattie da accumulo lisosomiale con coinvolgimento dello scheletro (<strong>di</strong>sostosi multiple) (ad es.<br />

mucopolisaccaridosi)<br />

• Malattie con osteolisi (ad es. <strong>di</strong>splasia man<strong>di</strong>bolo-acrale)<br />

• Malattie con sviluppo <strong>di</strong>sorganizzato delle componenti scheletriche (ad es. cherubismo)<br />

• Displasie cleidocraniche (ad es. sindrome CDAGS)<br />

• Sindromi con craniosinostosi e altre malattie dell’ossificazione del cranio (ad es. sindrome <strong>di</strong> Apert)<br />

• Disostosi con prevalente coinvolgimento craniofacciale (ad es. sindrome <strong>di</strong> Treacher-Collins)<br />

• Disostosi con prevalente coinvolgimento vertebrale e costale (ad es. <strong>di</strong>sostosi spon<strong>di</strong>lo-costale)<br />

• Disostosi della rotula (ad es. sindrome nail-patella)<br />

• Brachidattilie (con o senza sintomi extrascheletrici) (ad es. sindrome <strong>di</strong> Poland)<br />

• Difetti in riduzione con ipoplasia degli arti (ad es. sindrome <strong>di</strong> Roberts)<br />

• Polidattilia-sindattilia-trifalangismo (ad es. sindrome <strong>di</strong> Greig)<br />

• Difetti nella formazione delle articolazioni e sinostosi (ad es. sindromi da sinostosi multiple)

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