30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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In<strong>di</strong>cazioni chirurgiche nelle localizzazioni scheletriche delle malattie emolinfoproliferative<br />
Tuttavia la ra<strong>di</strong>oterapia non migliora le proprietà meccaniche<br />
della vertebra affetta e determina una transitoria osteoporosi locoregionale<br />
con un aumentato rischio <strong>di</strong> fratture patologiche 27-29 .<br />
Le procedure chirurgiche mini-invasive come la cifoplastica in<br />
pazienti con lesioni osteolitiche vertebrali, permettono <strong>di</strong> avere un<br />
imme<strong>di</strong>ato miglioramento della qualità <strong>di</strong> vita con riduzione del<br />
dolore e ripristino parziale della vertebra interessata sufficiente a<br />
mantenere l’allineamento sagittale 22,30-31 .<br />
Recentemente è stata riportata in letteratura una casistica <strong>di</strong><br />
30 pazienti affetti da mieloma multiplo con localizzazione vertebrale<br />
trattati con cifoplastica: una remissione completa del dolore<br />
è stata ottenuta nel 59% dei casi e parziale nel 41%. Non si sono<br />
verificate complicazioni maggiori e solo in tre pazienti è stato<br />
necessario associare un trattamento ra<strong>di</strong>ante 31 . Mont’Alverne ha<br />
recentemente riportato i risultati della vertebroplastica in quattro<br />
pazienti con localizzazione cervicale (5 procedure) a rischio <strong>di</strong><br />
crollo vertebrale con un risultato eccellente nella risoluzione del<br />
dolore, senza complicazioni postoperatorie 9 ; tali risultati sono<br />
comparabili con pazienti affetti da localizzazione vertebrale a<br />
qualsiasi livello 32 33 . La chirurgia intralesionale decompressiva<br />
con stabilizzazione vertebrale è un trattamento aggressivo delle<br />
localizzazioni spinali in seguito a complicanze acute che ha lo<br />
scopo <strong>di</strong> migliorare la sintomatologia neurologica con ripristino<br />
della stabilità 34 . Nella nostra casistica sono stati eseguiti 73 interventi<br />
a livello del rachide per lesioni osteolitiche che comportavano<br />
una riduzione della stabilità vertebrale con conseguente dolore e<br />
limitazione funzionale, oppure in presenza <strong>di</strong> frattura patologica in<br />
atto con compromissione neurologica resistente nonostante terapia<br />
ra<strong>di</strong>ante locale. L’incidenza <strong>di</strong> complicazioni è stata del 13,7%:<br />
in 4 casi si è verificato un peggioramento della sintomatologia<br />
neurologica, in 3 casi una mobilizzazione dell’impianto ed in 3<br />
casi un’infezione.<br />
I pazienti con malattia localizzata presentano una prognosi migliore<br />
rispetto a quelli con malattia <strong>di</strong>ffusa, e questo sottogruppo <strong>di</strong><br />
pazienti può essere considerato come entità clinica separata, in<br />
considerazione della <strong>di</strong>fferente strategia terapeutica, che consiste<br />
nella ra<strong>di</strong>oterapia e/o chirurgia. Anche il trattamento più appropriato<br />
per il plasmocitoma solitario dell’osso è rappresentato dalla<br />
ra<strong>di</strong>oterapia. La chirurgia dovrebbe essere riservata solo in caso<br />
<strong>di</strong> fratture patologiche oppure stabilizzando il segmento osseo<br />
interessato dall’osteolisi a scopo preventivo 23 . Nelle lesioni a<br />
localizzazione extra-midollare, la sola chirurgia è equivalente alla<br />
ra<strong>di</strong>oterapia per quanto riguarda il controllo locale della malattia,<br />
anche se spesso è preferibile un trattamento combinato, anche per<br />
lesioni <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni 23 . In un ampio stu<strong>di</strong>o multicentrico<br />
<strong>di</strong> carattere retrospettivo sono stati analizzati 206 casi <strong>di</strong> plasmocitoma<br />
solitario dell’osso. In 5 casi è stata eseguita un’escissione<br />
chirurgica della lesione senza l’ausilio della ra<strong>di</strong>oterapia, con<br />
un’incidenza <strong>di</strong> reci<strong>di</strong>va locale dell’80% (4 pazienti) 35 . Nella<br />
nostra casistica non si sono verificate reci<strong>di</strong>ve locali <strong>di</strong> malattia ad<br />
esclusione <strong>di</strong> un paziente con localizzazione vertebrale trattato <strong>di</strong><br />
corporectomia e stabilizzazione in cui si è verificata una sospetta<br />
reci<strong>di</strong>va locale o progressione in mieloma multiplo dopo 4,6 anni,<br />
mentre la progressione in mieloma multiplo si è verificata nel 24%<br />
dei casi.<br />
S48<br />
CONCLuSIONI<br />
La chirurgia nei pazienti affetti da neoplasie maligne <strong>di</strong> carattere<br />
emolinfoproliferativo rappresenta un trattamento “oncologico”<br />
solo in presenza <strong>di</strong> lesioni a basso grado o solitarie. In altri casi il<br />
trattamento è mirato al miglioramento della qualità <strong>di</strong> vita, in<strong>di</strong>cato<br />
in presenza <strong>di</strong> lesioni osteolitiche a rischio <strong>di</strong> frattura, fratture patologiche,<br />
sintomi o rischi neurologici <strong>di</strong> deficit periferici.<br />
I pazienti con osteolisi vertebrali e femorali presentano un maggior<br />
rischio <strong>di</strong> fratture patologiche 8,10,21 pertanto la stabilizzazione<br />
chirurgica deve essere considerata, ed ha peraltro una bassa incidenza<br />
<strong>di</strong> complicazioni. L’ematologo è l’attore principale delle<br />
decisioni terapeutiche ed un corretto trattamento richiede sempre<br />
un approccio multi<strong>di</strong>sciplinare (oncologo, ra<strong>di</strong>oterapista, chirurgo)<br />
per ottenere il miglior risultato possibile e definire il “timing” più<br />
appropriato della chirurgia (se in<strong>di</strong>cata) rispetto ad altre armi terapeutiche.<br />
Nuove strategie terapeutiche (comprendenti la chirurgia)<br />
dovrebbero essere indagate e prese in considerazione per affrontare<br />
le conseguenze a lungo termine e le morbi<strong>di</strong>tà permanenti dei<br />
pazienti trattati per questi tumori. Un adeguato inquadramento<br />
generale <strong>di</strong> tipo multi<strong>di</strong>sciplinare ed un approccio terapeutico<br />
<strong>di</strong>fferenziato in base alla caratterizzazione istologica, il contesto<br />
sociale e generale, l’aspettativa e la qualità <strong>di</strong> vita, rappresentano i<br />
car<strong>di</strong>ni della corretta gestione del paziente con neoplasia maligna<br />
del sistema emolinfoproliferativo.<br />
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