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30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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Fig. 2. La sopravvivenza della popolazione è stata del 63% a 2 anni, del 30% a 5 anni e del 15%<br />

a 10 anni.<br />

arteriose selettive a scopo antalgico o in previsione <strong>di</strong> un trattamento<br />

chirurgico, soprattutto in lesioni altamente vascolarizzate come<br />

quelle <strong>di</strong> origine tiroidea o renale 13 15 .<br />

Storicamente il ruolo della chirurgia è stato molto limitato ed in<br />

genere in<strong>di</strong>vidualizzato al paziente, a causa delle <strong>di</strong>fficoltà tecniche,<br />

della sintomatologia algica, neurologica e viscerale, dello stato<br />

funzionale e dell’aspettativa <strong>di</strong> vita. Esso <strong>di</strong>pende in gran parte<br />

dalla sede anatomica della lesioni e dal grado <strong>di</strong> coinvolgimento<br />

osseo. Attualmente l’in<strong>di</strong>cazione chirurgica, seppure per casi selezionati<br />

è una opzione terapeutica in aumento rispetto al passato.<br />

Le lesioni che si qualificano per l’intervento chirurgico sono:<br />

1) lesioni localizzate in regione periacetabolare (tipo 2 <strong>di</strong><br />

Enneking 9 ) caratterizzate da limitazione funzionale e da una<br />

sintomatologia acuta persistente da 1-3 mesi nonostante la<br />

limitazione del carico, la terapia analgesica e la ra<strong>di</strong>oterapia<br />

oppure in presenza <strong>di</strong> fratture patologiche del femore o acetabolo<br />

omolaterale, fratture patologiche imminenti <strong>di</strong> pertinenza chirurgica,<br />

oppure protrusio acetabolare; 2) lesioni che coinvolgono<br />

l’asse <strong>di</strong> carico a livello del bacino, compromettendo l’integrità<br />

dell’anello pelvico; 3) lesioni in aree non suscettibili <strong>di</strong> ricostruzione,<br />

come ad esempio il sacro e la regione iliaca nella sua<br />

porzione laterale 12 16-23 .<br />

Le opzioni chirurgiche <strong>di</strong>sponibili per le lesioni metastatiche del<br />

bacino includono la resezione dell’osso con o senza ricostruzione<br />

oppure l’escissione intralesionale associata ad a<strong>di</strong>uvanti locali<br />

(fenolo e/o cemento) e riempimento del <strong>di</strong>fetto osseo con o senza<br />

fissazione interna artroplastica 17-23 .<br />

In considerazione della complessa anatomia del bacino, il trattamento<br />

chirurgico <strong>di</strong> escissione è preferito a quello <strong>di</strong> resezione<br />

anche qualora non sia possibile ottenere margini ampi 17 , soprattutto<br />

perché le procedure chirurgiche che coinvolgono il bacino sono<br />

generalmente più complesse e invasive <strong>di</strong> quelle che coinvolgono<br />

ossa lunghe delle estremità 12 19 20 24 25 .<br />

Lesioni acetabolari<br />

Quando la per<strong>di</strong>ta ossea periacetabolare è minima, un intervento<br />

intralesionale associato a cementazione del <strong>di</strong>fetto osseo come<br />

M. Mercuri, et al.<br />

Fig. 3. La sopravvivenza della popolazione non è statisticamente influenzata (p = 0,8011; IC95%:<br />

da 0,3282 a 4,2329) dallo sviluppo <strong>di</strong> reci<strong>di</strong>va locale, comparando i pazienti con reci<strong>di</strong>va dopo<br />

trattamento chirurgico e pazienti che non hanno sviluppato reci<strong>di</strong>va locale.<br />

la ricostruzione acetabolare percutanea può essere sufficiente per<br />

ottenere il controllo locale <strong>di</strong> malattia, alleviare il dolore e ripristinare<br />

la funzione 26 27 .<br />

Nella nostra casistica, nessun paziente con lesioni acetabolari minori è<br />

stato trattato con l’ausilio della chirurgia, in considerazione della maggior<br />

morbi<strong>di</strong>tà della procedura rispetto a trattamenti non invasivi.<br />

Qualora il tumore determini la <strong>di</strong>struzione della porzione acetabolare,<br />

il trattamento chirurgico <strong>di</strong>viene necessario e spesso associato<br />

alla ricostruzione dell’anca con l’impiego <strong>di</strong> un impianto protesico<br />

a fissazione interna con cemento e <strong>di</strong> speciali componenti<br />

acetabolari per ripristinare l’integrità meccanica della pelvi 19<br />

28 . Nei casi in cui la per<strong>di</strong>ta ossea periacetabolare sia massiva,<br />

coinvolgendo anche la regione iliaca o ischio-pubica, è necessario<br />

ricorrere a tecniche ricostruttive più complesse come le protesi a<br />

sella 12 19 , interventi <strong>di</strong> coartazione ileo-femorale ed artrodesi 29 o<br />

<strong>di</strong> ricostruzione periacetabolare con innesto allogenico 28 . Nella<br />

nostra casistica, in 3 casi è stato necessario ripristinare la funzionalità<br />

dell’anca con un impianto protesico, mentre in un caso è<br />

stata eseguita una coartazione ileo-femorale. Tuttavia, gli obiettivi<br />

della chirurgia rimangono gli stessi: migliorare la qualità della<br />

vita e ripristinare la funzione, riducendo al minimo il dolore 19 .<br />

Queste procedure sono associate ad un aumento della morbilità e<br />

mortalità e richiedono degenze ospedaliere e <strong>di</strong> riabilitazione più<br />

lunghe <strong>di</strong> quanto non facciano le procedure descritte per le metastasi<br />

localizzate a livello delle ossa lunghe 30 . In una valutazione<br />

<strong>di</strong> 58 pazienti trattati con ricostruzione acetabolare per lesioni<br />

metastatiche del bacino, Harrington 31 ha riportato un’incidenza<br />

<strong>di</strong> reci<strong>di</strong>va locale con successiva mobilizzazione dell’impianto<br />

del 11% (4 pazienti/37 pazienti con sopravvivenza superiore a<br />

6 mesi). Nella nostra casistica, una localizzazione acetabolare era<br />

presente in 6 pazienti (due trattati con resezione ampia e quattro<br />

con chirurgia intralesionale; Tab. II): in due casi si è verificata<br />

una reci<strong>di</strong>va locale <strong>di</strong> malattia dopo 26 mesi e 9 mesi, che ha<br />

comportato ulteriore chirurgica (coartazione ileo femorale) in<br />

un caso ed un trattamento ra<strong>di</strong>ante associato ad embolizzazioni<br />

arteriose selettive nell’altro caso.<br />

S33

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