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30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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G.I.O.T. 2010;36(suppl. 1):S158-S161<br />

rigenerazione cartilaginea<br />

M. Marcacci, E. Kon, S. Patella, G. Filardo, a. Di Martino, L. D’Orazio, B. Di Matteo, G. altadonna, S. zaffagnini<br />

INTrODuzIONE<br />

La ricerca <strong>di</strong> un efficace trattamento per le lesioni a tutto spessore<br />

della superficie articolare del ginocchio rappresenta un’importante<br />

sfida nell’ambito della chirurgia ortope<strong>di</strong>ca.<br />

È noto che a <strong>di</strong>fferenza del tessuto osseo, dotato <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> capacità<br />

rigenerative, la cartilagine ialina è caratterizzata dalla assenza<br />

<strong>di</strong> supporto ematico, linfatico e nervoso, in<strong>di</strong>spensabili per la<br />

riparazione tessutale. Infatti, solo le piccole per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> sostanza<br />

vengono colmate da tessuto fibrocartilagineo, mentre quelle <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensioni maggiori <strong>di</strong> rado vengono riempite: le lesioni <strong>di</strong> una<br />

certa profon<strong>di</strong>tà non hanno possibilità <strong>di</strong> guarigione spontanea<br />

ed a lungo termine progre<strong>di</strong>scono verso la degenerazione <strong>di</strong> tipo<br />

artrosico della superficie articolare 1 .<br />

Negli anni sono state proposte svariate meto<strong>di</strong>che volte a cercare<br />

<strong>di</strong> ripristinare la porzione <strong>di</strong> cartilagine articolare danneggiata.<br />

Alcune <strong>di</strong> esse si basavano su lavaggi endoarticolari senza però<br />

rivelarsi efficaci 2 . Altre tecniche, quali abrasioni, perforazioni e<br />

microfratture, prevedevano la stimolazione midollare, con lo scopo<br />

<strong>di</strong> facilitare la migrazione delle cellule staminali del midollo osseo<br />

nel sito della lesione cartilaginea, stimolando i processi <strong>di</strong> guarigione<br />

3 . Con tali trattamenti si otteneva un tessuto <strong>di</strong> riparazione<br />

fibroso o fibro-cartilagineo, con collagene <strong>di</strong> tipo I, fibrociti ed una<br />

matrice <strong>di</strong>sorganizzata con caratteristiche biomeccaniche complessivamente<br />

<strong>di</strong>verse dalla cartilagine ialina 4-6 .<br />

Gli innesti osteocondrali autologhi rappresentano un’altra tipologia<br />

<strong>di</strong> trattamento <strong>di</strong> lesioni singole, sintomatiche, localizzate a livello<br />

della porzione <strong>di</strong>stale del femore. Con tale tecnica è <strong>di</strong>fficile però<br />

ottenere la copertura completa del <strong>di</strong>fetto, la stabilità meccanica<br />

degli innesti e la ricostruzione <strong>di</strong> una superficie articolare congruente<br />

con la cartilagine sana.<br />

L’utilizzo dell’impianto <strong>di</strong> condrociti autologhi coltivati (ACI)<br />

in vitro offre un’alternativa alle tecniche precedenti, ma oltre alle<br />

Parole chiave: osteocodrale, ingegneria tissutale, scaffolds bioingegnerizzati, condrociti<br />

autologhi<br />

Key words: osteochondral, tissue engineering, bioengineered scaffolds, autologous<br />

chondrocytes<br />

Istituti Ortope<strong>di</strong>ci Rizzoli, Laboratorio <strong>di</strong> Biomeccanica, Bologna, Italy<br />

In<strong>di</strong>rizzo per la corrispondenza:<br />

Silvio Patella, Istituti Ortope<strong>di</strong>ci Rizzoli, Laboratorio <strong>di</strong> Biomeccanica, Via <strong>di</strong><br />

Barbiano 1/10, 40136 Bologna. Tel. +39 051 6366567. E-mail:silviopatella@<br />

hotmail.com<br />

S158<br />

<strong>di</strong>fficoltà connesse alla procedura chirurgica dobbiamo aggiungere<br />

quelle legate alla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> maneggiare la delicata coltura dei<br />

condrociti in soluzione liquida.<br />

Per risolvere questi problemi sono stati sviluppati ACI <strong>di</strong> seconda<br />

generazione che usano tecniche <strong>di</strong> ingegneria tissutale per creare<br />

un tessuto similcartilagineo in un sistema colturale tri<strong>di</strong>mensionale.<br />

L’utilizzo <strong>di</strong> scaffolds tri<strong>di</strong>mensionali per le colture cellulari in chirurgia<br />

open permette una riduzione dell’esposizione dell’articolazione,<br />

poiché evita il rivestimento periostale e la sutura.<br />

In più per alcuni scaffolds 7-10 sono state sviluppate tecniche <strong>di</strong><br />

impianto artroscopiche. L’applicazione clinica <strong>di</strong> questo approccio<br />

<strong>di</strong> ingegneria tissutale <strong>di</strong> seconda generazione è ben documentato per<br />

<strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> scaffolds con una valutazione dell’outcome clinico con<br />

follow-up a breve-me<strong>di</strong>o termine.<br />

Recentemente appare sempre <strong>di</strong> maggiore importanza la ricostruzione<br />

dell’intera unità osteocondrale, al fine <strong>di</strong> ripristinare nel<br />

migliore dei mo<strong>di</strong> la superficie articolare. Seguendo questo razionale<br />

il nostro gruppo ha sviluppato un nuovo biomateriale: uno<br />

scaffold osteocondrale costituito da fibre collagene <strong>di</strong> tipo I nucleate<br />

con nano particelle <strong>di</strong> idrossiapatite in tre <strong>di</strong>versi gra<strong>di</strong>enti: il<br />

primo strato costituito da sole fibre collagene <strong>di</strong> tipo I, il secondo<br />

dal 40% <strong>di</strong> idrossiapatite e dal 60% <strong>di</strong> collagene ed il terzo dal 70%<br />

<strong>di</strong> idrossiapatite e dal 30 % <strong>di</strong> collagene.<br />

MaTErIaLI E METODI<br />

Le lesioni a livello della cartilagine articolare possono essere isolate<br />

oppure associate ad altre patologie. Possono essere causate anche da<br />

traumi <strong>di</strong> lieve entità e la loro <strong>di</strong>agnosi è confermata dall’esame artroscopico<br />

11 . Molti pazienti che presentano lesioni croniche della cartilagine,<br />

riferiscono pregressi traumatismi a livello articolare che possono aver<br />

causato il danno articolare che, a suo tempo, era passato inosservato.<br />

L’artroscopia e la RMN hanno sensibilmente migliorato la <strong>di</strong>agnosi<br />

e permettono una analisi molto precisa della profon<strong>di</strong>tà, estensione<br />

e localizzazione della lesione cartilaginea e del danno subcondrale<br />

conseguente al trauma.<br />

Diversi sono i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> classificazione del danno cartilagineo proposti<br />

negli anni. Uno dei più utilizzati è quello <strong>di</strong> Outerbridge 12 .<br />

Esso permette una valutazione della profon<strong>di</strong>tà e del <strong>di</strong>ametro della<br />

lesione e prevede la presenza <strong>di</strong> quattro gra<strong>di</strong> a gravità crescente.<br />

Il grado 1 comprende la cartilagine molle ed edematosa.<br />

Il grado 2 include <strong>di</strong>fetti non a tutto spessore con fissurazioni della<br />

superficie che non raggiungono l’osso subcondrale e il <strong>di</strong>ametro non<br />

supera 1,5 cm.<br />

Il grado 3 comprende lesioni che raggiungono l’osso subcondrale<br />

con un <strong>di</strong>ametro superiore a 1,5 cm.<br />

Infine nel grado 4 vi è l’esposizione dell’osso subcondrale.<br />

Un paziente con una storia <strong>di</strong> sintomi quali dolore all’articolazione

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