30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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Innesti massivi omoplastici nella ricostruzione ossea della mano<br />
rigorosi requisiti <strong>di</strong> qualità, e la co<strong>di</strong>fica in specifici protocolli delle<br />
procedure <strong>di</strong> processazione dei segmenti prelevati, hanno determinato<br />
un elevato in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> affidabilità e conseguentemente incrementato<br />
in modo esponenziale l’utilizzazione clinica degli allograft. La<br />
chirurgia oncologica 5 è probabilmente quella che più si è avvalsa <strong>di</strong><br />
questa opzione ricostruttiva e si è servita degli allograft nella ricostruzione<br />
<strong>di</strong> quasi tutti i <strong>di</strong>stretti anatomici. Per quanto gli innesti<br />
autologhi siano facilmente aggre<strong>di</strong>bili da processi settici e quin<strong>di</strong><br />
sconsigliabili in tutti i casi traumatici potenzialmente contaminati,<br />
la loro utilizzazione è tuttavia possibile anche negli esiti <strong>di</strong> traumi<br />
e <strong>di</strong> fratture esposte.<br />
La maggioranza degli allograft osteoarticolari è stata utilizzata nella<br />
ricostruzione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> segmenti (omero, femore, tibia) generando<br />
ampie casistiche con lunghi follow-up 6-8 mentre il loro impiego<br />
nella ricostruzione dei piccoli segmenti osteoarticolari della mano<br />
risulta essere spora<strong>di</strong>co 9 10 e privo <strong>di</strong> casistiche significative. Scopo<br />
<strong>di</strong> questo lavoro è illustrare le applicazioni cliniche, i dettagli <strong>di</strong><br />
tecnica e i risultati preliminari <strong>di</strong> questa valida ma poco <strong>di</strong>ffusa<br />
opzione ricostruttiva sulla base delle osservazioni relative a una<br />
casistica <strong>di</strong> 11 casi con follow-up tra 6 mesi e 4 anni.<br />
MaTErIaLI E METODI<br />
Pazienti: nel periodo compreso fra il gennaio 2000 e il febbraio<br />
2005, sono stati eseguite 11 ricostruzioni <strong>di</strong> segmenti ossei od osteoarticolari<br />
della mano utilizzando allograft.<br />
Nove pazienti erano <strong>di</strong> sesso maschile ed uno <strong>di</strong> sesso femminile<br />
con un’età compresa fra i 16 e i 52 anni con una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 33,5 anni.<br />
In un singolo caso sono stati utilizzati due allograft osteoarticolari<br />
metacarpo-falangei per la ricostruzione del 3° e 4° raggio.<br />
Dei 10 pazienti 7 erano affetti da esiti <strong>di</strong> traumi e 3 da patologia<br />
neoplastica: una reci<strong>di</strong>va <strong>di</strong> osteoma osteoide, una reci<strong>di</strong>va <strong>di</strong> tumore<br />
giganto cellulare ed una cisti aneurismatica.<br />
Le se<strong>di</strong> interessate dalla ricostruzione con allograft intercalare sono<br />
state una falange prossimale del 5° <strong>di</strong>to ed un 2° metacarpo, mentre<br />
con allograft osteoarticolare sono state ricostruite in quattro casi l’articolazione<br />
interfalangea prossimale ed in cinque casi l’articolazione<br />
metacarpofalangea <strong>di</strong> cui una del pollice e quattro delle <strong>di</strong>ta lunghe.<br />
In otto segmenti la ricostruzione è stata eseguita me<strong>di</strong>ante allograft<br />
osteoarticolare comprendente l’apparato estensore.<br />
Nelle ricostruzioni metacarpo falangee e metacarpali si è eseguita<br />
una fissazione rigida me<strong>di</strong>ante placche e/o cambre in tutti e sei i<br />
casi trattati. Nelle quattro ricostruzioni osteoarticolari delle interfalangee<br />
prossimali si è sempre eseguita una fissazione rigida prossimale<br />
me<strong>di</strong>ante placche mentre <strong>di</strong>stalmente in tre casi su quattro è<br />
stato sufficiente la fissazione me<strong>di</strong>ante fili <strong>di</strong> Kirschner<br />
La fissazione stabile ha consentito una riabilitazione precoce postoperatoria<br />
al fine <strong>di</strong> ridurre al minimo la rigi<strong>di</strong>tà articolare e le aderenze<br />
ten<strong>di</strong>nee.<br />
La particolarità del trapianto e la sua sede <strong>di</strong> impianto ha reso necessarie<br />
notevoli precauzioni contro il rischio infettivo dell’allograft.<br />
Particolare attenzione è stata posta durante la fase <strong>di</strong> scongelamento,<br />
la quale è stata eseguita in soluzione fisiologica antibiotata con<br />
una concentrazione <strong>di</strong> Rifocin <strong>di</strong> 1 grammo per litro come in<strong>di</strong>cato<br />
dai protocolli delle Banche dei Tessuti. Tutti i pazienti hanno<br />
ricevuto terapia antibiotica a base <strong>di</strong> Vancomicina 400 mg x 2 e<br />
S282<br />
Tobramicina 100mg x 2 <strong>di</strong>e per cinque giorni e successivamente<br />
terapia a largo spettro a base <strong>di</strong> Amoxcillina + Acido Clavulanico<br />
1 g x 3 <strong>di</strong>e per un mese.<br />
La valutazione post operatoria è stata eseguita me<strong>di</strong>ante stu<strong>di</strong>o clinico<br />
e ra<strong>di</strong>ografico. Abbiamo valutato la motilità attiva totale (TAM) del<br />
raggio interessato data dalla somma dell’escursione articolare della<br />
MCF, della IFP e della IFD. In base agli esami ra<strong>di</strong>ologici effettuati<br />
ad intervalli variabili (ad 1 mese per i primi 3 mesi poi ogni 2 mesi<br />
e successivamente ogni 6 mesi) si è considerato il tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
consolidazione ossea prossimale e <strong>di</strong>stale dell’allograft.<br />
NOTE DI TECNICa<br />
L’allograft viene preparato asportando i tessuti molli non necessari<br />
alla ricostruzione e preservando le strutture (capsula articolare,<br />
legamenti collaterali, volar plate, ten<strong>di</strong>ni,) necessarie alla funzionalità<br />
del segmento impiantato (Fig 1 A, B). In caso <strong>di</strong> ricostruzione<br />
intercalare si interpone il segmento osseo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni adeguate<br />
con le ovvie attenzioni alla rotazione. In considerazione del fatto<br />
che la possibilità <strong>di</strong> rivascolarizzazione e osteointegrazione dell’allograft<br />
è favorita da un’ampia superficie <strong>di</strong> contatto con l’osso<br />
ospite, ci siamo orientati verso l’utilizzo <strong>di</strong> osteotomie “step-cut”.<br />
L’osteosintesi deve essere stabile e in tutti i casi in cui è stato possibile<br />
abbiamo utilizzato placche e viti in compressione. In caso<br />
a<br />
B<br />
Fig. 1. A. Innesto massivo osteoarticolare IFP 3° raggio. L’innesto fornito dalla banca dell’osso è<br />
composto da F1 e F2, dalla capsula articolare e dai ten<strong>di</strong>ni flessori ed estensori B. Innesto massivo<br />
osteoarticolare IFP 3° raggio dopo doppia osteotomia step cut e asportazione dei ten<strong>di</strong>ni flessori