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30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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presentato dal vettore perpen<strong>di</strong>colare all’asse <strong>di</strong> carico, definito<br />

vettore assiale. L’insieme <strong>di</strong> tutti i vettori <strong>di</strong> carico causano elevati<br />

stress all’interfaccia osso-cono, in presenza <strong>di</strong> tessuto osseo già<br />

<strong>di</strong> scarsa qualità. Per tali ragione è <strong>di</strong> fondamentale importanza<br />

utilizzare adeguati steli endomidollari, ma soprattutto determinare<br />

un’elevata stabilità primaria al cono, anche in presenza <strong>di</strong> per<strong>di</strong>te<br />

ossee che coinvolgono parzialmente l’osso corticale metafisario.<br />

Un importante stu<strong>di</strong>o biomeccanico ha <strong>di</strong>mostrato che per<strong>di</strong>te <strong>di</strong><br />

osso corticale superiori al 25% della sua superficie circonferenziale<br />

della tibia non sono in grado <strong>di</strong> supportare i normali carichi assiali<br />

del ginocchio, con rischio <strong>di</strong> subsidenza dell’impianto o fratture<br />

dell’osso residuo.<br />

Nelle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> sostanza ossea <strong>di</strong> tipo III i coni rappresentano una<br />

valida opzione in grado <strong>di</strong> compensare, dal punto <strong>di</strong> vista biomeccanico,<br />

l’assenza parziale dell’osso corticale, <strong>di</strong>stribuendo i carichi<br />

me<strong>di</strong>ante un’adeguata fissazione all’osso residuo metafisario. I<br />

coni metafisari in tantalio sono prodotti come elementi modulari<br />

<strong>di</strong> impianti protesici da revisione, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altri coni metafisari,<br />

costituiti da monoblocchi insieme alla componente protesica<br />

tibiale (Depuy ® ). Questi ultimi, però, presentano lo svantaggio <strong>di</strong><br />

non essere sempre adattabili all’enorme varietà delle per<strong>di</strong>te ossee,<br />

richiedendo un ulteriore sacrificio osseo, dovendo, erroneamente,<br />

adattare la per<strong>di</strong>ta ossea all’impianto e non viceversa 30 . I coni<br />

modulari sono presenti nella varietà a scalino, per i coni tibiali,<br />

e con <strong>di</strong>versa profon<strong>di</strong>tà delle porzioni con<strong>di</strong>liche, per i coni<br />

femorali. Tale morfologia consente <strong>di</strong> compensare per<strong>di</strong>te ossee<br />

asimmetriche o con <strong>di</strong>verso interessamento dell’osso corticale<br />

metafisario, come accade frequentemente a livello dell’emipiatto<br />

tibiale me<strong>di</strong>ale ed in<strong>di</strong>fferentemente a livello dei con<strong>di</strong>li femorali.<br />

L’altezza massima dei coni è <strong>di</strong> 30 mm, utile a compensare per<strong>di</strong>te<br />

ossee non superiori a 20 mm. Oltre tali valori <strong>di</strong> per<strong>di</strong>te ossee si<br />

associano, talvolta, lesioni o per<strong>di</strong>ta completa delle inserzioni della<br />

maggior parte delle strutture muscolo-legamentose del ginocchio,<br />

e per<strong>di</strong>ta della funzionalità articolare, per cui si rendono necessari<br />

interventi <strong>di</strong> salvataggio, con protesi tumorali o con interventi <strong>di</strong><br />

artrodesi.<br />

I coni metafisari in tantalio. Tecnica chirurgica<br />

La tecnica chirurgica prevede la valutazione intraoperatoria delle<br />

per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> sostanza ossea dopo la rimozione dell’impianto protesico<br />

fallito o <strong>di</strong> spaziatore antibiotato nelle revisioni settiche e dopo<br />

accurato debridement e adeguata preparazione dell’osso residuo.<br />

Dopo aver posizionato una guida endomidollare viene inserito<br />

il cono metafisario, usando prove <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse forme e <strong>di</strong>mensioni<br />

fino ad ottenere il maggior contatto e stabilità con il tessuto osseo<br />

residuo. Il corretto posizionamento del cono deve essere guidato<br />

dal rispetto dei principi chirurgici della stabilità in 3 punti, che,<br />

riteniamo essere uno degli elementi principali in grado <strong>di</strong> influenzare<br />

la longevità dell’impianto.<br />

L’utilizzo <strong>di</strong> coni metafisari presenta il duplice vantaggio <strong>di</strong> ripristinare<br />

un’adeguata piattaforma stabile <strong>di</strong> supporto all’impianto<br />

protesico e <strong>di</strong> migliorare la sua stabilità creando un’ulteriore<br />

interfaccia <strong>di</strong> fissazione. Il cono, infatti, viene a determinare una<br />

fissazione metafisaria circonferenziale all’interno del <strong>di</strong>fetto osseo<br />

cavitario. È noto come il concetto <strong>di</strong> fissazione metafisaria sia<br />

ampiamente sfruttato con numerosi impianti protesici utilizzati nel-<br />

C. Fabbriciani, et al.<br />

la Chirurgia protesica dell’anca, mentre è stato sempre sottostimato<br />

nella Chirurgia del ginocchio. Attualmente i comuni impianti nelle<br />

revisioni <strong>di</strong> ginocchio prevedono 2 interfacce <strong>di</strong> stabilità della protesi<br />

all’osso residuo: a livello dell’interlinea, dove, peraltro, l’osso<br />

residuo è spesso <strong>di</strong> scarsa qualità ed a livello della <strong>di</strong>afisi me<strong>di</strong>ante<br />

l’uso <strong>di</strong> steli endomidollari.<br />

L’utilizzo dei coni consente l’introduzione <strong>di</strong> un nuovo concetto<br />

<strong>di</strong> stabilità dell’impianto, la fissazione metafisaria. La stabilità a<br />

livello dell’interlinea articolare viene fornita non solo dall’osso<br />

corticale residuo, ma anche dalla superficie superiore del cono; la<br />

stabilità metafisaria da tutta la sua superficie del cono a contatto<br />

con l’osso trabecolare residuo o corticale, e quella <strong>di</strong>afisaria ottenuta<br />

me<strong>di</strong>ante steli endomidollari <strong>di</strong> adeguata lunghezza e adeguato<br />

<strong>di</strong>ametro.<br />

Questo viene a determinare quella che abbiamo definito “fissazione<br />

in 3 punti” (Fig. 4), e che rappresenta il principio su cui si basa<br />

la tecnica chirurgica utilizzata nell’impianto dei nostri 32 coni<br />

metafisari. Nella maggior parte dei casi le per<strong>di</strong>te ossee <strong>di</strong> tipo IIb<br />

consistono in “<strong>di</strong>fetti” cavitari o con assenza <strong>di</strong> osso corticale a<br />

livello dell’emipiatto tibiale me<strong>di</strong>ale, con per<strong>di</strong>te ossee <strong>di</strong> minor<br />

entità dell’emipiatto laterale in grado <strong>di</strong> consentire un adeguato<br />

supporto all’impianto. Nei casi più gravi si possono verificare<br />

situazioni con per<strong>di</strong>te ossee che coinvolgono anche l’osso corticale<br />

tibiale e femorale ed è <strong>di</strong> fondamentale importanza ottenere una<br />

stabile fissazione del cono al tessuto osseo sottostante, assicurando<br />

una piattaforma stabile su cui verrà posizionata ciascuna componente<br />

protesica. Questo contribuisce ad evitare eventuali rischi <strong>di</strong><br />

subsidenze del cono e piccole rime <strong>di</strong> frattura. Talvolta è necessario<br />

regolarizzare l’osso corticale fino all’estremità prossimale del cono<br />

(“line-to-line”) per evitare errati posizionamenti della componente<br />

stessa. Il posizionamento <strong>di</strong> ciascun cono, grazie alla loro modularità,<br />

è in<strong>di</strong>pendente dal posizionamento dell’impianto definitivo.<br />

In questo modo il cono conferisce stabilità all’impianto sia agendo<br />

come un cuneo tri<strong>di</strong>mensionale all’interno della metafisi sia offrendo<br />

una piattaforma stabile alle componenti protesiche.<br />

Fig. 4. “3-point fixation technique”: * interfacce <strong>di</strong> fissazione: a livello dell’interlinea articolare<br />

(stable platform) con almeno i 2/3 dell’osso corticale integro, a livello metafisario con fissazione a<br />

“press-fit” o con utilizzo <strong>di</strong> cemento o osso morcellizzato, e <strong>di</strong>afisario con uso <strong>di</strong> steli endomidollari<br />

non cementati.<br />

S171

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