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30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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Protesi biologiche<br />

progressivamente riabitato dal ricevente 16 . Questo approccio è<br />

affascinante in quanto può rappresentare una soluzione ideale per<br />

quei pazienti giovani ed attivi nei quali l’artrodesi è inaccettabile<br />

e la sostituzione protesica tra<strong>di</strong>zionale non trova in<strong>di</strong>cazione.<br />

Tuttavia il trapianto fresco è una procedura tecnicamente complessa<br />

e sono riportate un’ampia percentuale <strong>di</strong> complicanze sia<br />

intraoperatorie che post-operatorie 17 .<br />

Sono molti i fattori che contribuiscono a determinare il successo<br />

<strong>di</strong> una protesi biologica, tra questi la tecnica chirurgica, l’uso <strong>di</strong><br />

strumentari specifici ed il protocollo post-operatorio.<br />

Scopo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> revisionare la letteratura relativa<br />

all’uso <strong>di</strong> queste protesi biologiche e descriverne l’applicabilità in<br />

vari <strong>di</strong>stretti anatomici.<br />

STaTO DELL’arTE<br />

Il trapianto <strong>di</strong> un’articolazione <strong>di</strong> banca in sostituzione <strong>di</strong> una danneggiata<br />

non è un’idea nuova in chirurgia ortope<strong>di</strong>ca.<br />

La prima serie <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> trapianti osteocondrali fu pubblicata nel<br />

1908 da Lexer et al. 18 facendo riferimento ad 11 allograft monopolari<br />

<strong>di</strong> caviglia e a 23 <strong>di</strong> ginocchio nel trattamento <strong>di</strong> patologie<br />

oncologiche e post-infettive.<br />

Gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bonfiglio et al. 19 e <strong>di</strong> Chalmers 20 su modello animale,<br />

hanno dato per la prima volta importanza al ruolo del responso<br />

immunologico al tessuto trapiantato nel processo <strong>di</strong> osteointegrazione<br />

dell’allograft e hanno <strong>di</strong>mostrato che questa risposta<br />

può venire ridotta con l’uso <strong>di</strong> trapianti congelati rispetto a quelli<br />

freschi.<br />

L’uso <strong>di</strong> trapianti congelati infatti ha trovato ampia applicazione<br />

nella chirurgia oncologica e dei gran<strong>di</strong> traumi, tuttavia la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

vitalità dei condrociti con<strong>di</strong>ziona fortemente la qualità del risultato,<br />

inoltre l’uso <strong>di</strong> impianti massivi riduce la possibilità del trapianto<br />

<strong>di</strong> venire integrato dal ricevente con residua alta percentuale <strong>di</strong><br />

mancate consolidazioni e fratture del trapianto stesso 21 .<br />

L’uso <strong>di</strong> allograft massivi congelati pertanto, è andata sempre più<br />

nel tempo associandosi all’uso <strong>di</strong> protesi da revisione, in grado <strong>di</strong><br />

mantenere nel tempo una funzionalità articolare accettabile.<br />

Miglioramenti relativamente recenti nello storaggio dei tessuti<br />

espiantati, nelle tecniche <strong>di</strong> conservazione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnostica delle<br />

infezioni, hanno portato ad una maggiore applicabilità del trapianto<br />

osteocondrale fresco a livello <strong>di</strong> svariati <strong>di</strong>stretti anatomici, in particolare<br />

ginocchio e caviglia.<br />

Relativamente all’anca sono riportati pochi stu<strong>di</strong> Meyers 22 nel<br />

1983 ha descritto la tecnica chirurgica <strong>di</strong> sostituzione della testa<br />

femorale in pazienti affetti da necrosi avascolare. In un altro stu<strong>di</strong>o<br />

del 1985 lo stesso autore 23 ha poi riportato i risultati <strong>di</strong> questa<br />

tecnica eseguita in 21 pazienti con 80% <strong>di</strong> buoni risultati. Nel<br />

2010 Evans 24 ha pubblicato un case report relativo ad un allograft<br />

parziale della testa femorale per il trattamento <strong>di</strong> un’osteocondrite<br />

<strong>di</strong>ssecante con buoni risultati ad 1 anno <strong>di</strong> follow-up.<br />

Il ginocchio è certamente il <strong>di</strong>stretto in cui l’uso <strong>di</strong> allograft parziali<br />

ha trovato maggiore applicazione nella riparazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti<br />

osteocondrali mono o bipolari <strong>di</strong> varia entità. Beaver et al. 25 hanno<br />

riportato 63% <strong>di</strong> buoni risultati a 14 anni <strong>di</strong> follow-up in una serie<br />

<strong>di</strong> 92 pazienti operati <strong>di</strong> allograft monopolare o bipolare parziale<br />

per il trattamento <strong>di</strong> ampie lesioni osteocondrali. Garrett et al. 26<br />

S142<br />

hanno riportato un’alta percentuale <strong>di</strong> successi nel trattamento delle<br />

lesioni osteocondrali dei con<strong>di</strong>li femorali con solo 1 fallimento su<br />

17 pazienti. Lo stu<strong>di</strong>o condotto da Aubin et al. 27 nel 2001 fa riferimento<br />

ad una casistica <strong>di</strong> 72 pazienti con ampie lesioni osteocondrali<br />

dei con<strong>di</strong>li femorali. I risultati sono stati buoni in 60 pazienti<br />

con 12 fallimenti. Gross et al. 28 hanno trattato 126 pazienti me<strong>di</strong>ante<br />

allograft bipolare parziale ottenendo buoni risultati nell’85 % dei<br />

pazienti. Bugbee 28 ha utilizzato i trapianti ostocondrali nel ginocchio<br />

come trattamento <strong>di</strong> salvataggio a seguito <strong>di</strong> altre procedure<br />

<strong>di</strong> riparazione cartilaginea fallite, ottenendo 75% <strong>di</strong> risultati sod<strong>di</strong>sfacenti.<br />

Nel 2005 Gross 29 ha riportato la sua esperienza sul ginocchio<br />

ottenendo 85% <strong>di</strong> buoni risultati in una serie <strong>di</strong> 125 pazienti<br />

a 10 anni <strong>di</strong> follow-up e risultati paragonabili sono stati ottenuti da<br />

numerosi altri autori nel trattamento <strong>di</strong> lesion simili 30-32 .<br />

I primi trapianti bipolari totali freschi in artrosi franca sono stati<br />

descritti da Kim, et al. 33 La sua casistica fa riferimento a 7 pazienti,<br />

4 dei quali hanno ottenuto risultati sod<strong>di</strong>sfacenti. Tontz et al. 34 hanno<br />

applicato la stessa meto<strong>di</strong>ca a 12 caviglie (9 bipolari, 3 monopolari),<br />

ottenendo risultati sod<strong>di</strong>sfacenti in 11 <strong>di</strong> queste. L’unico caso<br />

<strong>di</strong> fallimento è stato revisionato con un nuovo allograft. Meehan<br />

et al. 35 ha ottenuto risultati incoraggianti con il trapianto totale<br />

<strong>di</strong> caviglia eseguito con l’ausilio dello strumentario della protesi<br />

Agility, mentre Jeng et al. 36 con la stessa tecnica, ha riportato invece<br />

un’alta percentuale <strong>di</strong> fallimenti (69%) in 29 pazienti.<br />

Nella spalla l’allograft ha trovato ad oggi scarsissima applicazione.<br />

Un recente case report <strong>di</strong> Provencher et al. 37 descrive i risultati<br />

ottenuti in 3 pazienti affetti da un <strong>di</strong>fetto osseo della glenoide.<br />

In questa serie la glenoide danneggiata è stata sostituita con un<br />

allograft opportunamente sagomato ottenuto da una tibia <strong>di</strong>stale da<br />

donatore. I risultati preliminari sono stati incoraggianti.<br />

MaTErIaLI E METODI<br />

Pazienti<br />

Da agosto 2004 fino a maggio 2009, 72 pazienti (50 maschi e 22<br />

femmine con un’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 40.5 ± 10.4 anni) sono stati trattati<br />

me<strong>di</strong>ante trapianto osteocondrale totale fresco. I criteri <strong>di</strong> inclusione<br />

sono stati l’età, inferiore a 55 anni (tranne che nel caso dei trapianti<br />

<strong>di</strong> metatarsofalangea, eseguiti fino a 65 anni) e la presenza <strong>di</strong><br />

artrosi severa <strong>di</strong> caviglia, ginocchio, spalla o I metatarsofalangea,<br />

con dolore non risolto da un minimo <strong>di</strong> 6 mesi <strong>di</strong> cure me<strong>di</strong>che e<br />

fisiche e tale da limitare le attività quoti<strong>di</strong>ane. I criteri <strong>di</strong> esclusione<br />

sono stati per<strong>di</strong>ta dell’anatomia articolare, osteopenia, artrite reumatoide,<br />

infezioni, <strong>di</strong>sturbi neurologici e vascolari.<br />

Da tutti i pazienti è stato ottenuto un consenso informato alla procedura<br />

chirurgica e lo stu<strong>di</strong>o è stato approvato dal comitato etico<br />

dell’Istituto Rizzoli.<br />

Valutazione preoperatoria e prelievo del trapianto<br />

La valutazione preoperatoria del paziente si è basata su un’attenta<br />

anamnesi allo scopo <strong>di</strong> escludere patologie reumatologiche,<br />

autoimmuni o precedenti infettivi.<br />

L’articolazione affetta è stata esaminata e valutata relativamente<br />

alla stabilità, all’allineamento e al range <strong>di</strong> movimento. Sono state<br />

eseguite inoltre ra<strong>di</strong>ografie in antero-posteriore e laterale sotto<br />

carico e TAC. Le <strong>di</strong>mensioni dell’articolazione del paziente sono

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