30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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possono essere usate per uno o più segmenti <strong>di</strong> moto. Esse sono<br />
particolarmente in<strong>di</strong>cate nei casi che non richiedono un’artrodesi,<br />
ma anche quando si voglia effettuare una decompressione monolaterale<br />
o bilaterale con accesso monolaterale del canale spinale, od<br />
anche un’artrodesi intersomatica transforaminale.<br />
Recentemente è stata introdotta una placca, applicabile con una<br />
breve incisione cutanea, che stabilizza le apofisi spinose <strong>di</strong> due vertebre<br />
contigue e che consente anche un’artrodesi ossea interspinosa<br />
(Fig. 4). Questa strumentazione può essere usata isolatamente o in<br />
associazione ad una stabilizzazione a viti peduncolari<br />
SINDrOME FaCCETTaLE<br />
È una sindrome dolorosa causata da alterazioni degenerative delle<br />
articolazioni posteriori. Le meto<strong>di</strong>che chirurgiche usate per questa<br />
patologia comprendono gli spaziatori interspinosi, il Percudyn<br />
(Fig. 3), e le artrodesi dell’articolazione posteriore effettuate<br />
con viti translaminari che attraversano le apofisi articolari 20 .<br />
Recentemente ciò può essere effettuato con strumentari che consentono<br />
<strong>di</strong> praticare l’intervento con brevi incisioni cutanee, sotto<br />
visione amplioscopica. Protesi <strong>di</strong> rivestimento delle faccette articolari<br />
sono state ideate, ma finora applicate solo in pochi casi.<br />
arTrODESI<br />
Dai primi anni ’90, all’artrodesi intertrasversaria si sono aggiunte<br />
varie tecniche <strong>di</strong> artrodesi intersomatica per via posteriore o<br />
postero-laterale, eseguite per lo più con l’uso del microscopio operatorio.<br />
La prima meto<strong>di</strong>ca, il PLIF (Posterior Lumbar Interbody<br />
Fusion), prevede una laminotomia (o laminectomia) bilaterale e<br />
l’introduzione nello spazio <strong>di</strong>scale <strong>di</strong> due gabbiette ripiene <strong>di</strong> osso<br />
o due blocchetti <strong>di</strong> metallo trabecolare. Da un decennio ha trovato<br />
una <strong>di</strong>ffusione sempre più ampia il TLIF (Transforaminal Lumbar<br />
Interbody Fusion), che implica l’asportazione dell’articolazione<br />
posteriore <strong>di</strong> un lato per l’introduzione <strong>di</strong> un’unica gabbietta a<br />
forma <strong>di</strong> banana. Più recentemente sono entrate nell’uso, seppure<br />
in misura ancora molto limitata, altre meto<strong>di</strong>che, quali l’ELIF o<br />
lo XLIF, acronimi, in ambedue i casi <strong>di</strong> Extreme Lateral Lumbar<br />
Interbody Fusion, in cui l’inserto intersomatico viene inserito con<br />
un accesso <strong>di</strong>stante alcuni centimetri dalle apofisi articolari.<br />
Un tecnica <strong>di</strong> fusione intersomatica introdotta negli ultimissimi anni<br />
per il livello L5-S1 o i livelli L4-S1, per spon<strong>di</strong>lolistesi o <strong>di</strong>scopatia<br />
degenerativa, prevede l’uso <strong>di</strong> una grossa vite introdotta ventralmente<br />
al sacro e fatta procedere fino al corpo <strong>di</strong> L5 o anche <strong>di</strong> L4.<br />
FraTTurE<br />
Dai primi anni ’90 è <strong>di</strong>venuto sempre più frequente trattare le<br />
fratture vertebrali osteoporotiche recenti me<strong>di</strong>ante vertebroplastica<br />
o cifoplastica 21 . Ambedue le procedure, attuate generalmente<br />
nell’anziano, vengono effettuate in anestesia locale. La prima ha<br />
l’obiettivo <strong>di</strong> ridurre il dolore vertebrale. Con la seconda, effettuata<br />
con la strumentazione originaria, l’obiettivo è anche <strong>di</strong> risollevare<br />
i piatti della vertebra fratturata; ciò, peraltro, può non essere raggiunto<br />
o, se raggiunto, il sollevamento del piatto o dei piatti è per<br />
F. Postacchini, et al.<br />
lo più modesto. Negli ultimi anni, alla meto<strong>di</strong>ca originaria si sono<br />
aggiunte delle varianti che hanno maggiori capacità <strong>di</strong> migliorare<br />
l’altezza della vertebra, seppure anche queste possono restaurare<br />
solo parzialmente l’altezza del corpo vertebrale.<br />
Recentemente si è iniziato a trattare con cifoplastica anche le fratture<br />
traumatiche <strong>di</strong> soggetti in età me<strong>di</strong>a o me<strong>di</strong>o-senile, usando<br />
cemento mescolato ad idrossiapatite, che dovrebbe essere sostituita<br />
da tessuto osseo, anche se non è chiaro se ciò realmente avviene.<br />
Il trattamento più attuato per le gravi fratture vertebrali amieliche,<br />
peraltro, è quello della stabilizzazione a viti peduncolari. Con<br />
l’avvento delle stabilizzazioni percutanee, alcune fratture possono<br />
essere trattate con meto<strong>di</strong>ca percutanea, meno invasiva <strong>di</strong> quella a<br />
cielo aperto, anche se con quest’ultima è più facile ridurre la deformità<br />
del corpo vertebrale.<br />
Un’altra modalità <strong>di</strong> trattamento è quella che fa uso delle tecniche<br />
endoscopiche che consentono <strong>di</strong> applicare placche avvitate sulla<br />
faccia laterale dei corpi vertebrali dopo riduzione della frattura<br />
o somatectomia e sostituzione del corpo con impianti cilindrici<br />
ripieni <strong>di</strong> osso.<br />
TuMOrI<br />
Alcuni tumori primitivi, od anche metastatici, del rachide lombare<br />
o dorsale possono essere trattati con tecniche endoscopiche<br />
me<strong>di</strong>ante accessi laterali al rachide. Endoscopicamente è possibile<br />
rimuovere il corpo vertebrale e i tessuti imme<strong>di</strong>atamente circostanti<br />
ed eseguire stabilizzazioni analoghe a quelle descritte per le fratture.<br />
Si tratta peraltro <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong>fficili che vengono effettuate in<br />
centri specializzati.<br />
DISCuSSIONE<br />
Le tappe miliari della chirurgia mini-invasiva sono state la nucleolisi,<br />
la micro<strong>di</strong>scectomia, le laminotomie multiple nella stenosi, gli<br />
spaziatori interspinosi, le stabilizazioni percutanee e la vertebrocifoplastica.<br />
La nucleolisi è una meto<strong>di</strong>ca facile e rapida, attuata in un periodo in<br />
cui le indagini <strong>di</strong>agnostiche erano rappresentate dalla sacco-ra<strong>di</strong>colografia<br />
e dalla TC, che spesso non consentivano <strong>di</strong> determinare se<br />
l’ernia era contenuta, espulsa o migrata. La percentuale <strong>di</strong> successo<br />
della meto<strong>di</strong>ca, che ha raggiunto l’80%, sarebbe stata probabilmente<br />
ancora più elevata con la RM ad alta risoluzione che avrebbe<br />
consentito <strong>di</strong> trattare solo ernie contenute o con piccolo frammento<br />
espulso in continuità con il <strong>di</strong>sco. Purtroppo, l’uso in<strong>di</strong>scriminato<br />
che se ne è fatto ha portato a complicazioni, la cui incidenza è stata<br />
estremamente bassa, paragonabile a quella della chirurgia aperta,<br />
nelle mani <strong>di</strong> specialisti esperti della meto<strong>di</strong>ca.<br />
La micro<strong>di</strong>scectomia è <strong>di</strong>venuta il gold standard nel trattamento<br />
delle ernie <strong>di</strong>scali perché consente <strong>di</strong> trattare qualsiasi tipo <strong>di</strong> ernia<br />
con un accesso <strong>di</strong> pochi centimetri e una limitata lamino-artrectomia.<br />
Essa è ancora la procedura con cui si devono confrontare tutte<br />
le meto<strong>di</strong>che percutanee ideate per il trattamento delle ernie <strong>di</strong>scali<br />
lombari.<br />
Le laminotomie hanno consentito <strong>di</strong> preservare considerevolmente<br />
la stabilità vertebrale rispetto alla laminectomia bilaterale per<br />
la preservazione delle strutture stabilizzanti posteriori me<strong>di</strong>ane<br />
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