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30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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ha visto decrescere progressivamente la sua popolarità dopo la<br />

metà degli anni ’90.<br />

Un’altra meto<strong>di</strong>ca, ancora oggi utilizzata, è la laser<strong>di</strong>scectomia<br />

effettuata dalla fine degli anni ’80 9 . La ra<strong>di</strong>azione laser è prodotta<br />

dalla stimolazione <strong>di</strong> un gas, un solido o un semiconduttore. Tra le<br />

caratteristiche della ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica prodotta vi sono<br />

l’elevata intensità e la focalizzazione, che permette <strong>di</strong> concentrare<br />

l’energia nella zona <strong>di</strong> tessuto da trattare. L’interazione tra il laser<br />

e il tessuto <strong>di</strong>pende dalle proprietà fisiche del laser (lunghezza<br />

d’onda, e modalità <strong>di</strong> emissione e potenza dell’energia applicata)<br />

e dalle caratteristiche del tessuto (assorbimento dell’energia, <strong>di</strong>spersione<br />

e conduzione del calore nel tessuto). Gli effetti sul tessuto<br />

possono essere la coagulazione, la vaporizzazione o la termoablazione.<br />

Nell’ultimo decennio si è ricorsi per lo più ai laser a <strong>di</strong>odo<br />

(lunghezza d’onda 980 nm). Il picco d’assorbimento del <strong>di</strong>sco<br />

intervertebrale è molto elevato, permettendo <strong>di</strong> applicare energia<br />

con una modesta <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> calore. L’energia è assorbita quasi<br />

totalmente entro 3-4 mm dall’emissione. La sua azione consiste<br />

sia in una vaporizzazione che in una retrazione del tessuto erniato.<br />

L’intervento può essere effettuato sotto amplioscopia o guida TC.<br />

In quest’ultimo caso, si introduce l’ago con la fibra ottica nel<br />

canale spinale facendone giungere la punta al centro del <strong>di</strong>sco.<br />

Attivato il laser, si retrae progressivamente l’ago portando la punta<br />

al centro dell’ernia. Sotto guida TC, la percentuale <strong>di</strong> successo è<br />

poco superiore al 70%.<br />

La nucleoplastica è una tecnica che utilizza la ra<strong>di</strong>ofrequenza. La<br />

corrente generata all’interno del <strong>di</strong>sco erniato produce una temperatura<br />

<strong>di</strong> 50°-70° C che crea un’area <strong>di</strong> coagulazione termica del<br />

tessuto con conseguente riduzione della pressione intra<strong>di</strong>scale.<br />

Oltre a questa azione fisica, la nucleoplastica determina mo<strong>di</strong>ficazioni<br />

biochimiche per la sua azione sulle citochine presenti nel<br />

<strong>di</strong>sco.<br />

Dalla fine degli anni ’90, l’introduzione sia <strong>di</strong> endoscopi sempre<br />

più perfezionati e <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni, sia <strong>di</strong> strumentazioni<br />

chirurgiche de<strong>di</strong>cate ha mo<strong>di</strong>ficato la tecnica originale della <strong>di</strong>scectomia<br />

percutanea manuale e fatto progre<strong>di</strong>re la meto<strong>di</strong>ca endoscopica,<br />

che attualmente viene effettuata, con cannule <strong>di</strong> 3,5-4,5<br />

mm, per lo più me<strong>di</strong>ante un accesso al <strong>di</strong>sco attraverso il forame<br />

intervertebrale. Con questa tecnica è possibile<br />

visualizzare la ra<strong>di</strong>ce nervosa, il <strong>di</strong>sco e il tessuto<br />

erniato, oltre che controllare la rimozione<br />

<strong>di</strong> quest’ultimo. Inoltre, in aggiunta o anche<br />

in sostituzione degli strumenti manuali, può<br />

essere usato un raggio laser. Si tratta, peraltro,<br />

<strong>di</strong> una meto<strong>di</strong>ca che, pur avendo percentuali <strong>di</strong><br />

successo che sembrano superare l’80%, non<br />

ha finora raggiunto una larga <strong>di</strong>ffusione.<br />

Le in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> tutte le tecniche descritte,<br />

ad eccezione <strong>di</strong> quella endoscopica transforaminale,<br />

sono rappresentate essenzialmente da<br />

ernie contenute o ernie con piccolo frammento<br />

espulso che sia ancora in connessione con il<br />

<strong>di</strong>sco, quando questo ha un’altezza superiore<br />

al 30% del normale. Quest’ultima con<strong>di</strong>zione<br />

è valida anche per le meto<strong>di</strong>che endoscopiche<br />

transforaminali, che peraltro, consentono <strong>di</strong><br />

F. Postacchini, et al.<br />

asportare ernie espulse relativamente gran<strong>di</strong> od anche frammenti<br />

migrati situati in vicinanza del <strong>di</strong>sco.<br />

L’avvento della micro<strong>di</strong>scectomia ha rappresentato un evento storico<br />

nel trattamento dell’ernia del <strong>di</strong>sco. Sebbene le prime micro<strong>di</strong>scectomie<br />

siano state effettuate alla fine degli anni ’70 10 11 , l’uso<br />

del microscopio operatorio ha iniziato a <strong>di</strong>ffondersi a metà degli<br />

anni ’80 12 . Successivamente vi è stata un lento incremento nell’uso<br />

della procedura, che è <strong>di</strong>venuta, nell’ultimo decennio, la meto<strong>di</strong>ca<br />

più largamente utilizzata per la <strong>di</strong>scectomia. Il microscopio consente<br />

<strong>di</strong> ottenere un’illuminazione ottimale del campo chirurgico<br />

profondo e un ingran<strong>di</strong>mento visivo che permette <strong>di</strong> vedere meglio<br />

strutture anatomiche mal visibili ad occhio nudo. Ciò consente <strong>di</strong><br />

eseguire l’atto chirurgico con maggiore precisione e delicatezza<br />

e <strong>di</strong> correre meno rischi <strong>di</strong> arrecare eccessivi traumi alle strutture<br />

nervose, oltre che <strong>di</strong> limitare sia l’accesso cutaneo che la resezione<br />

articolare. Infine, con il microscopio si può asportare qualsiasi tipo<br />

<strong>di</strong> ernia, comprese quelle intraforaminali me<strong>di</strong>ante accesso interlaminare<br />

13 . Le percentuali <strong>di</strong> successo riportate nella letteratura<br />

superano per lo più il 90% 3 14 15 .<br />

STENOSI<br />

La mini-invasività nelle stenosi è iniziata negli ultimi anni ’80 con<br />

l’effettuazione <strong>di</strong> laminotomie, ad un singolo livello o più livelli,<br />

in luogo della laminectomia bilaterale 16 . La meto<strong>di</strong>ca, peraltro,<br />

si è affermata negli anni ’90, <strong>di</strong>venendo sempre più praticata<br />

nell’ultimo decennio. Con l’avvento del microscopio operatorio<br />

per le ernie <strong>di</strong>scali, lo strumento è stato vieppiù usato anche per le<br />

laminotomie, consentendo <strong>di</strong> effettuare, per stenosi ad uno o due<br />

livelli, incisioni cutanee e scollamento dei muscoli paravertebrali<br />

<strong>di</strong> pochi centimetri.<br />

Nell’ultimo decennio, l’uso del microscopio ha consentito <strong>di</strong> praticare,<br />

ad un singolo livello, decompressioni bilaterali delle strutture<br />

nervose con accesso monolaterale (Fig. 1). Questa tecnica, inizialmente<br />

usata per stenosi moderate o con sintomatologia ra<strong>di</strong>colare<br />

prevalentemente unilaterale, è stata successivamente usata anche<br />

per stenosi marcate del canale vertebrale e in presenza <strong>di</strong> sintomi<br />

ra<strong>di</strong>colari bilaterali.<br />

a B<br />

Fig. 1. Scansioni TC postoperatorie a L4-L5 ( A, a livello del pedunco e B, a livello del <strong>di</strong>sco) <strong>di</strong> paziente con stenosi centrale sottoposto a<br />

decompressione bilaterale con approccio monolaterale sinistro. Anche a destra il canale spinale appare adeguatamente decompresso.<br />

S195

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