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30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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Storia ed evoluzione delle protesi della 1 a articolazione metatarso-falangea<br />

Nel 1978 la Dow-Cornig introduce il Silastic HP (High Performance)<br />

materiale che assicura una resistenza alla rottura superiore del 400%<br />

rispetto al silicone precedente.<br />

Successivamente numerosi altri autori hanno apportato mo<strong>di</strong>fiche<br />

come Lawrence 24 che <strong>di</strong>segna un impianto con car<strong>di</strong>ne a forma <strong>di</strong><br />

X asimmetrico e steli inclinati anatomici o come La Porta 25 che<br />

apporta mo<strong>di</strong>fiche sostanzialmente simili.<br />

Nel 1991, Swanson 26 avendo notato che spesso il fallimento<br />

dell’inpianto in silastic avveniva per rottura a livello della resezione<br />

ossea, introduce l’uso dei cosiddetti grommets rappresentati<br />

da manicotti in titanio che vengono inseriti a press-fit sulle<br />

resezioni ossee.<br />

Questo accorgimento produce un netto aumento della qualita’ dei<br />

risultati: questi impianti vengono a tutt’oggi ancora utilizzati 27 28 .<br />

SPazIaTOrI<br />

Il concetto <strong>di</strong> spaziatore nasce dall’osservazione <strong>di</strong> molti autori,<br />

che il fallimento <strong>di</strong> una protesi con successiva sua rimozione, non<br />

necessariamente portava ad un cattivo risultato clinico per l’effettiva<br />

realizzazione <strong>di</strong> una valida artroplastica secondaria. Alcuni autori<br />

cominciano ad utilizzare le protesi in silicone a doppio stelo come<br />

“spaziatori <strong>di</strong>namici” con quin<strong>di</strong> rimozione programmata 29 30 .<br />

Nel 1982 Helal e Chen 31 introducono un modello <strong>di</strong> spaziatore sferico<br />

in silicone con anima in Dacron. Una revisione <strong>di</strong> questo spaziatore<br />

effettuata da Broughton nel 1989 32 <strong>di</strong>mostrava però oltre il<br />

60% <strong>di</strong> cattivi risultati.<br />

Nel 1975 Regnauld 33 introduce le sue protesi <strong>di</strong> interposizione: si<br />

trattava <strong>di</strong> protesi a forma <strong>di</strong> bottone originariamente in polietilene,<br />

successivamente in acciaio, che venivano interposte anche a livello<br />

delle metatarso-falangee esterne. Questi bottoni erano dotati <strong>di</strong> fori<br />

per un ancoraggio ai tessuti molli. La loro rimozione era programmata<br />

a <strong>di</strong>stanza 1 o 2 anni.<br />

Successivamente Barouk nel 1987 34 mo<strong>di</strong>fica le protesi <strong>di</strong> Regnauld<br />

rendendole cannulate per l’infibulo con fili <strong>di</strong> Kirschner, poi realizzandole<br />

in zirconio. La rimozione viene programmata dall’autore a<br />

<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 6 mesi.<br />

Negli anni 90, con l’introduzione delle tecnologie sui materiali riassorbibili,<br />

Giannini realizza uno spaziatore in acido poli D-L lattico<br />

a forma <strong>di</strong> lente biconcava con uno stelo <strong>di</strong>afisario 35 .<br />

Questo spaziatore, <strong>di</strong>sponibile anche per le articolazioni metatarsofalangee<br />

esterne, viene montato dopo una minima resezione ossea<br />

della testa metatarsale: la protesi e’ cannulata per permettere una<br />

stabilizzazione temporanea del montaggio me<strong>di</strong>ante infibulo del<br />

raggio con filo <strong>di</strong> Kirschner. Per le caratteristiche del materiale <strong>di</strong><br />

fabbricazione, l’impianto lavora guidando durante il suo lento e progressivo<br />

riassorbimento, la formazione <strong>di</strong> tessuto fibro-cicatriziale<br />

e lo sviluppo <strong>di</strong> una neo-articolazione fibrosa. I risultati riportati<br />

con questi spaziatori sono sod<strong>di</strong>sfacenti con una percentuale che<br />

supera il 90% ad una <strong>di</strong>stanza fra i 2 ed i 7 anni 35 36 .<br />

PrOTESI TOTaLI<br />

Parallelamente ai tentativi fin qui descritti, compaiono e si sviluppano<br />

modelli <strong>di</strong> protesi totali con sostituzione dei due varsan-<br />

S266<br />

ti articolari con modelli non vincolati, vincolati e semi vincolati.<br />

Nel 1965 Downey 37 <strong>di</strong>segna senza mai realizzarla, una protesi in<br />

cromo-cobalto vincolata tipo ball and socket con due steli <strong>di</strong>afisari<br />

dotati <strong>di</strong> “barbe” per garantire la fissazione all’osso.<br />

Nel 1975 Weil e Smith 38 <strong>di</strong>segnano ed impiantano una protesi realizzata<br />

dalla Richards, semivincolata cementata. La componente<br />

falangea era realizzata in polietilene ad alta densità, mentre la componente<br />

metatarsale, dotata <strong>di</strong> stelo, era in acciaio. Questa protesi,<br />

realizzata in due versioni una per ciascun lato, venne in seguito<br />

abbandonata per la elevata percentuale <strong>di</strong> cattivi risultati.<br />

Johnson e Buck nel 1981 39 presentano un modello <strong>di</strong> protesi non<br />

vincolata, cementata, realizzato dalla DePuy: la componente falangea<br />

era in polietilene, mentre quella metatarsale in acciaio. I risultati<br />

<strong>di</strong> questa protesi non si sono <strong>di</strong>mostrati superiori a quelli delle<br />

resezioni-artroplastiche, con percentuali <strong>di</strong> mobilizzazione superiori<br />

al 50% 40 .<br />

Nel 1983 anche Lubinus 41 tenta l’impianto <strong>di</strong> una sua protesi<br />

non cementata realizzata sul modello <strong>di</strong> quelle per l’articolazione<br />

dell’anca, con una componente emisferica metatarsale in cromocobalto<br />

ed una componente falangea in polietilene. Anche questo<br />

modello fu abbandonato per l’elevata percentuale <strong>di</strong> complicanze.<br />

Nel 1989 Merkle e Sculco 42 presentano un loro modello non vincolato<br />

non cementato, costituito da una componente falangea in<br />

titanio-polietilene con stelo <strong>di</strong>afisario ed una componente metatarsale<br />

<strong>di</strong> rivestimento in titanio. I risultati non sod<strong>di</strong>sfacenti <strong>di</strong> questa<br />

protesi superavano il 60% dei casi, per cui fu abbandonata.<br />

Nel 1988 Koenig presenta una protesi totale modulare denominata<br />

Total toe system realizzata dalla Biomet 43 44 . Si tratta <strong>di</strong> un sistema<br />

<strong>di</strong> protesi cementata e non, non vincolata, in 4 misure che possono<br />

essere montate in <strong>di</strong>verse combinazioni con componente metatarsale<br />

in cromo-cobalto rivestito in titanio plasma-spray con stelo <strong>di</strong>afisario,<br />

e componente falangea in polietilene ad alta densità con o<br />

senza metal-back in titanio. Nella componente metatarsale compare<br />

per la prima volta il rivestimento anche del versante plantare che<br />

permette la protesizzazione anche della componente articolare con<br />

i sesamoi<strong>di</strong>. Per la prima volta compare anche uno strumentario<br />

de<strong>di</strong>cato con una guida <strong>di</strong> taglio per la componente metatarsale. La<br />

protesi è ancora in produzione, è stata utilizzata anche nelle revisioni<br />

45 e i risultati riportati dall’autore 43 44 risultano eccellenti in<br />

una percentuale <strong>di</strong> casi che supera l’84% a <strong>di</strong>stanza me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> oltre<br />

5 anni.<br />

Successivi tentativi anche in Cina con Lu che nel 1990 46 presenta<br />

due modelli della stessa protesi non vincolata e che prevede il<br />

rivestimento anche della superficie plantare della testa: un modello<br />

con componente metatarsale sferica in titanio fissata con una vite<br />

e componente falangea in polietilene; l’altro modello prevede una<br />

componente metatarsale sempre sferica in titanio ma dotata <strong>di</strong> stelo<br />

simmetrico e componente falangea in polietilene con stelo in titanio.<br />

I risultati <strong>di</strong> questa protesi non sono <strong>di</strong>sponibili in letteratura.<br />

Nel 1991 Giannini 47 presenta un modello <strong>di</strong> protesi semi vincolata<br />

non cementata in materiale ceramico (allumina): le due componenti<br />

della protesi presentano uno stelo <strong>di</strong>afisario che è simmetrico per la<br />

parte falangea ed inclinato <strong>di</strong> 15° per quella metatarsale. Purtroppo<br />

anche l’esperienza con questa protesi è risultata fallimentare con<br />

oltre il 70% <strong>di</strong> necessità <strong>di</strong> rimozione dell’impianto anche a breve<br />

termine 35 .

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