30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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attuali materiali e tecniche <strong>di</strong> osteosintesi nelle fratture complesse dell’epifisi prossimale dell’omero<br />
DISCuSSIONE<br />
Il trattamento chirurgico delle fratture<br />
del 1/3 prossimale dell’omero rappresenta<br />
in molti casi ancora una sfida per<br />
il chirurgo ortope<strong>di</strong>co, sia nei pazienti<br />
giovani che negli anziani. C’è <strong>di</strong>scordanza<br />
<strong>di</strong> pareri sul sistema <strong>di</strong> fissazione<br />
da utilizzare, specialmente nei casi con<br />
notevole frammentazione e con per<strong>di</strong>ta<br />
d’osso. Quello che risulta chiaro dalla<br />
Letteratura è che il numero <strong>di</strong> complicanze<br />
della chirurgia delle fratture del<br />
terzo prossimale è ancora alto potendo raggiungere anche il 51%<br />
come recentemente descritto da Smith e Cofield 8 e che anche l’utilizzo<br />
<strong>di</strong> sistemi nuovi quali le placche a stabilità angolare possono<br />
nascondere insi<strong>di</strong>e e complicanze soprattutto per i casi <strong>di</strong> mancata<br />
o viziosa consolidazione e la necessità <strong>di</strong> re interventi che in alcune<br />
casistiche raggiungono il 20%. La meta-analisi della letteratura<br />
inoltre mostra la incostante ripresa funzionale successiva dell’articolazione<br />
con dati a volte modesti del punteggio <strong>di</strong> Constant 9 .<br />
Nei pazienti giovani la sintesi percutanea con fili k o con viti cannulate<br />
è stata considerata come gold standards specialmente dopo<br />
le pubblicazioni <strong>di</strong> H. Resch che ha perfezionato in<strong>di</strong>cazioni tecnica<br />
e strumentario per l’esecuzione del trattamento ma dopo i primi<br />
anni <strong>di</strong> entusiasmo, valutando anche i rischi legati all’utilizzo <strong>di</strong><br />
alte dosi <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azioni ionizzanti, il numero <strong>di</strong> pubblicazioni è veramente<br />
esiguo.<br />
Anche nella nostra esperienza dopo un primo entusiasmo, considerando<br />
che in alcuni casi è <strong>di</strong>fficile stabilizzare i piccoli frammenti e<br />
mantenere la riduzione ottenuta, abbiamo quasi del tutto abbandonata<br />
questa tecnica riservandola solo alle fratture a due parti della<br />
grande tuberosità con grosso frammento.<br />
Gli ottimi risultati ottenuti con la tecnica RIOP, evidenti anche nella<br />
nostra casistica, <strong>di</strong>pendono da <strong>di</strong>versi fattori, tra i quali quello<br />
più importante è l’accurata selezione dei pazienti; infatti sono stati<br />
trattati pazienti fratturatisi con traumi a bassa energia ed integrità<br />
della cuffia, riservando tale tecnica solo a fratture a 2 e 3 frammenti<br />
con integrità del calcar.<br />
Il trattamento delle fratture a 4 frammenti e delle fratture cosiddette<br />
inclassificabili è ancora molto controverso, con risultati non univoci<br />
anche nella letteratura più recente. In questa tipologia <strong>di</strong> fratture<br />
sono riportati risultati più negativi con incidenza della osteonecrosi<br />
che oscilla tra il 21% ed il 75%. In queste fratture Neer ha riportato<br />
la osteonecrosi in 6 su 8 pazienti trattati, così come Leyson ha riportato<br />
la stessa percentuale in casi non trattati chirurgicamente 10 11 .<br />
Gerber ed Hertel hanno proposto in questi casi una osteosintesi<br />
aperta ma con placche <strong>di</strong> nuova generazione a basso profilo o a<br />
minimo ingombro altri placche a stabilità angolare associate, altri<br />
ancora enfatizzano il trattamento con osteosuture 12 .<br />
Seide e coll. infatti hanno <strong>di</strong>mostrato, la superiorità della placche<br />
a stabilità angolare rispetto alle placche tra<strong>di</strong>zionale. Gli Autori<br />
hanno enfatizzato la utilità dell’accoppiamento placca-vite bloccata<br />
non solo per anticipare il recupero funzionale della spalla, ma anche<br />
per la superiore stabilità che. favorirebbe la rivascolarizzazione del<br />
1/3 prossimale dell’omero 13 a<br />
.<br />
S256<br />
B C<br />
Fig. 2 Frattura a 4 parti della testa omerale, in uomo <strong>di</strong> 80 anni, trattata con sistema Da Vinci con clinica e TC <strong>di</strong> controllo 3 anni.<br />
Tuttavia, risulta ancora <strong>di</strong>ffusa in molti chirurghi la convinzione<br />
della necessità <strong>di</strong> trattare le fratture complesse inclassificabili nei<br />
pazienti <strong>di</strong> 55-60 anni con una protesi omerale.<br />
I risultati delle protesi <strong>di</strong> spalla non sono costanti, infatti Green et al<br />
stu<strong>di</strong>ando 22 pazienti con protesi hanno evidenziato una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />
movimento attivo in elevazione <strong>di</strong> 100°, una extrarotazione attiva<br />
<strong>di</strong> 30° e una intrarotazione <strong>di</strong> l1°.<br />
Goldmann 14 in un’analisi <strong>di</strong> 26 pazienti, 12 per fratture a 3 parti e<br />
14 per fratture a 4 parti riporta una assenza <strong>di</strong> dolore nel 73% dei<br />
casi ed un movimento attivo non preve<strong>di</strong>bile con un rapporto <strong>di</strong>retto<br />
tra età, tipo <strong>di</strong> frattura ed una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> elevazione <strong>di</strong> 107°.<br />
Noi pensiamo che la protesizzazione della spalla per frattura a quattro<br />
parti o per fratture inclassificabili è un gesto chirurgico molto<br />
complesso la cui pre<strong>di</strong>ttibilità funzionale a <strong>di</strong>stanza risulta ancora<br />
impreve<strong>di</strong>bile ed i risultati anche in mani esperte sono incostanti.<br />
Riteniamo che i risultati possono essere migliori paradossalmente<br />
nei soggetti più giovani ed in quelli affetti da fratture lussazioni con<br />
possibilità <strong>di</strong> identificazione e ricostruzione <strong>di</strong>retta delle tuberosità,<br />
mentre elementi sfavorevoli sono la pluriframmentarietà della<br />
grande tuberosità ed il susseguente coinvolgimento della cuffia dei<br />
rotatori nella malacia strutturale postraumatica.<br />
Quello che avviene nel bone stock dell’omero prossimale dopo le<br />
fratture più complesse, non è stato ancora perfettamente stu<strong>di</strong>ato,<br />
tuttavia la compattazione e la scompaginazione delle trabecole<br />
ossee è costante e questo avviene sia per le fratture dei soggetti<br />
giovani, in misura minore, che per quelli adulti o negli anziani<br />
più frequentemente in maggiore entità per la presenza della osteoporosi.<br />
Noi abbiamo enfatizzato molto questo concetto del bone loss<br />
postraumatico specialmente nelle fratture a tre e quattro parti e nelle<br />
fratture complesse non classificabili. La nostra osservazione è che<br />
nel trauma, soprattutto se ad alta energia, si determina una <strong>di</strong>minuzione<br />
del bone stock notevole poiché le trabecole si impattano<br />
<strong>di</strong>minuendo in volume essendo schiacciate dalla calotta omerale<br />
che è a consistenza ossea più compatta. Abbiamo considerato che<br />
anche quando si riesce ad ottenere la riduzione delle tuberosità e<br />
della calotta omerale in posizione anatomica, essendo completamente<br />
alterata l’organizzazione trabecolare con la formazione <strong>di</strong><br />
un minus volumetrico che altera il contatto fra le parti, qualsiasi<br />
osteosintesi con tragitto delle componenti metalliche avvitate nel<br />
vuoto non può garantire conseguentemente la rivascolarizzazione<br />
della testa anche se inizialmente sembrerebbero consentire una<br />
buona stabilità tra placca e calotta.