30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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Ciò può essere spiegato con il fatto che essi sono composti da calcio e<br />
da fosfato, che rappresentano i principali costituenti della componente<br />
minerale dell’osso. Il tricalcio-fosfato e l’HA, sono stati sottoposti<br />
negli anni ad ampi stu<strong>di</strong> in vitro e in vivo. Possono essere facilmente<br />
<strong>di</strong>fferenziati l’uno dall’altro in base al rapporto stechiometrico calcio/<br />
fosfato. La trasformazione del tricalcio fosfato in HA e viceversa la<br />
conversione dall’HA, la sua struttura cristallina, la sua porosità, e la sua<br />
solubilità <strong>di</strong>pendono dalla meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> produzione e dalla temperatura<br />
cui è sottoposto nel corso della lavorazione. Nesheiwat et al hanno utilizzato<br />
l’HA corallina per la ricostruzione <strong>di</strong> ampi <strong>di</strong>fetti post traumatici<br />
del primo osso metatarsale, riportando risultati paragonabili a quelli<br />
ottenuti con l’osso autologo. L’HA corallina è prodotta utilizzando la<br />
struttura trabecolare del corallo marino, nel quale, attraverso una reazione<br />
<strong>di</strong> scambio idrotermico, il carbonato <strong>di</strong> calcio che lo costituisce<br />
viene convertito a fosfato <strong>di</strong> calcio, senza alcun cambiamento però della<br />
struttura trabecolare. Lo stu<strong>di</strong>o confermò che il biomateriale impiantato<br />
veniva completamente incorporato nell’osso ospite. Inoltre si osservò<br />
che, mentre all’inizio l’impianto non era in grado <strong>di</strong> sopportare lo stress<br />
meccanico perchè troppo fragile, una volta incorporato nell’osso, esso<br />
<strong>di</strong>veniva resistente al pari dell’osso nativo 19 . Diversi autori hanno valutato<br />
la capacità del tricalcio-fosfato, dell’HA e della collagene-HA <strong>di</strong><br />
determinare la guarigione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti ossei, sia da soli sia dopo l’aggiunta<br />
<strong>di</strong> cellule midollari. I risultati sono stati confrontati con quelli ottenuti<br />
impiantando osso spongioso. È possibile che le cellule staminali nelle<br />
prime 3-4 settimane conferiscano al biomateriale un’attività osteogenetica,<br />
che altrimenti non avrebbe, che si unisce a quella osteoconduttiva.<br />
Solo successivamente <strong>di</strong>viene preminente il contributo delle cellule<br />
dell’osso ospite. La capacità del tricalcio-fosfato e dell’HA <strong>di</strong> sostenere<br />
la crescita ossea è più evidente quando l’impianto è a <strong>di</strong>retto contatto<br />
con l’osso ospite. Tale crescita è determinata in parte dalla misura del<br />
<strong>di</strong>ametro dei pori, che comunemente varia tra 100 µm e 400 µm, e in<br />
parte dal tempo trascorso dall’impianto 20 21 . Misch et al hanno valutato<br />
le <strong>di</strong>fferenze, nell’ambito <strong>di</strong> applicazioni odontoiatriche, tra l’osso<br />
autologo, la matrice ossea demineralizzata e biomateriali <strong>di</strong> fosfato <strong>di</strong><br />
calcio come l’HA e il tricalcio-fosfato. È stato <strong>di</strong>mostrato che il loro<br />
impiego in <strong>di</strong>verse combinazioni <strong>di</strong>pende anche dalle <strong>di</strong>mensioni e<br />
dalla sede del <strong>di</strong>fetto osseo. In particolare hanno potuto osservare che<br />
l’uso dell’HA, del tricalcio-fosfato e <strong>di</strong> composti ottenuti dalla loro<br />
combinazione con la matrice ossea demineralizzata trovino in<strong>di</strong>cazione<br />
in presenza <strong>di</strong> piccoli <strong>di</strong>fetti ossei, mentre in quelli più ampi è in<strong>di</strong>cato<br />
l’impiego <strong>di</strong> osso autologo o comunque la combinazione HA-osso<br />
autologo. In generale è emerso che quanto maggiore è il <strong>di</strong>fetto osseo,<br />
tanto più è necessario ricorrere all’innesto o all’aggiunta <strong>di</strong> cellule autologhe<br />
(scaffold composito) 21 22 . Un aspetto dell’impiego delle matrici<br />
ceramiche come riempitivo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti ossei è quello riguardante la<br />
chirurgia dei tumori dell’osso, nella quale comunemente l’asportazione<br />
della lesione tumorale è seguita dall’innesto <strong>di</strong> osso autologo. Tuttavia<br />
può essere <strong>di</strong>fficile ottenere una quantità <strong>di</strong> osso sufficiente a riempire<br />
i <strong>di</strong>fetti ossei a causa della loro ampiezza 23 .<br />
CONCLuSIONI<br />
L’orientamento più attuale della ricerca e dell’applicazione clinica<br />
consiste nell’impiego <strong>di</strong> materiali compositi costituiti da associazioni<br />
<strong>di</strong> piccole quantità <strong>di</strong> innesti ossei autologhi, ominnesti morcellizzati<br />
o strutturati sulla base delle esigenze meccaniche, biomateriali <strong>di</strong><br />
sintesi come riempimento, fattori <strong>di</strong> crescita e cellule mesenchimali<br />
a. Gigante et al.<br />
autologhe. In questo modo è possibile supportare tutte e tre le attività<br />
osteoconduttive, osteoinduttive ed osteosteogenetiche richieste per un<br />
rapida guarigione.<br />
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