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30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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G.I.O.T. 2010;36(suppl. 1):S122-S124<br />

Trattamento chirurgico della scoliosi nella Spinal Muscolar Atrophy<br />

F. Becchetti, a. andaloro, S. Becchetti<br />

La MaLaTTIa<br />

La Spinal Muscolar Atrophy (SMA) comprende affezioni geneticamente<br />

determinate, autosomiche recessive, mappate sul cromosoma<br />

5, con ampio spettro <strong>di</strong> gravità clinica, sempre caratterizzate<br />

da atrofia muscolare e deficit motorio agli arti ed al tronco, per<br />

degenerazione dei motoneuroni spinali “α” ed, occasionalmente, <strong>di</strong><br />

quelli dei nuclei bulbari inferiori; non è presente deficit sensitivo,<br />

né dell’intelligenza. Ha un’incidenza <strong>di</strong> circa 1 su 10.000 1 in<strong>di</strong>vidui<br />

ed una prevalenza <strong>di</strong> portatori <strong>di</strong> 1 su 40-50 2 .<br />

Nella SMA possono essere <strong>di</strong>stinti tre tipi principali 3 : Tipo I,<br />

forma grave o malattia <strong>di</strong> Werdnig-Hoffman, con premorienza per<br />

insufficienza respiratoria entro l’età <strong>di</strong> due anni; Tipo II, o forma<br />

interme<strong>di</strong>a, che prevede una sopravvivenza sino alla 4°-5° decade<br />

<strong>di</strong> vita, e Tipo III, forma lieve o malattia <strong>di</strong> Kugelberg-Welander,<br />

talvolta priva <strong>di</strong> particolari limitazioni dell’aspettativa <strong>di</strong> vita.<br />

Tuttavia, oggi, questa <strong>di</strong>stinzione sembra insufficiente a definire gli<br />

innumerevoli gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> espressività clinica della malattia, che vengono<br />

meglio in<strong>di</strong>viduati me<strong>di</strong>ante una puntualizzazione decimale<br />

(Tipo 2.1; 2.2; ecc.) o meglio connotati dalla classificazione funzionale<br />

<strong>di</strong> Evans 4 , che propone quattro gruppi, <strong>di</strong>fferenziabili in base a<br />

valutazioni sullo stato delle abilità motorie del paziente (Tab. I).<br />

LE DEFOrMITà<br />

Le più frequenti deformità dell’apparato osteo-articolare conseguenti<br />

alla SMA sono correlabili a retrazioni delle parti molli per<br />

deficit muscolare e posture coatte ed interessano prevalentemente<br />

gli arti inferiori, l’anca e la colonna vertebrale.<br />

Le deformità vertebrali compaiono in più del 75% dei casi 5 e possono<br />

raggiungere, secondo alcune statistiche 6 , il 100% nel Tipo II<br />

e nel Gruppo I <strong>di</strong> Evans. Sono rappresentate dalla scoliosi, spesso<br />

<strong>di</strong> forma toraco-lombare, associata <strong>di</strong> regola a bacino obliquo e<br />

nel 30% dei casi a cifosi 2 . L’evolutività è generalmente elevata,<br />

soprattutto nel Tipo II (> 8° Cobb/anno in me<strong>di</strong>a) 2 , e determina<br />

nel paziente un ulteriore deterioramento della funzione respiratoria<br />

e del confort posturale.<br />

IL TraTTaMENTO CONSErVaTIVO DELLa SCOLIOSI<br />

Mentre nella SMA I, a causa della gravità delle con<strong>di</strong>zioni generali<br />

dei pazienti che ne sono affetti e delle loro ridottissime aspettative<br />

<strong>di</strong> vita, le cure sono essenzialmente limitate all’assistenza<br />

S.C. <strong>di</strong> Ortope<strong>di</strong>a e <strong>Traumatologia</strong>, Centro Scoliosi, Istituto Giannina Gaslini<br />

(Direttore S. Becchetti)<br />

S122<br />

Tab. I. Classificazione <strong>di</strong> Evans<br />

Tipo 1 Posizione seduta impossibile; nessun controllo del capo<br />

Tipo 2 Posizione seduta possibile; passaggi posturali impossibili; ortostasi<br />

e deambulazione impossibili, anche con ortesi<br />

Tipo 3 Possibili i passaggi posturali; ortostasi e deambulazione solo con ortesi<br />

Tipo 4 Ortostasi e deambulazione possibili senza ortesi<br />

respiratoria ed al nursing, nel Tipo II e III è <strong>di</strong> regola possibile il<br />

trattamento della scoliosi. Nella SMA III, ove il deficit respiratorio<br />

è molto tar<strong>di</strong>vo o assente e le curve scoliotiche manifestano<br />

un’evolutività moderata (< 3°Cobb/anno in me<strong>di</strong>a) 2 , vi è spazio<br />

per un trattamento conservativo. Per contro nella SMA II e sue<br />

forme borderline il trattamento conservativo è ritenuto solo un<br />

palliativo 2 5 , talvolta controin<strong>di</strong>cato. Infatti, la fisiokinesiterapia,<br />

pur in<strong>di</strong>spensabile alla riabilitazione generale del paziente,<br />

non <strong>di</strong>mostra alcuna efficacia sulla curva scoliotica; il corsetto<br />

ortope<strong>di</strong>co offre solo un aiuto al mantenimento <strong>di</strong> una postura<br />

seduta sufficientemente confortevole o al procrastinamento della<br />

chirurgia, a fronte però <strong>di</strong> un effetto negativo sulla funzione<br />

respiratoria; il corsetto gessato a “coup de frein”, garantisce solo<br />

un’efficacia effimera, accompagnata da un’inaccettabile rischio<br />

<strong>di</strong> complicanze respiratorie.<br />

IL TraTTaMENTO CHIrurGICO DELLa SCOLIOSI<br />

Il trattamento chirurgico pone numerosi e <strong>di</strong>fficili interrogativi;<br />

il primo riguarda le in<strong>di</strong>cazione all’intervento, che devono scaturire<br />

da una me<strong>di</strong>a pesata <strong>di</strong> molti fattori: quelli prognostici della<br />

malattia, emergenti dall’inquadramento tra<strong>di</strong>zionale in tre Tipi,<br />

quelli funzionali, suggeriti dalla classificazione <strong>di</strong> Evans, e quelli<br />

geometrici e biomeccanici, desunti da un attento esame ortope<strong>di</strong>co.<br />

Se operare o non operare può essere una scelta non <strong>di</strong>fficile in<br />

molti pazienti affetti da SMA III, ma sempre complessa nel caso <strong>di</strong><br />

SMA II e delle sue forme borderline; ovvero, nei pazienti appartenenti<br />

al Gruppo 2 e 3 e in parte 1 <strong>di</strong> Evans. Tale scelta consegue<br />

a valutazioni sul singolo paziente e sulla possibilità <strong>di</strong> raggiungere<br />

obiettivi <strong>di</strong> prevenzione e <strong>di</strong> riabilitazione. I primi stimolati dalla<br />

presenza <strong>di</strong> una curva che evidenzia segni <strong>di</strong> evoluzione importante,<br />

come <strong>di</strong> regola accade nel Gruppo 2 <strong>di</strong> Evans, o comunque dalla<br />

considerazione che anche per il Gruppo 3 e 4 si tratta generalmente<br />

<strong>di</strong> scoliosi che, talvolta apparentemente stabili, peggiorano spesso<br />

nell’età adulta; i secon<strong>di</strong> proposti dal desiderio <strong>di</strong> tentare il raggiungimento<br />

<strong>di</strong> una posizione seduta ed il miglioramento dell’aspettativa<br />

<strong>di</strong> vita, come talvolta è possibile per pazienti appartenenti al<br />

Gruppo 1 <strong>di</strong> Evans, o <strong>di</strong> offrire a quelli del Gruppo 2 o talvolta 3 un<br />

maggior confort in carrozzella, da loro giustamente percepito come<br />

importante miglioramento della qualità della vita.

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