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30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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Overview sulle malattie infettive dell’apparato locomotore<br />

Per quanto riguarda la terapia, occorre sottolineare come la capacità<br />

dei <strong>di</strong>versi antibiotici <strong>di</strong> penetrare nel tessuto del <strong>di</strong>sco intervertebrale<br />

non sia del tutto nota, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto avviene<br />

per il tessuto osseo, nel quale penetrano in maniera eccellente<br />

fluorochinoloni, clindamicina, rifampicina e metronidazolo e<br />

in maniera scarsa aminoglicosi<strong>di</strong>. Ovviamente, anche in questo<br />

caso, il trattamento empirico <strong>di</strong> prima scelta deve tenere in considerazione<br />

i dati epidemiologici che in<strong>di</strong>cano gli stafilococchi<br />

come gli agenti eziologici <strong>di</strong> più frequente riscontro e la recente<br />

<strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> ceppi meticillino-resistenti, soprattutto nelle infezioni<br />

acquisite in comunità. La terapia dovrebbe, infine, tenere<br />

in considerazione l’eventuale coinvolgimento neurologico, che<br />

viene considerato un fattore prognostico negativo in termini sia<br />

<strong>di</strong> morbi<strong>di</strong>tà (comparsa <strong>di</strong> sequele neurologiche permanenti) che<br />

<strong>di</strong> mortalità.<br />

OSTEOMIELITI<br />

Le osteomieliti possono essere classificate in base al loro decorso<br />

in forme acute o croniche, in base all’eziopatogenesi in forme a<br />

<strong>di</strong>ffusione ematogena (19%), per inoculazione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> microrganismi<br />

(47%) o per <strong>di</strong>ffusione da siti <strong>di</strong> infezione contigui (cute<br />

e tessuti molli), in base alla localizzazione in forme midollari,<br />

superficiali, localizzate o <strong>di</strong>ffuse) 21 22 . In ogni forma <strong>di</strong> osteomielite<br />

l’agente patogeno <strong>di</strong> più frequente risconto è lo Staphylococcus<br />

aureus (50% dei casi). Nelle osteomieliti nosocomiali sono chiamati<br />

in causa con maggiore frequenza Pseudomonas aeruginosa<br />

ed enterobatteri. Le osteomieliti conseguenti ad ulcere cutanee o<br />

a piede <strong>di</strong>abetico sono per lo più polimicrobiche da streptococchi,<br />

stafilococchi, batteri Gram-negativi e batteri anaerobi. Nei soggetti<br />

immunodepressi possono essere isolati Bartonella henselae,<br />

Mycobacterium avium complex, Can<strong>di</strong>da albicans. Nei tossico<strong>di</strong>pendenti<br />

per via iniettiva i germi patogeni <strong>di</strong> usuale riscontro<br />

sono Staphylococcus aureus, Pseudomonas aeruginosa, Can<strong>di</strong>da<br />

albicans 23 .<br />

Il trattamento antibiotico, che deve essere instaurato precocemente<br />

in maniera empirica, in attesa dell’isolamento dell’agente eziologico,<br />

prevede la somministrazione per via parenterale, allo scopo <strong>di</strong><br />

garantire una migliore penetrazione dei farmaci nel tessuto osseo,<br />

<strong>di</strong> vancomicina, per superare l’ostacolo della meticillino-resistenza,<br />

e <strong>di</strong> farmaci attivi contro i batteri Gram-negativi. Poiché alte<br />

dosi <strong>di</strong> antibiotico devono essere somministrate per via parenterale<br />

per lunghi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> tempo occorre porre particolare attenzione<br />

agli effetti collaterali. Il linezolid, dotato <strong>di</strong> attività contro i batteri<br />

Gram-positivi, compresi gli stafilococchi, gli streptococchi e gli<br />

enterococchi, è, ad esempio, responsabile <strong>di</strong> tossicità midollare e<br />

<strong>di</strong> neuropatie periferiche, se somministrato a lungo termine. Per<br />

tale motivo il suo utilizzo è limitato ai pazienti con osteomielite<br />

secondaria ad enterococchi vancomicina-resistenti o a quelli che<br />

non tollerano la vancomicina.<br />

INFEzIONE Da HIV E aPParaTO MuSCOLOSCHELETrICO<br />

L’avvento della politerapia antiretrovirale, denominata anche<br />

Highly Active Antiretroviral Therapy (HAART), ha determinato<br />

S58<br />

un notevole allungamento della sopravvivenza dei pazienti con la<br />

malattia da HIV, che da infezione fatale è <strong>di</strong>ventata una patologia<br />

cronica, gravata da una serie <strong>di</strong> complicanze metaboliche, car<strong>di</strong>ovascolari,<br />

renali, epatiche ed ossee. Tali complicanze sono in parte<br />

attribuibili allo stesso virus HIV ed in parte riconducibili agli effetti<br />

collaterali dei farmaci antiretrovirali 24 25 .<br />

Il riarrangiamento osseo è un’importante complicanza nel corso<br />

dell’infezione da HIV ed è causa <strong>di</strong> quadri <strong>di</strong> osteopenia/osteoporosi,<br />

osteomalacia e osteonecrosi.<br />

Osteopenia ed osteoporosi sono le alterazioni ossee <strong>di</strong> più frequente<br />

riscontro: il rischio <strong>di</strong> sviluppare osteoporosi è 2.4 volte<br />

maggiore nei soggetti sieropositivi in trattamento antiretrovirale<br />

rispetto ai naive ed è 1.6 volte maggiore nei soggetti trattati con<br />

inibitori della proteasi rispetto a quelli che assumono schemi terapeutici<br />

alternativi.<br />

L’equilibrio tra riassorbimento osseo ad opera degli osteoclasti e<br />

produzione ossea ad opera degli osteoblasti determina l’omeostasi<br />

del tessuto osseo. Nel corso dell’infezione da HIV questo equilibrio<br />

si altera per incremento dell’attività degli osteoclasti e per apoptosi<br />

ed inibizione dell’attività degli osteoblasti. La proteina gp 120 del<br />

virus HIV favorisce la <strong>di</strong>fferenziazione e potenzia l’attività degli<br />

osteoclasti attraverso l’up-regolazione <strong>di</strong> RANKL (receptor activator<br />

for nuclear factor kB ligand) e <strong>di</strong> M-CSF (macrophage colonystimulating<br />

factor) rispettivamente nei linfociti T e nei macrofagi.<br />

Mentre M-CSF agisce principalmente favorendo la proliferazione<br />

dei precursori cellulari degli osteoclasti, RANKL gioca un ruolo<br />

chiave nella loro <strong>di</strong>fferenziazione e nella loro attivazione funzionale.<br />

Per quanto riguarda le interazioni tra HIV ed osteoblasti, gp 120<br />

potenzia da parte degli osteoblasti l’epressione del TNF-α (tumor<br />

necrosis factor-α), che innesca l’apoptosi delle stesse cellule con<br />

meccanismo autocrino/paracrino.<br />

Le interazioni tra inibitori della proteasi e tessuto osseo sono<br />

state stu<strong>di</strong>ate in vitro: nelfinavir, in<strong>di</strong>navir, saquinavir e ritonavir<br />

mostrano attività pro-osteoclastica, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> lopinavir ed<br />

amprenavir. Per quanto riguarda gli effetti sugli osteoblasti in<strong>di</strong>navir<br />

e ritonavir sono in grado <strong>di</strong> determinare in vitro una sensibile<br />

<strong>di</strong>minuzione dell’attività degli osteoblasti 26 .<br />

L’osteomalacia sembra essere correlata soprattutto ad un’ipovitaminosi<br />

D, osservabile nelle fasi avanzate dell’infezione e nell’iperattivazione<br />

immunitaria conseguente.<br />

Sebbene non siano ancora <strong>di</strong>sponibili delle linee guida, è raccomandabile<br />

sottoporre i pazienti con malattia da HIV, soprattutto<br />

quelli che assumono una terapia antiretrovirale, a perio<strong>di</strong>ci controlli<br />

<strong>di</strong> laboratorio e strumentali finalizzati a valutare lo stato <strong>di</strong><br />

salute dell’osso: densitometria ossea femorale e lombare, ra<strong>di</strong>ografia<br />

della colonna dorsale e lombare (per evidenziare eventuali<br />

fratture vertebrali), dosaggio del paratormone e della vitamina D,<br />

calcemia e fosfatemia, albuminemia, fosfatasi alcalina ossea,<br />

escrezione urinaria <strong>di</strong> calcio e fosfati, velocità <strong>di</strong> filtrazione<br />

glomerulare.<br />

La terapia si basa su misure comportamentali, <strong>di</strong>etetiche e farmacologiche:<br />

mo<strong>di</strong>ficazione dei fattori <strong>di</strong> rischio (abolizione del fumo<br />

<strong>di</strong> sigaretta, attività fisica, controllo del peso corporeo); adeguato<br />

introito <strong>di</strong> calcio e vitamina D con eventuali supplementi; terapia<br />

con bifosfonati. Prospettive terapeutiche future potrebbero essere<br />

basate sull’utilizzo <strong>di</strong> anticorpi monoclonali anti RANKL (deno-

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