30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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Evoluzione, in<strong>di</strong>cazioni e limiti della chirurgia protesica del gomito<br />
straint e le protesi unlinked con<br />
maggior o minor conformità e<br />
<strong>di</strong>stinte in semiconstraint e<br />
minimally constraint.<br />
Negli ultimi anni le protesi<br />
combined consentono con un<br />
unico <strong>di</strong>segno protesico <strong>di</strong><br />
poter trasformare una protesi<br />
non vincolata in una protesi<br />
vincolata a seconda delle<br />
necessità anatomo patologiche<br />
e chirurgiche.<br />
Le protesi vincolate (Fig. 1)<br />
non sono anatomiche e presentano<br />
una cerniera lassa (semiconstrained).<br />
La conformità<br />
delle protesi vincolata non è<br />
anatomica ma biomeccanica.<br />
Infatti se si analizza la capo-<br />
stipite e cioè la protesi <strong>di</strong> Coonrad Morrey a tutt’oggi ancora la<br />
più utilizzata, si evidenzia come l’asse <strong>di</strong> flesso estensione dell’impianto<br />
sia fedele all’asse anatomico (5° in valgo e intraruotato) con<br />
recupero dell’offset omerale ed ulnare. Inoltre la lassità della cerniera<br />
è <strong>di</strong> circa 7°-10°. In tal modo la protesi consente la rotazione<br />
in varo dell’avambraccio nella flessione ed in valgo nella estensione<br />
del gomito.<br />
Sul piano antero-posteriore le forti sollecitazioni che il muscolo<br />
tricipite ed il bicipite applicano sull’impianto, vengono controllate<br />
dalla flangia anteriore della componente omerale.<br />
Sul piano frontale il vincolo protesico garantisce la stabilità in varovalgo<br />
coa<strong>di</strong>uvato dai tessuti periarticolari in particolare dai legamenti<br />
collaterali.<br />
Le protesi non vincolate (Fig. 2) furono sviluppate inizialmente<br />
nel tentativo <strong>di</strong> risolvere lo scollamento protesico evidenziato nelle<br />
protesi a cerniera fissa.<br />
Il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> queste protesi si <strong>di</strong>versifica sulla base <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi gra<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> conformità e <strong>di</strong> constraint, ma tutte trovano la loro stabilità nella<br />
ricostruzione dei tessuti molli periprotesici. In alcune artroprotesi<br />
è prevista la possibilità <strong>di</strong> impiantare il capitello ra<strong>di</strong>ale. Questo<br />
aumenta la loro conformità con<br />
il vantaggio <strong>di</strong> incrementare la<br />
stabilità del giunto riducendo<br />
le sollecitazioni sulla articolazione<br />
ulno-omerale.<br />
Alcune protesi non vincolate<br />
come ad esempio la Souter,<br />
presentano un alto grado <strong>di</strong><br />
constraint per un’alta conformità<br />
omero-ulnare anche<br />
senza l’impianto del capitello<br />
ra<strong>di</strong>ale. In queste con<strong>di</strong>zioni<br />
la protesi presenta una bassa<br />
incidenza <strong>di</strong> instabilità ma con<br />
un’alta incidenza <strong>di</strong> loosening<br />
che si avvicina a quello delle<br />
protesi vincolate 5 .<br />
S252<br />
Fig. 1. Artroprotesi vincolata “semiconstrained”.<br />
In altri casi, ad esempio la protesi <strong>di</strong> Kudo e la capitello – condylar<br />
in assenza <strong>di</strong> conformità presentano una maggiore lassità intrinseca<br />
con possibilità <strong>di</strong> minime traslazioni delle componenti che consente<br />
<strong>di</strong> poterle definire “minimally constraint”. In questo tipo <strong>di</strong> impianto<br />
l’instabilità è la principale causa <strong>di</strong> insuccesso mentre il loosening<br />
scende a valori molto bassi 6 .<br />
Negli ultimi anni mentre le protesi vincolate semiconstraint ed<br />
in particolare la protesi <strong>di</strong> Coonrad-Morrey conservavano il loro<br />
design originario, novità vi sono state nel settore delle protesi non<br />
vincolate.<br />
L’in<strong>di</strong>rizzo progettuale è stato finalizzato a realizzare un impianto<br />
altamente modulare, conforme sia a livello omero-ra<strong>di</strong>ale che omero-ulnare<br />
con un basso constraint. Replicare l’anatomia articolare<br />
nel <strong>di</strong>segno della protesi richiede non solo <strong>di</strong> fare affidamento sulla<br />
stabilità legamentosa ma anche <strong>di</strong> riprodurre l’asse <strong>di</strong> rotazione<br />
del gomito, l’offset omerale ed ulnare riducendo la quantità <strong>di</strong> osso<br />
articolare che deve essere asportato per effettuare l’impianto.<br />
Questo risparmio del bone stock può consentire <strong>di</strong> effettuare come<br />
intervento <strong>di</strong> salvataggio una resezione atroplastica, nel caso del<br />
fallimento protesico in cui è impossibile effettuare un reimpianto.<br />
Le protesi <strong>di</strong> più recente progettazione sono state finalizzate ad<br />
associare in uno stesso <strong>di</strong>segno protesico i vantaggi delle protesi<br />
vincolate a quelle delle protesi non vincolate.<br />
Queste nuove protesi definite come Combined o Convertible cercano<br />
<strong>di</strong> dare una risposta all’estendersi delle in<strong>di</strong>cazioni all’impianto<br />
7 .<br />
Nei pazienti più giovani con maggior richieste funzionali la protesi<br />
non vincolata sembra essere la più in<strong>di</strong>cata ma allo stesso tempo è<br />
possibile prevedere per questi pazienti una successiva ripresa chirurgica.<br />
In questo caso lo stesso impianto può trasformarsi da una<br />
protesi non vincolata ad una vincolata. Ulteriore vantaggio <strong>di</strong> una<br />
protesi Convertible è la possibilità <strong>di</strong> trattare una instabilità postchirurgica<br />
mo<strong>di</strong>ficando lo stesso impianto da non vincolato a vincolato.<br />
Recentemente con la realizzazione <strong>di</strong> impianti sempre più anatomici,<br />
vi è stato un rinnovato interesse verso l’utilizzo dell’endoprotesi<br />
omerale (Fig. 3).<br />
In passato vi erano stati tentativi<br />
<strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong> componenti<br />
omerali <strong>di</strong> protesi standard<br />
non vincolate, specialmente in<br />
pazienti reumatoi<strong>di</strong> 8 .<br />
Da circa 5 anni nel nostro istituto<br />
utilizziamo con successo<br />
l’endoprotesi omerale “latitude”<br />
in pazienti relativamente<br />
giovani con fratture comminute<br />
articolare dell’omero e con<br />
conservata superficie articolare<br />
olecranica.<br />
Infine <strong>di</strong> più recente utilizzazione<br />
sono le protesi mono compartimentali<br />
laterali. L’utilizzo<br />
<strong>di</strong> questi impianti è limitato a<br />
patologie post-traumatiche o<br />
degenerative che interessano<br />
Fig. 2. Artroprotesi non vincolata. Fig. 3. Endoprotesi omerale anatomica.