30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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La malattia esostosante in età pe<strong>di</strong>atrica<br />
Fig. 12. M, 10 aa, voluminosa esostosi a livello dell’omero prossimale.<br />
Le localizzazioni alla tibia <strong>di</strong>stale sono più frequentemente<br />
sintomatiche rispetto a quelle al perone <strong>di</strong>stale;<br />
• la deformità in valgismo della Tibio-Tarsica è molto frequente<br />
nei pazienti con malattia esostosante (viene riportata in circa il<br />
50% dei pazienti), associandosi spesso alla deformità in valgismo<br />
delle ginocchia, e nei casi più gravi può portare ad artrosi<br />
secondaria precoce. Le cause <strong>di</strong> tale deformità comprendono<br />
<strong>di</strong>versi fattori, tra cui l’accorciamento relativo (dovuto a una<br />
crescita minore per <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> crescita dovuti alle esostosi) del<br />
perone rispetto alla tibia, e la formazione <strong>di</strong> esostosi nella sindesmosi<br />
che portano a una spinta progressiva o della tibia sul<br />
perone o viceversa, con deviazione; talvolta la crescita eccessiva<br />
<strong>di</strong> tali esostosi è talmente importante da causare una fusione<br />
tibo-peroneale. Nei pazienti in accrescimento è fondamentale<br />
riconoscere l’instaurarsi <strong>di</strong> tale deformità, in quanto essa tende<br />
ad essere progressiva. Pertanto, quando sia possibile in<strong>di</strong>viduare<br />
l’elemento causale della deformità (ad esempio, un’esostosi a<br />
partenza dalla tibia <strong>di</strong>stale che impronta il perone <strong>di</strong>stale), è<br />
in<strong>di</strong>cata l’asportazione precoce <strong>di</strong> tale esostosi, facendo cura <strong>di</strong><br />
preservare le fisi;<br />
• nei casi in cui il valgismo della tibiotarsica si sia già instaurato,<br />
andranno presi in considerazione (eventualmente in associazione<br />
all’asportazione delle esostosi) interventi <strong>di</strong> correzione dell’asse:<br />
– in letteratura vengono descritti interventi <strong>di</strong> allungamento<br />
del perone nei rari casi in cui l’accorciamento relativo <strong>di</strong><br />
questo segmento sia notevole. Inoltre alcuni autori propongono<br />
<strong>di</strong> effettuare interventi <strong>di</strong> epifisiodesi asimmetrica<br />
della tibia <strong>di</strong>stale nei soggetti con potenziale <strong>di</strong> crescita<br />
residuo sufficiente, con gli stessi principi visti per il valgi-<br />
S120<br />
smo del ginocchio. Si tratta comunque <strong>di</strong> interventi il cui<br />
risultato è scarsamente preve<strong>di</strong>bile;<br />
– gli interventi <strong>di</strong> osteotomia correttiva, invece, da effettuare<br />
a termine <strong>di</strong> accrescimento, hanno la possibilità <strong>di</strong> una correzione<br />
precisa dell’asse. È possibile anche in questo caso<br />
effettuare osteotomie in sottrazione o, nel caso si associ<br />
ipometria, in ad<strong>di</strong>zione. È necessario associare all’osteotomia<br />
della tibia <strong>di</strong>stale anche l’osteotomia del perone <strong>di</strong>stale,<br />
per consentire la correzione. La sintesi è generalmente<br />
effettuata con fili <strong>di</strong> Kirschner.<br />
aLTrE LOCaLIzzazIONI aLL’arTO INFErIOrE<br />
Esostosi localizzate al femore prossimale sono riportate in letteratura<br />
nel 30-90% dei pazienti, a seconda delle casistiche 1 2 . Una<br />
coxa valga secondaria alle esostosi è riportata nel 25% dei casi e<br />
nei casi più gravi può necessitare <strong>di</strong> un’osteotomia varizzante.<br />
Formazioni esostosiche a localizzazione acetabolare o peri-acetabolare<br />
o a livello del collo femorale possono provocare una lateralizzazione<br />
dell’asta femorale. È fondamentale riconoscere e trattare<br />
precocemente tali localizzazioni: l’esame obiettivo dei pazienti con<br />
malattia esostosante dovrà sempre comprendere l’esame dell’articolarità<br />
dell’anca e un esame ra<strong>di</strong>ografico verrà richiesto nei casi dubbi.<br />
ESOSTOSI a LIVELLO DELL’aVaMBraCCIO<br />
L’interessamento dell’avambraccio nella malattia esostosante<br />
è molto frequente, e deformità sono riportate nel 40-73% dei<br />
pazienti 1 . La gravità <strong>di</strong> tale interessamento è proporzionale alla<br />
severità generale del fenotipo <strong>di</strong> malattia (maggiore nei casi <strong>di</strong><br />
età più precoce <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> malattia, e col maggior numero<br />
complessivo <strong>di</strong> esostosi, o più bassa statura, ecc).<br />
Le esostosi possono localizzarsi tanto a livello del ra<strong>di</strong>o (metafisi<br />
prossimale o <strong>di</strong>stale) quanto a livello dell’ulna (generalmente a sede<br />
<strong>di</strong>stale), ma anche in tutti e due i segmenti contemporaneamente.<br />
Le deformità più frequenti consistono in: accorciamento dell’ulna<br />
con incurvamento del ra<strong>di</strong>o, sublussazione o lussazione del capitello<br />
ra<strong>di</strong>ale, alterazioni dell’articolazione ra<strong>di</strong>o-ulnare <strong>di</strong>stale, deformità<br />
dell’ulna e deviazione delle ossa carpali in senso ulnare.<br />
Per quanto riguarda il meccanismo patogenetico <strong>di</strong> tali deformità, è<br />
stato ipotizzato che le esostosi agiscano localmente, <strong>di</strong>sturbando la<br />
crescita della fisi contigua, proporzionalmente alla loro stessa crescita.<br />
In particolare, quanto più gran<strong>di</strong> sono le esostosi (e maggiore<br />
è l’interessamento corticale delle stesse, come nelle lesioni sessili<br />
rispetto a quelle peduncolate), tanto maggiore sarà l’accorciamento<br />
dell’osso interessato, e questo porterebbe a un incurvamento<br />
dell’altro segmento.<br />
La classificazione più frequentemente utilizzata per tali deformità,<br />
quella <strong>di</strong> Masada 10 , le <strong>di</strong>vide in 3 tipi, ed il tipo 1, quello più frequente,<br />
consiste appunto nella formazione <strong>di</strong> esostosi a livello dell’ulna <strong>di</strong>stale,<br />
con accorciamento <strong>di</strong> tale segmento ed incurvamento del ra<strong>di</strong>o ed<br />
inclinazione della sua superficie articolare <strong>di</strong>stale in senso ulnare.<br />
Nel tipo 2, invece, l’accorciamento dell’ulna porta a un minor<br />
incurvamento del ra<strong>di</strong>o, ma conduce alla lussazione del capitello<br />
ra<strong>di</strong>ale. Tale lussazione, riportata nel 22-33% dei pazienti ed associata<br />
a una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> motilità in pronazione, è un evento che occor-