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30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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G.I.O.T. 2010;36(suppl. 1):S230-S232<br />

Dilops: nuovo concetto <strong>di</strong> sintesi “a viti <strong>di</strong>vergenti” per le fratture petrocanteriche<br />

P. Palombi<br />

rIaSSuNTO<br />

Viene presentato il sistema a viti <strong>di</strong>vergenti “Dilops” per la sintesi<br />

delle fratture pertrocanteriche: esso si caratterizza per la mini<br />

invasività e la robustezza meccanica conferitogli dalla riduzione del<br />

braccio <strong>di</strong> leva intercorrente fra asse <strong>di</strong> carico femorale e scarico<br />

sulla corticale me<strong>di</strong>ale. Viene presentata la tecnica chirurgica ed i<br />

primi casi operati. Dal luglio 2009 ad oggi sono stati impiantati 95<br />

sistemi “Dilops”. I primi 70 sono stati richiamati ed hanno tutti avuto<br />

ottimo esito clinico con carico pieno dall’inizio; le RX e le Tac<br />

hanno mostrato una rapida formazione <strong>di</strong> callo osseo; sono state<br />

eseguite T.C. 3D che hanno dato segnali <strong>di</strong> abbondante formazione<br />

<strong>di</strong> callo osseo a breve termine (ve<strong>di</strong> Figura 11).<br />

I rimanenti, ultimi 25 casi mostrano essere in ottima e progressiva<br />

autonomizzazione anche se è da poco iniziato il processo <strong>di</strong> callificazione<br />

essendo stati da poco tempo operati.<br />

Il sistema a viti <strong>di</strong>vergenti “Dilops” nasce per coniugare la mini<br />

invasività <strong>di</strong> una sintesi per fratture laterali <strong>di</strong> collo femore con la<br />

robustezza e l’affidabilità dell’impianto. La mini invasività è intesa<br />

non solo come incisione cutanea, ma soprattutto come rispetto nei<br />

riguar<strong>di</strong> del patrimonio osseo, muscolo-ten<strong>di</strong>neo ed ematico.<br />

Per comprendere le caratteristiche che conferiscono a questo sistema<br />

la grande robustezza, bisogna ricordare le nozioni più elementari<br />

<strong>di</strong> biomeccanica dei carichi femorali: sappiamo che fra l’asse meccanico<br />

gravitario che passa in corrispondenza della testa femorale<br />

e l’asse anatomico rappresentato dalla <strong>di</strong>afisi femorale, intercorre<br />

una <strong>di</strong>stanza che corrisponde all’off-set e che crea un momento <strong>di</strong><br />

coppia; questo momento mette in crisi il femore integro se viene<br />

caricato fino oltre la sua resistenza portandolo alla rottura e mette<br />

in crisi tutti i sistemi <strong>di</strong> sintesi sotto sollecitazione.<br />

Oggi <strong>di</strong>sponiamo <strong>di</strong> viti-placche a scivolamento e <strong>di</strong> chio<strong>di</strong> endomidollari.<br />

Nel primo sistema abbiamo un momento <strong>di</strong> coppia molto<br />

ampio perché la placca avvitata <strong>di</strong>sta molto dall’asse <strong>di</strong> carico gravitario<br />

e pertanto, se non è sufficientemente lunga, non può contenere<br />

le forze del carico che vanno a scaricarsi, per il momento <strong>di</strong><br />

coppia, sulle viti laterali che sono sollecitate in trazione (Fig. 1);<br />

placche corte con poche viti possono con facilità mobilizzarsi per<br />

la estrazione delle viti (Fig. 2).<br />

La situazione biomeccanica è più favorevole per i chio<strong>di</strong> endomidollari<br />

perché le forze determinate dal momento <strong>di</strong> coppia vanno<br />

a estrinsecarsi più me<strong>di</strong>almente, dentro il canale midollare e per<br />

<strong>di</strong> più, non in trazione su viti, ma in compressione sull’endostio<br />

laterale del canale (Fig. 3).<br />

Il sistema Dilops si prefigge <strong>di</strong> accorciare ulteriormente il momento<br />

<strong>di</strong> coppia andando a scaricare le forze gravitarie sulla robusta corticale<br />

femorale me<strong>di</strong>ale me<strong>di</strong>ante un sistema che configura un arco<br />

ideale (Fig. 4).<br />

S230<br />

Fig. 1. Le forze in pressione sulla vite cefalica<br />

si trasmettono come forze in trazione sulle<br />

viti <strong>di</strong>afisarie.<br />

Fig. 3. Nel chiodo E.M. le forze in pressione<br />

cefaliche si trasmettono come forze in pressione<br />

sull’endostio del canale <strong>di</strong>afisario.<br />

Fig. 2. Il momento <strong>di</strong> coppia tende a trazionare<br />

le viti <strong>di</strong>afisarie.<br />

Fig. 4. Le forze gravitarie dalla testa dovrebbero<br />

scaricarsi sulla corticale me<strong>di</strong>ale me<strong>di</strong>ante<br />

un arco ideale.

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