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30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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L’impiego del tantalio nelle revisioni <strong>di</strong> artroprotesi <strong>di</strong> ginocchio<br />

Me<strong>di</strong>ante alesatore si esegue, poi, la preparazione del canale midollare<br />

per consentire l’utilizzo <strong>di</strong> un lungo stelo endomidollare, terzo<br />

elemento <strong>di</strong> stabilità all’intero impianto protesico.<br />

La scelta <strong>di</strong> steli cementati o “a press-fit” e l’utilizzo <strong>di</strong> augments<br />

metallici, tibiali o femorali determineranno, se necessari, il corretto<br />

posizionamento delle componenti protesiche nei tre piani dello<br />

spazio.<br />

Il cono definitivo viene impattato all’interno della metafisi tibiale o<br />

femorale. In presenza <strong>di</strong> aree <strong>di</strong> minus tra il cono e l’osso corticale<br />

residuo è consigliabile utilizzare innesti <strong>di</strong> osso in piccoli frammenti<br />

autologo o allogenico o anche sostituti dell’osso in pasta, al<br />

fine <strong>di</strong> migliorarne l’osteointegrazione e la stabilità secondaria.<br />

L’ampia superficie interna del cono consente un’adeguata cementazione<br />

e fissazione delle componenti, grazie alla possibilità <strong>di</strong><br />

inter<strong>di</strong>gitazione all’interno delle trabecole del tantalio trabecolare.<br />

rISuLTaTI<br />

Analisi clinica<br />

Tutti i pazienti sono stati seguiti prospetticamente a 1, 3, 6, 12 mesi<br />

e successivamente dopo ogni anno. La funzionalità articolare è stata<br />

registrata nell’imme<strong>di</strong>ato preoperatorio e lungo tutto il follow-up<br />

dallo stesso esaminatore secondo il sistema <strong>di</strong> valutazione dell’HSS<br />

(Hospital fo Special Surgery Score). Dal punto <strong>di</strong> vista funzionale<br />

abbiamo osservato un incremento dei valori me<strong>di</strong> alla valutazione<br />

me<strong>di</strong>ante scheda HSS, da valori <strong>di</strong> preoperatori <strong>di</strong> 31 punti a valori<br />

<strong>di</strong> 88 all’ultimo follow-up. All’analisi preoperatoria i 13 pazienti<br />

sottoposti ad intervento <strong>di</strong> revisione presentavano una contrattura<br />

in flessione <strong>di</strong> 8°, mentre all’ultima valutazione era <strong>di</strong> 3°.<br />

Analizzando le revisioni asettiche abbiamo evidenziato un incremento<br />

dell’articolarità da valori preoperatori <strong>di</strong> 92° a valori <strong>di</strong> 105°<br />

all’ultimo follow-up, mentre i casi <strong>di</strong> revisioni settiche presentavano<br />

una flessione massima finale <strong>di</strong> 95°.<br />

Quattro pazienti riferivano un dolore <strong>di</strong> coscia (3 casi) o <strong>di</strong> gamba<br />

(1 casi) in corrispondenza dell’apice dello stelo.<br />

Analisi ra<strong>di</strong>ografica<br />

La valutazione ra<strong>di</strong>ografica è stata eseguita me<strong>di</strong>ante esame ra<strong>di</strong>ografico<br />

in 2 proiezioni, dall’imme<strong>di</strong>ato postoperatorio fino all’ultimo<br />

follow-up, secondo la scheda della Knee Society 10 . Linee e aree<br />

<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>otrasparenza, stabili o progressive, all’interfaccia coni-osso<br />

sono state esaminate a ciascun controllo clinico. La valutazione<br />

clinica e ra<strong>di</strong>ografica è avvenuta con un follow-up me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 4.8<br />

anni (range 3.6-5.4).<br />

Lo stu<strong>di</strong>o ra<strong>di</strong>ografico ha <strong>di</strong>mostrato nel 25% dai casi una o più<br />

linee <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>otrasparenza incomplete a livello dell’interfaccia ossocemento.<br />

All’ultimo controllo apparivano non progressive e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensioni inferiori ai 2 mm. Non è stata evidenziata la comparsa<br />

<strong>di</strong> nuove linee <strong>di</strong> trasparenza all’ultimo follow-up.<br />

Al controllo ra<strong>di</strong>ografico postoperatorio tutti i coni apparivano<br />

a contatto con l’osso metafisario residuo. Dopo un follow-up<br />

me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 4.8 anni tutti i 32 coni presentavano segni in<strong>di</strong>retti <strong>di</strong><br />

osteointegrazione con evidenza <strong>di</strong> osso reattivo a livello dei punti<br />

<strong>di</strong> contatto. Non abbiamo osservato linee <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>otrasparenza tra i<br />

coni e l’osso residuo all’ultimo follow-up, e questo reperto è stato<br />

considerato segno <strong>di</strong> osteointegrazione a livello dei punti <strong>di</strong> contat-<br />

S172<br />

to. Non erano presenti segni <strong>di</strong> “subsidenza” o mobilizzazione <strong>di</strong><br />

tutti i 32 coni impiantati. Infine, gli steli endomidollari apparivano<br />

correttamente posizionati e in entrambe le proiezioni ra<strong>di</strong>ografiche<br />

considerate, mentre erano correttamente <strong>di</strong>mensionati nel 75% dei<br />

pazienti. In tutti i casi <strong>di</strong> dolore <strong>di</strong> coscia o <strong>di</strong> gamba era presente<br />

un addensamento osseo endostale, rilevabile, tra l’altro, anche in<br />

altri pazienti, che peraltro, non lamentavano tale sintomatologia.<br />

Fallimenti<br />

Le complicanze osservate hanno coinvolto un unico caso <strong>di</strong> rerevisione<br />

per reinfezione periprotesica (trattata me<strong>di</strong>ante artrodesi<br />

con modulo protesico endomidollare).<br />

Al momento della rimozione <strong>di</strong> tale impianto protesico, per cui<br />

si è resa necessaria la rottura del cono me<strong>di</strong>ante sega oscillante,<br />

abbiamo osservato una buona stabilità del cono a livello della<br />

metafisi tibiale con segni macroscopici <strong>di</strong> osteointegrazione a livello<br />

dei punti <strong>di</strong> contatto. È stata, inoltre, evidenziata una crescita <strong>di</strong><br />

matrice osteoide a livello della regione me<strong>di</strong>ale del cono (evidente<br />

all’esame ra<strong>di</strong>ografico), laddove era presente una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> sostanza<br />

ossea corticale al momento della precedente revisione.<br />

DISCuSSIONE<br />

La per<strong>di</strong>ta del patrimonio osseo nelle revisioni <strong>di</strong> artroprotesi <strong>di</strong><br />

ginocchio è dovuta a 3 fattori principali: ai fallimenti meccanici<br />

correlati alla storia naturale <strong>di</strong> artriti settiche o <strong>di</strong> mobilizzazioni<br />

asettiche, alle eccessive resezioni ossee a cui alcuni strumentari<br />

ancillari costringono durante gli impianti primari o nelle revisioni<br />

stesse e ad errori o imprecisioni <strong>di</strong> tecnica chirurgica nelle rimozioni<br />

degli impianti falliti e degli spaziatori articolati nelle revisioni<br />

in 2 tempi.<br />

Le lesioni osteolitiche associate al debris da usura delle componenti<br />

protesiche determina per<strong>di</strong>te ossee spesso estremamente gravi 7<br />

24 . Nella maggior parte dei casi un corretto planning preoperatorio<br />

non consente una precisa identificazione e quantificazione dell’entità<br />

della per<strong>di</strong>ta ossea 8 . Nadaud 23 ha osservato dopo 32 revisione<br />

<strong>di</strong> ginocchio che la valutazione ra<strong>di</strong>ografica sottostimava la per<strong>di</strong>ta<br />

ossea nel 68% dei casi, con la necessità <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare la tipologia<br />

dell’impianto previsto al planning pre-operatorio.<br />

La corretta gestione delle per<strong>di</strong>te ossee nelle revisioni <strong>di</strong> protesi<br />

<strong>di</strong> ginocchio prevede, talvolta, la necessità <strong>di</strong> avere a <strong>di</strong>sposizione<br />

un’ampia varietà <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> riempimento osseo, innesti autologhi,<br />

tessuto osso <strong>di</strong> banca (dall’osso a piccoli frammenti agli<br />

allograft massivi), mezzi <strong>di</strong> sintesi per la loro fissazione, componenti<br />

modulari protesiche, quali augments, wedge o coni. È stato<br />

<strong>di</strong>mostrato che l’utilizzo degli augments metallici con i moderni<br />

impianti modulari consente una corretta gestione delle per<strong>di</strong>te<br />

ossee in oltre il 90% dei casi 9 . In uno stu<strong>di</strong>o recente stu<strong>di</strong>o Scuderi<br />

ha evidenziato in 94 revisioni <strong>di</strong> artroprotesi <strong>di</strong> ginocchio con l’uso<br />

<strong>di</strong> augments metallici è stato comunque necessario l’impiego <strong>di</strong><br />

allograft a piccoli frammenti o strutturati nel 48% dei casi 30 .<br />

L’uso <strong>di</strong> allograft nelle revisioni <strong>di</strong> artroprotesi <strong>di</strong> ginocchio<br />

presenta <strong>di</strong>versi vantaggi: essi consentono, infatti, una ricostruzione<br />

del danno osseo biologica, hanno un grande potenziale <strong>di</strong><br />

osteointegrazione, un’ampia versatilità, un relativo buon rapporto<br />

costo-beneficio, la possibilità <strong>di</strong> sutura o fissazione <strong>di</strong> legamenti

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