30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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Osteofitosi post-traumatica<br />
Gravi fratture articolari, soprattutto se associate a lussazioni,<br />
possono guarire con deformazioni scheletriche o formazione <strong>di</strong><br />
esuberante callo osseo, il che può fare residuare, in un’ elevata<br />
percentuale <strong>di</strong> casi dolore e limitazione funzionale.<br />
In casi più rari si formano osteofiti <strong>di</strong> notevoli <strong>di</strong>mensioni che<br />
determinano una grave rigi<strong>di</strong>tà dell’anca; questa situazione patologica<br />
può verificarsi soprattutto in casi in cui vi sia stato un trattamento<br />
chirurgico <strong>di</strong> osteosintesi<br />
Gli osteofiti determinano un particolare caso <strong>di</strong> impingement femoro-acetabolare<br />
ad evoluzione rapidamente peggiorativa, che può<br />
giungere ad una subanchilosi dell’anca, spesso in atteggiamento<br />
viziato in semiflessione ed extrarotazione.<br />
L’asportazione degli osteofiti può consentire un buon recupero<br />
della funzionalità articolare ed alleviare la sintomatologia dolorosa<br />
conseguente.<br />
L’intervento può essere eseguito, oltre che con un approccio tra<strong>di</strong>zionale<br />
aperto, per via artroscopica.<br />
L’intervento artroscopico non è certamente semplice, in quanto il<br />
compartimento periferico appare notevolmente alterato nella sua<br />
anatomia, per il confluire dei voluminosi osteofiti che in alcune<br />
aree giungono quasi a fondersi, facendo perdere la percezione<br />
dei contrapposti versanti articolari; è <strong>di</strong>fficile scegliere i portali<br />
e spesso l’inizio dell’intervento avviene in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> scarsa<br />
visibilità, finché rimuovendo il tessuto osseo esuberante, si riesce<br />
ad ottenere una migliore <strong>di</strong>stensione capsulare; vengono alternati<br />
il motorizzato, con lame full-ra<strong>di</strong>us e burr, e le ra<strong>di</strong>ofrequenze per<br />
eseguire contemporaneamente la necessaria emostasi; il rischio <strong>di</strong><br />
un sanguinamento che rallenti l’intervento è sempre presente per<br />
cui è opportuna una buona assistenza anestesiologica con ipotensione<br />
controllata.<br />
PaTOLOGIa PErI-arTICOLarE<br />
Anca “a scatto”<br />
L’anca a scatto può essere dovuta a <strong>di</strong>verse problematiche, intra<br />
ed extra-articolari e va quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinta in esterna, interna, intraarticolare.<br />
L’ anca a scatto “esterna” è dovuta allo scatto della porzione posteriore<br />
della bendelletta ileo-tibiale sul gran trocantere.<br />
L’anca a scatto “interna” è dovuta ad uno scatto del ten<strong>di</strong>ne ileopsoas<br />
sulla testa femorale e sulla capsula inferiore.<br />
L’anca a scatto “intra-articolare” è dovuta a lesioni articolari, quali<br />
ad esempio una lesione a manico <strong>di</strong> secchio del labbro acetabolare<br />
o un corpo mobile.<br />
Anca “a scatto” interna<br />
Lo scatto interno dell’anca dovuto all’ileo-psoas è quin<strong>di</strong> determinato<br />
dal passaggio del ten<strong>di</strong>ne sulla parte anteriore della testa<br />
femorale o sull’eminenza pettinea durante i movimenti <strong>di</strong> rotazione<br />
dell’anca.<br />
Lo scatto è molto evidente e sempre doloroso, in rapporto alle<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> flogosi del ten<strong>di</strong>ne; la <strong>di</strong>agnosi clinica è generalmente<br />
agevole per i caratteristici sintomi, che l’esame obbiettivo mette<br />
facilmente in evidenza.<br />
La conferma <strong>di</strong>agnostica può essere fatta con un esame RMN che<br />
r. zini, et al.<br />
evidenzia un versamento lungo il ten<strong>di</strong>ne, dovuto ad una periten<strong>di</strong>nite<br />
essudativa.<br />
L’in<strong>di</strong>cazione chirurgica va limitata ai pochi casi che non si risolvono<br />
con le abituali terapie me<strong>di</strong>che e fisiche; rispetto alla tecnica<br />
artrotomica l’artroscopia presenta enormi vantaggi per la bassa<br />
morbi<strong>di</strong>tà, l’assenza <strong>di</strong> dolore post-operatorio, la scarsissima percentuale<br />
<strong>di</strong> complicanze.<br />
La tecnica artroscopica prevede un release del ten<strong>di</strong>ne ileo-psoas che<br />
può essere eseguito con due <strong>di</strong>verse tecniche; la prima prevede un<br />
intervento per via endoscopica attraverso la borsa dell’ileo-psoas con<br />
<strong>di</strong>sinserzione del ten<strong>di</strong>ne all’inserzione sul piccolo trocantere 19 ; la<br />
seconda per via artroscopica attraverso una finestra capsulare me<strong>di</strong>ale<br />
praticata nel corso <strong>di</strong> una artroscopia del comparto periferico 20 ;<br />
entrambe le vie preservano la componente muscolare e conducono<br />
ad una risoluzione della sintomatologia.<br />
Anca “a scatto” esterna<br />
L’anca a scatto esterna (o coxa saltans) è una con<strong>di</strong>zione creata<br />
dallo scatto della bandelletta ileo-tibiale sulla prominenza del gran<br />
trocantere.<br />
Lo scatto si determina per un ispessimento della parte posteriore<br />
della bendelletta o, in un numero minore <strong>di</strong> casi, del margine anteriore<br />
del muscolo grande gluteo, che è in contiguità con la parte<br />
posteriore della bendelletta.<br />
La flessione dell’anca fa scivolare la bendelletta al davanti del trocantere<br />
e quando la parte posteriore ispessita della bendelletta viene<br />
a contatto con il gran trocantere scatta in avanti; durante il movimento<br />
<strong>di</strong> estensione lo stesso meccanismo <strong>di</strong> scatto si determina in<br />
senso inverso per passaggio della bendelletta posteriormente.<br />
Ripetuti episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> scatto, possono aumentare la fibrosi e favorire<br />
fenomeni degenerativi della bendelletta e determinare una infiammazione<br />
della borsa trocanterica<br />
La maggior parte delle anche a scatto sono asintomatiche; talvolta,<br />
soprattutto durante pratiche sportive, la ripetitività dello scatto<br />
conduce a fenomeni flogistici che si manifestano con dolore ed<br />
inabilità alla pratica sportiva.<br />
L’esame obiettivo, oltre all’evidenza dello scatto, che viene spesso<br />
provocato volontariamente dal paziente, consiste in possibile dolorabilità<br />
sull’inserzione della bendelletta o sul gran trocantere, con<br />
saltuaria irra<strong>di</strong>azione dolorosa laterale alla coscia.<br />
La <strong>di</strong>agnostica ra<strong>di</strong>ologica spesso è negativa e non significativa.<br />
Il trattamento endoscopico consiste nel release della bendelletta<br />
ileo-tibiale.<br />
BOrSITE TrOCaNTErICa<br />
La borsite trocanterica è una sindrome dolorosa molto frequente nella<br />
pratica ortope<strong>di</strong>ca; consiste in un dolore localizzato in corrispondenza<br />
del gran trocantere, soprattutto in sede superiore e posterolaterale,<br />
con irra<strong>di</strong>azione verso il basso e lateralmente alla coscia.<br />
La <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> borsite trocanetrica non è sempre agevole in quanto<br />
gli stessi sintomi possono essere segno riferito <strong>di</strong> altre patologie<br />
più importanti quali coxartrosi, osteonecrosi cefalica, patologia<br />
della sacro-iliaca, patologie lombari e compressioni ra<strong>di</strong>colari;<br />
per questo motivo è stata definita da autori americani “the great<br />
mimicher”.<br />
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