30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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Trattamenti ortope<strong>di</strong>ci nella <strong>di</strong>strofia muscolare<br />
facio-scapolo-omerale, con un’incidenza <strong>di</strong> 0,5-5 su 100.000 nati<br />
vivi. Le altre forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>strofia muscolare (<strong>di</strong>strofia muscolare <strong>di</strong><br />
Emery-Dreyfuss, <strong>di</strong>strofia dei cingoli, <strong>di</strong>strofie miotoniche, ecc.)<br />
sono considerevolmente più rare 2-5 .<br />
Sintomo comune <strong>di</strong> tutte le forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>strofia muscolare è il progressivo<br />
indebolimento muscolare, cui consegue una compromissione<br />
delle capacità funzionali, più o meno severa a seconda della<br />
<strong>di</strong>verse forme cliniche. Nelle forme più gravi può venire compromessa<br />
la capacità <strong>di</strong> compiere anche azioni semplici, la capacità <strong>di</strong><br />
mantenere la stazione eretta e <strong>di</strong> deambulare, e negli sta<strong>di</strong> avanzati<br />
della malattia può venire fatalmente compromessa la funzione<br />
car<strong>di</strong>opolmonare. Al fine <strong>di</strong> poter decidere il trattamento più<br />
appropriato a seconda del tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>strofia muscolare e delle caratteristiche<br />
del paziente, è necessario formulare una <strong>di</strong>agnosi precisa,<br />
quantificando l’effettiva compromissione funzionale del paziente<br />
ed i benefici che può ricevere da un possibile trattamento.<br />
L’anamnesi deve essere particolarmente attenta nell’indagare<br />
l’eventuale familiarità per la malattia, l’età e le modalità <strong>di</strong> insorgenza<br />
dei sintomi e la progressione della malattia. Attraverso<br />
l’esame obiettivo è importante valutare l’entità e l’estensione<br />
del coinvolgimento della muscolatura, identificando quali gruppi<br />
muscolari sono interessati dalla malattia e in quale misura. Inoltre<br />
è necessario valutare la presenza <strong>di</strong> eventuali deformità e la loro<br />
riducibilità o strutturazione. Infine, attraverso test specifici, come<br />
il test <strong>di</strong> Gower (positivo nel caso in cui il paziente non sia in grado<br />
<strong>di</strong> sollevarsi da terra senza utilizzare gli arti superiori), è necessario<br />
quantificare la limitazione funzionale, valutando attentamente<br />
quali azioni il paziente è in grado <strong>di</strong> compiere autonomamente (alimentarsi,<br />
vestirsi, deambulare, assumere la posizione seduta, ecc.).<br />
Alla valutazione clinica è fondamentale associare una valutazione<br />
strumentale. Questa si avvale in prima istanza <strong>di</strong> esami laboratoristici,<br />
che consistono principalmente nell’analisi dell’elevazione<br />
<strong>di</strong> enzimi sierici caratteristici come la creatinfosfochinasi (CPK),<br />
la lattato deidrogenasi (LDH), le transaminasi e l’aldolasi. La <strong>di</strong>agnostica<br />
per immagini prevede l’impiego dell’esame ra<strong>di</strong>ografico<br />
standard, utile soprattutto ad indagare le eventuali deformità scheletriche,<br />
degli esami <strong>di</strong> imaging muscolare (TC, RMN e ecografico<br />
muscolare) in grado <strong>di</strong> valutare macroscopicamente in maniera<br />
non invasiva l’integrità muscolare, e <strong>di</strong> esami più specifici come<br />
l’elettromiografia. Altre indagini strumentali utili nella valutazione<br />
complessiva del paziente affetto da <strong>di</strong>strofia muscolare sono<br />
rappresentate dall’esame elettrocar<strong>di</strong>ografico e ecocar<strong>di</strong>ografico e<br />
dalle prove <strong>di</strong> funzionalità polmonare. Attraverso l’esame bioptico<br />
è infine possibile ottenere la conferma <strong>di</strong>agnostica. Recentemente è<br />
possibile avvalersi anche <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> analisi genetico-molecolare<br />
che in alcuni casi consentono <strong>di</strong> porre <strong>di</strong>agnosi senza necessità <strong>di</strong><br />
procedure più invasive come la biopsia muscolare.<br />
Le possibili strategie <strong>di</strong> trattamento dal punto <strong>di</strong> vista ortope<strong>di</strong>co<br />
sono molteplici, e si prefiggono <strong>di</strong> migliorare o preservare per quanto<br />
possibile le capacità funzionali del paziente, in particolare la capacità<br />
<strong>di</strong> deambulare; correggere le deformità riducibili o stabilizzare le<br />
deformità irriducibili e progressive; migliorare la qualità <strong>di</strong> vita del<br />
paziente, alleviando la sintomatologia e facilitando l’assistenza da<br />
parte dei sanitari e dei familiari 6-10 . Questi obiettivi possono essere<br />
raggiunti me<strong>di</strong>ante interventi più o meno invasivi che comprendono:<br />
procedure sulle parti molli, come tenotomie o trasposizioni ten<strong>di</strong>nee,<br />
S126<br />
utili a sfruttare in maniera più bilanciata la forza muscolare residua<br />
o a correggere deformità riducibili conseguenti a contratture o allo<br />
sbilanciamento muscolare; procedure osteo-articolari, come le artrodesi,<br />
utili nel trattamento <strong>di</strong> deformità strutturate o non altrimenti<br />
correggibili. Nel porre in<strong>di</strong>cazione ad uno specifico trattamento<br />
chirurgico è in<strong>di</strong>spensabile considerare le caratteristiche in<strong>di</strong>viduali<br />
<strong>di</strong> ogni singolo paziente e le caratteristiche tipiche <strong>di</strong> ogni quadro<br />
patologico, al fine <strong>di</strong> poter prevedere con accuratezza l’effettivo<br />
beneficio che un intervento chirurgico può offrire.<br />
È inoltre necessario considerare che l’intervento chirurgico non<br />
interviene sul decorso della malattia, ma si propone <strong>di</strong> alleviarne<br />
le manifestazioni cliniche al fine <strong>di</strong> offrire al paziente migliori<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita, e che i pazienti affetti da <strong>di</strong>strofia muscolare<br />
presentano un maggiore rischio operatorio, legato principalmente<br />
alla compromissione della funzione car<strong>di</strong>opolmonare, ad una maggiore<br />
vulnerabilità alle per<strong>di</strong>te ematiche intraoperatorie, e ad un<br />
aumentato rischio <strong>di</strong> ipertermia maligna. Pertanto la decisione <strong>di</strong><br />
sottoporre questi pazienti all’intervento chirurgico deve essere presa<br />
solo dopo una scrupolosa valutazione del rapporto tra possibili<br />
rischi e benefici.<br />
In questo articolo vengono descritti alcuni dei principali trattamenti<br />
chirurgici ortope<strong>di</strong>ci più frequentemente eseguiti in pazienti affetti<br />
da <strong>di</strong>strofia muscolare, riportati secondo un criterio <strong>di</strong> finalità<br />
legato al beneficio per il paziente che con tali tecniche si intende<br />
ottenere, a seconda delle <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> paziente e dei <strong>di</strong>versi<br />
quadri clinici e anatomo-patologici della malattia.<br />
STraTEGIE DI TraTTaMENTO<br />
Nel caso <strong>di</strong> pazienti che presentano un’autonomia funzionale ancora<br />
ben conservata, perché osservati nelle fasi precoci della malattia<br />
o perché affetti da forme meno gravi <strong>di</strong> <strong>di</strong>strofia muscolare, il<br />
trattamento nella maggior parte dei casi è rappresentato dalla sola<br />
fisioterapia. In alcuni casi l’intervento chirurgico può però rivestire<br />
un ruolo importante nel mantenere, e a volte migliorare, le abilità<br />
residue del paziente, in particolare nel preservare la capacità deambulatoria<br />
10 11 . Il progressivo indebolimento <strong>di</strong> alcuni gruppi muscolari<br />
piuttosto che altri può portare ad uno sbilanciamento dell’attività<br />
muscolare, conseguente alla forza prevalente dei muscoli<br />
risparmiati dalla malattia su quelli colpiti. Clinicamente questo<br />
squilibrio si traduce in un ridotto controllo motorio e nel progressivo<br />
sviluppo <strong>di</strong> contratture a carico dei muscoli prevalenti, con una<br />
compromissione motoria che può progre<strong>di</strong>re fino alla per<strong>di</strong>ta della<br />
capacità <strong>di</strong> mantenere la stazione eretta e <strong>di</strong> deambulare. Pazienti<br />
che presentano questo tipo <strong>di</strong> problematiche a livello degli arti<br />
inferiori possono ricevere un beneficio notevole da interventi chirurgici<br />
che mirano a riequilibrare il controllo motorio. Nei pazienti<br />
affetti da <strong>di</strong>strofia muscolare, la compromissione della funzione<br />
muscolare tende a produrre una prevalenza dell’azione dei muscoli<br />
flessori sugli estensori, sia a livello delle anche, che a livello del<br />
ginocchio e del piede. La progressiva contrattura in flessione delle<br />
anche non permette al paziente <strong>di</strong> assumere una postura adatta al<br />
mantenimento della stazione eretta e alla deambulazione. In questo<br />
caso può essere opportuno intervenire chirurgicamente attraverso<br />
l’indebolimento dei muscoli flessori dell’anca. La procedura più<br />
frequentemente utilizzata per risolvere la contrattura in flessione