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30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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Fig. 3. Fratture dell’estremo prossimale dell’omero che in relazione alla bone quality, nonché alla loro<br />

frammentarietà, scomposizione e <strong>di</strong>slocazione sono state trattate me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>verse opzioni chirurgiche;<br />

a) donna <strong>di</strong> 79 aa. trattata con sistema <strong>di</strong> fissazione percutanea; b) donna <strong>di</strong> 69 aa trattata con<br />

inchiodamento endomidollare; c) donna <strong>di</strong> 83 aa. trattata endoprotesi <strong>di</strong> spalla; d) uomo <strong>di</strong> 70 aa.<br />

trattato con placca a stabilità angolare.<br />

Nel trattamento delle fratture del femore prossimale l’obiettivo<br />

principale è quello <strong>di</strong> ridurre l’allettamento in modo da ridurre<br />

il rischio <strong>di</strong> complicanze ed iniziare precocemente il trattamento<br />

riabilitativo, per un rapido recupero dell’autonomia motoria.<br />

L’intervento chirurgico più in<strong>di</strong>cato deve essere scelto in base alle<br />

con<strong>di</strong>zioni generali del paziente, al tipo <strong>di</strong> frattura e all’esperienza<br />

del chirurgo, in modo da minimizzare le per<strong>di</strong>te ematiche, il danno<br />

ai tessuti molli ed il rischio che la sintesi non sia stabile. Nelle fratture<br />

me<strong>di</strong>ali composte, in pazienti collaboranti, il trattamento meno<br />

invasivo consiste nell’utilizzo <strong>di</strong> viti cannulate per via percutanea,<br />

ma una valutazione accurata delle caratteristiche della frattura e del<br />

paziente può orientare verso trattamenti più invasivi, come l’endoprotesi<br />

o l’artroprotesi. La scelta deve tener conto sia delle esigenze<br />

funzionali del paziente che delle caratteristiche dell’osso “ospite”,<br />

in modo da ridurre il rischio <strong>di</strong> necrosi della testa femorale, se si<br />

opta per la sintesi con viti, e <strong>di</strong> mobilizzazione in caso <strong>di</strong> sostituzione<br />

protesica. Nelle fratture laterali l’utilizzo <strong>di</strong> protesi è limitato a<br />

u. Tarantino, et al.<br />

Fig. 4. Fratture della meta-epifisi <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>o <strong>di</strong>stale tratte con <strong>di</strong>verse tecniche <strong>di</strong> sintesi; a) donna <strong>di</strong> 80 aa.<br />

trattata con sistema <strong>di</strong> fissazione percutanea; b) donna <strong>di</strong> 73 aa. trattata con fili <strong>di</strong> Kirschner percutanei; c)<br />

donna <strong>di</strong> 71 aa. trattata me<strong>di</strong>ante fissatore esterno; d) donna <strong>di</strong> 57 aa. trattata con placca e viti.<br />

casi selezionati, mentre solitamente l’osteosintesi consente <strong>di</strong> ottenere<br />

una buona stabilità della frattura e <strong>di</strong> garantire al paziente un<br />

rapido recupero dell’autonomia 10 . La vite-placca a scivolamento è<br />

un mezzo <strong>di</strong> sintesi molto <strong>di</strong>ffuso, che garantisce una buona fissazione<br />

nelle fratture stabili e può essere utilizzato in associazione ad<br />

innesti ossei nelle fratture complesse. La maggiore invasività comporta<br />

un aumento del sanguinamento intraoperatorio e del rischio<br />

<strong>di</strong> infezioni, richiede un’ampia deperiostizzazione e non consente<br />

un carico estremamente precoce. Inoltre, le viti non assicurano<br />

buona stabilità nell’osso osteoporotico 11 . I chio<strong>di</strong> endomidollari<br />

con fissazione cefalica hanno proprietà biomeccaniche superiori,<br />

rispetto alle placche e viti a scivolamento, nelle fratture instabili ed<br />

inverse 12 . La tecnica chirurgica mini-invasiva risparmia il periostio<br />

e garantisce una minore durata dell’intervento ed un precoce recupero<br />

del carico. L’utilizzo <strong>di</strong> viti cefaliche rivestite in idrossiapatite<br />

consente inoltre una maggiore presa nell’osso osteoporotico, con<br />

riduzione del rischio <strong>di</strong> cut-out e mobilizzazione (Fig. 2).<br />

Nelle fratture dell’estremo prossimale dell’omero la gravità della<br />

frattura con<strong>di</strong>ziona la scelta del trattamento chirurgico che, in un<br />

osso <strong>di</strong> scarsa qualità, è spesso in<strong>di</strong>cato per assicurare al paziente<br />

il massimo recupero anatomico e funzionale possibile. La sintesi<br />

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