30845 Suppl Giot.pdf - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
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La chirurgia del piede reumatoide<br />
In letteratura numerosi sono i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> sta<strong>di</strong>azione qualitativa e<br />
quantitativa basati sulle osservazioni delle varie anomalie cliniche<br />
e strumentali 19 44 49 . Tutti sono fondamentalmente finalizzati alla<br />
quantificazione del danno e della progressione dello stesso, sulla<br />
base <strong>di</strong> punteggi da attribuire ai vari gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> dolore, limitazione<br />
funzionale, osteoporosi, erosioni, riduzione degli spazi articolari<br />
e deformità. Complessivamente tutti hanno evidenziato come la<br />
Artrite Reumatoide rappresenti una malattia estremamente eterogenea<br />
nelle sue manifestazioni sia cliniche che ra<strong>di</strong>ografiche e come<br />
l’evoluzione dei danni articolari sia lenta e progressiva 34 35 . Tale<br />
eterogeneità non sempre fa coincidere il cammino evolutivo clinico<br />
con quello ra<strong>di</strong>ografico e nessun metodo riesce da solo ad essere<br />
esaustivo nella valutazione. Solo un corretto equilibrio tra l’esame<br />
clinico e strumentale è importante per una sta<strong>di</strong>azione atten<strong>di</strong>bile.<br />
L’aVaMPIEDE rEuMaTOIDE<br />
L’avampiede viene interessato spesso precocemente e severamente<br />
dall’artrite reumatoide. La combinazione della sinovite <strong>di</strong>struttiva<br />
e del peso corporeo conduce rapidamente l’avampiede ad una<br />
serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni che generano dolore, limitazione funzionale e<br />
deformità.<br />
Nel piede, come nella mano, sono frequenti le rotture spontanee dei<br />
ten<strong>di</strong>ni 37 . Sono interessati soprattutto i ten<strong>di</strong>ni flessori lunghi delle<br />
<strong>di</strong>ta, e ciò a causa del maggiore panno sinoviale che li ricopre. Se<br />
nella fase precoce è possibile associare la semplice tenolisi delle<br />
guaine ten<strong>di</strong>nee, nelle fasi tar<strong>di</strong>ve le rotture possono concorrere alle<br />
deformità dell’avampiede, come accade nella lesione del flessore<br />
lungo dell’alluce con conseguente atteggiamento a Z dell’alluce<br />
per esagerata pronazione o iperestensione dell’interfalangea da<br />
rottura sottocutanea del flessore lungo dell’alluce 4 e presenza <strong>di</strong><br />
ipercheratosi dolente all’interfalangea. Il trattamento chirurgico,<br />
tenendo presente che il più delle volte viene ad essere conservato<br />
il flessore breve, consiste in una artrodesi in fisiologica flessione<br />
dell’interfalangea, così da poter ridare forza e potenza all’alluce<br />
nella fase <strong>di</strong> stacco del piede dal terreno (Fig. 5). Non sono da<br />
tentare interventi <strong>di</strong> reinserzione o <strong>di</strong> ricostruzione ten<strong>di</strong>nea, che<br />
sarebbero destinati all’insuccesso.<br />
Nell’avampiede le articolazioni metatarsofalangee sono le prime ad<br />
essere coinvolte, con un processo che frequentemente prende inizio<br />
dalle più laterali. Tipica è la visione precoce all’esame ra<strong>di</strong>ografico<br />
dell’avampiede <strong>di</strong> una erosione a livello della testa del quinto<br />
metatarso (Fig. 3).<br />
Distinguiamo tre tipi <strong>di</strong> deformità: Avampiede triangolare –<br />
Avampiede a colpo <strong>di</strong> vento – Avampiede atipico (Fig. 6).<br />
La sinovite infiammatoria danneggia progressivamente le strutture<br />
capsulolegamentose delle metatarsofalangee, fino a giungere alla<br />
<strong>di</strong>struzione <strong>di</strong>retta della superficie articolare stessa. Al dolore,<br />
all’edema ed alla tumefazione dei tessuti molli si aggiunge, quin<strong>di</strong>,<br />
l’instabilità dell’articolazione, con la conseguente sublussazione<br />
iniziale delle metatarsofalangee, fino alla lussazione franca delle<br />
stesse. La base della F1 delle <strong>di</strong>ta, pertanto, andrà progressivamente<br />
a collocarsi in prossimità del collo della testa metatarsale corrispondente.<br />
Il contemporaneo avanzamento del tessuto fibroa<strong>di</strong>poso<br />
sottotarsale, connesso con la base della F1, agevolerà ulteriormente<br />
l’erniazione delle teste metatarsali attraverso la capsula plantare,<br />
S86<br />
Fig. 5a. Rottura flessore lungo alluce con deformità a Z.<br />
Fig. 5b. Stabilizzazione con artrodesi Interfalangea<br />
conducendo ad un inevitabile sbilanciamento degli apparati flessoestensori<br />
delle <strong>di</strong>ta, con sublussazione degli interossei, contrattura<br />
dei ten<strong>di</strong>ni estensori e <strong>di</strong>slocazione dei ten<strong>di</strong>ni flessori negli spazi<br />
intermetatarsali. La <strong>di</strong>retta conseguenza clinica <strong>di</strong> tali arrangiamenti<br />
strutturali è rappresentata dalla comparsa <strong>di</strong> evidenti callosità<br />
dolorose nella cute al <strong>di</strong> sotto delle teste metatarsali, dalla formazione<br />
<strong>di</strong> borsiti e dalle inevitabili deformità delle <strong>di</strong>ta, con deviazione<br />
laterale a “colpo <strong>di</strong> vento”, iperestensione delle metatarsofalangeee,<br />
flessione delle interfalangee prossimali e flessione delle<br />
interfalangee <strong>di</strong>stali con deformità “a martello”. Deformità che col<br />
tempo si struttureranno in una rigi<strong>di</strong>tà articolare intrinseca.<br />
Lo stesso angolo tra il I ed il V metatarso, per l’insufficienza del<br />
primo raggio e dei muscoli intrinseci, tenderà ad aumentare oltre i<br />
30° conformando, il più delle volte, un “piede triangolare”.<br />
Altrettanto tipiche sono anche le deformità che coinvolgono l’alluce.<br />
In quest’ultimo, proprio la sublussazione delle <strong>di</strong>ta a<strong>di</strong>acenti e la<br />
per<strong>di</strong>ta dell’integrità articolare fanno si che vengano meno gli elementi<br />
stabilizzatori 12 . La conseguente <strong>di</strong>slocazione volare laterale<br />
dell’estensore lungo dell’alluce, che funzionerà così da abduttore,<br />
comporterà la progressiva deformità in valgo dell’alluce (tra i 20° ed<br />
i 40°), spesso indotta anche dalla pronazione del retropiede 2 8 .<br />
Numerosi stu<strong>di</strong> hanno infatti <strong>di</strong>mostrato come le deformità del I°<br />
raggio possano essere l’esito del coinvolgimento del me<strong>di</strong>o e del<br />
retropiede 3 . Con il tempo l’alluce valgo induce la <strong>di</strong>slocazione dorsale<br />
della seconda metatarsofalangea che, portandosi al <strong>di</strong> sotto del<br />
secondo <strong>di</strong>to, determina la cosidetta deformità in “cross finger”.<br />
In alcuni casi la contrattura antalgica del flessore breve dell’alluce,<br />
che cerca <strong>di</strong> sgravare il carico dalla prima metatarsofalangea<br />
dolente, può ridurre la sua dorsiflessione passiva a meno <strong>di</strong> 20°,<br />
causando un alluce rigido. I pazienti, affetti da artrite reumatoide,<br />
sono a rischio <strong>di</strong> fratture metatarsali da stress con particolare inte-<br />
a<br />
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