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Antico Testamento

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EZECHIELE 14:1-11<br />

1236<br />

avete promesso vita a coloro che<br />

non erano degni di vivere, mentendo<br />

al mio popolo, e come ne<br />

sono felici!<br />

L. Minaccia rivolta da Dio agli<br />

anziani idolatri (cap. 14)<br />

14:1-11 Quando alcuni anziani<br />

d’Israele, idolatri fi no al midollo, fecero<br />

visita a Ezechiele per ricevere<br />

consiglio dal Signore, il Signore annunciò<br />

che avrebbe risposto agli idolatri<br />

direttamente, senza servirsi di un<br />

profeta. Il profeta che si fosse lasciato<br />

sedurre dalle richieste degli idolatri ne<br />

avrebbe condivisa la punizione.<br />

14:12-20 Quand’anche si fossero<br />

trovati nel paese tre uomini giusti<br />

come Noè, Daniele e Giobbe, Dio non<br />

avrebbe prestato ascolto, inviando<br />

piuttosto spada, fame, bestie feroci<br />

e la peste nel paese. Al tempo in cui<br />

Ezechiele redasse il libro delle sue profezie,<br />

Daniele viveva alla corte di Nabucodonosor.<br />

Nondimeno Ezechiele<br />

l’annovera fra i giusti del passato. Non<br />

è vero che non vi possano essere eroi<br />

ed eroine della fede oggi come in passato.<br />

Sarai tu uno di loro?<br />

14:21-23 Se il Signore era pronto a<br />

giudicare severamente un paese qualunque,<br />

quanto più Gerusalemme,<br />

dove egli aveva stabilito il suo tempio.<br />

Nondimeno, un residuo sarebbe stato<br />

salvato per testimoniare che le azioni<br />

del Signore erano giustifi cate.<br />

La colpa di Giuda era troppo grande<br />

per essere perdonata, anche con<br />

l’intercessione di Noè, Daniele e Giobbe.<br />

E cosa dire della nostra società con<br />

i suoi crimini, le sue violenze, aborto,<br />

immoralità, idolatria, droga e umanesimo<br />

secolare?<br />

M. La parabola della vite che non<br />

dà frutto (cap. 15)<br />

Una vite è utile solo se dà frutto; dal<br />

suo legno non si ricava nemmeno una<br />

molletta, tantomeno dei mobili. Se poi<br />

il suo legno è carbonizzato dal fuoco,<br />

la sua utilità è ancora minore. Se da<br />

un lato la vite è il popolo di Gerusalemme<br />

(v. 6), carbonizzato dal fuoco<br />

dell’invasione babilonese per non aver<br />

portato frutto, in un senso più ampio,<br />

essa rappresenta l’intera nazione, formata<br />

da Israele e Giuda insieme (v. 4).<br />

L’estremità settentrionale del tralcio<br />

è stata arsa dal fuoco assiro, quella<br />

meridionale dal fuoco egiziano, e ora<br />

il mezzo, vale a dire, Gerusalemme,<br />

da quello babilonese (vd. 2 R 25:9). Il<br />

secondo fuoco del v. 7 raffi gura la cattività<br />

dei superstiti. Dio ha stabilito di<br />

rendere il paese desolato (v. 8).<br />

Come credenti abbiamo grandi<br />

privilegi, ma altresì la responsabilità<br />

di portar frutto alla gloria di Dio.<br />

Se non lo glorifi chiamo con la nostra<br />

vita, la nostra esistenza è vana e futile.<br />

È come una vite senza frutto e la<br />

nostra testimonianza verrà distrutta<br />

(cfr. Gv 15:6). Come tralci innestati in<br />

Cristo, la vera vite, la nostra principale<br />

funzione è quella di portare frutto per<br />

Dio. In primo luogo, ciò signifi ca sviluppare<br />

un carattere cristiano che si<br />

estrinseca nel frutto dello Spirito.<br />

N. La parabola delle nozze di Gerusalemme<br />

(cap. 16)<br />

16:1-7 Il Signore qui ripercorre la<br />

storia di Gerusalemme in senso tipologico.<br />

I suoi inizi erano stati quelli di<br />

un trovatello, sporco e negletto. Il Signore<br />

ebbe misericordia di lei e se ne<br />

prese amorevole cura, così ella si svi-

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