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Antico Testamento

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che quelli che l’adorano, bisogna<br />

che l’adorino in spirito e verità<br />

(Gv 4:24), solamente per mezzo<br />

e nel nome di Cristo. Egli è nostro<br />

sacerdote, tempio, altare,<br />

sacrifi cio, espiazione, e tutto.<br />

Non dobbiamo tuttavia pensare<br />

che siccome non siamo obbligati<br />

a purifi cazioni rituali, feste<br />

e oblazioni, possiamo onorare<br />

Dio con minore cura e impegno.<br />

Piuttosto, i nostri cuori devono<br />

aprirsi ancora di più alla lode,<br />

NOTE<br />

LEVITICO 27:34<br />

con off erte di ringraziamento;<br />

devono essere più accesi di santo<br />

amore e gioia, e devono essere<br />

impegnati seriamente nel suo<br />

servizio. Avendo dunque libertà<br />

d’entrare nel santuario in virtù<br />

del sangue di Gesù, accostiamoci<br />

di vero cuore, con piena certezza<br />

di fede (Eb 10:19, 22), adorando<br />

Dio con la più umile e amorevole<br />

fi ducia, continuando a dire:<br />

‘Sia benedetto Dio, per mezzo di<br />

Gesù Cristo!’” 26 .<br />

1 (Introduzione) J.N. Darby. Non disponibile ulteriore documentazione.<br />

2 (Cap. 1) Il sostantivo ‘ōlāh deriva da una radice verbale che signifi ca “salire”: esso<br />

esprime il concetto dell’animale elevato all’altare di Dio e sacrifi cato in dono nella<br />

sua interezza.<br />

3 (Cap. 1) Peter Pell, Th e Tabernacle, pp. 102-103.<br />

4 (Cap. 2) Secondo alcuni studiosi il sostantivo minchāh deriverebbe da un termine<br />

che signifi ca “guidare” o “condurre”. Secondo la maggior parte degli esegeti, tuttavia,<br />

la radice da cui deriva tale termine signifi ca “dono”.<br />

5 (3:1-15) Il termine qui tradotto con “sacrifi cio di riconoscenza” e declinato quasi<br />

sempre al plurale (shelāmîm), è correlato al più noto shālôm (signifi cato: “pace”).<br />

Il signifi cato di questo vocabolo ebraico è assai più vasto e non indica soltanto<br />

assenza di ostilità ma comprende altresì il concetto di prosperità, integrità e pace<br />

con Dio. Un’altra accezione del termine indica un sacrifi cio di comunione alla presenza<br />

di Dio. Di norma, quantunque non in questo caso, il sacrifi cio di riconoscenza<br />

si off riva per ultimo: per tale ragione alcuni studiosi attribuiscono al relativo<br />

termine l’accezione poco comune di “compimento, adempimento”. In tal senso<br />

Carr ha concepito una bella attualizzazione: “Se questo è l’eff ettivo signifi cato, i<br />

riferimenti neotestamentari a Cristo nostra Pace (ad es. Ef 2:14) acquisiscono un<br />

senso ancora più profondo, poiché egli costituisce il sacrifi cio supremo a favore di<br />

noi tutti (cfr. Eb 9:27; 10:12)”. G. Lloyd Carr, “Shelem” Th eological Wordbook of the<br />

Old Testament, III:932.<br />

6 (Cap. 3) Pell, Tabernacle, p. 92.<br />

7 (Cap. 4) Per quanto possa apparire strano, questo sostantivo ebraico, il quale vanta<br />

quasi trecento ricorrenze nell’A.T., può signifi care sia “peccato” sia “sacrifi cio<br />

per il peccato”.<br />

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