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Antico Testamento

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GENESI 25:7-18<br />

il v. 6 pare darne conferma. Costei era<br />

dunque una moglie di secondo grado,<br />

non godendo, nella casa, di tutti i<br />

privilegi di una moglie a pieno titolo.<br />

Anche in questo caso Dio prende atto<br />

di irregolarità coniugali che non approva.<br />

25:7-18 Abraamo spirò all’età di<br />

centosettantacinque anni e fu il secondo<br />

a essere seppellito nella grotta<br />

di Macpela a Ebron. I dodici fi gli di<br />

Ismaele elencati ai vv. 12-16 rappresentavano<br />

l’adempimento della promessa<br />

di Dio ad Abraamo: “Egli genererà<br />

dodici principi” (17:20). Con la<br />

morte di Ismaele, è ora Isacco a occupare<br />

il centro della scena narrativa.<br />

B. Isacco (25:19–26:35)<br />

1. La famiglia di Isacco<br />

(25:19-34)<br />

25:19-26 Per quasi vent’anni di matrimonio<br />

Rebecca era stata sterile. Dopodiché,<br />

in risposta alla preghiera di<br />

Isacco, concepì. La lotta dei due fi gli<br />

già nel suo grembo sconcertò la donna<br />

fi nché Dio non le comunicò che i<br />

suoi fi gli sarebbero divenuti capi di<br />

due nazioni (Israele e Edom). Il gemello<br />

primogenito fu chiamato Esaù<br />

(lett. “peloso”). L’altro fu chiamato<br />

Giacobbe (“soppiantatore”). Perfi no<br />

nel momento della nascita Giacobbe<br />

cercò di approfi ttare del fratello afferrandolo<br />

per un calcagno! Quando<br />

nacquero i due gemelli Isacco aveva<br />

sessant’anni.<br />

25:27-28 I due bambini crebbero.<br />

Esaù divenne un esperto cacciatore<br />

ed era sempre fuori casa. Giacobbe,<br />

invece, era un uomo tranquillo che<br />

se ne stava nelle tende, una sorta di<br />

58<br />

“pantofolaio” amante della vita casalinga.<br />

Isacco amava Esaù Rebecca<br />

invece amava Giacobbe (forse<br />

quest’ultimo era anche un po’ “mammone”).<br />

25:29-34 Quale primogenito, Esaù<br />

aveva diritto a una parte doppia dell’eredità<br />

del padre (ossia il doppio rispetto<br />

a tutti gli altri fi gli). In virtù del<br />

diritto di primogenitura egli sarebbe<br />

dovuto diventare inoltre il capo della<br />

tribù o della famiglia. Nel caso di Esaù,<br />

tale diritto avrebbe comportato il privilegio<br />

di divenire un ascendente del<br />

Messia. Un giorno, rientrando da caccia,<br />

Esaù vide che Giacobbe faceva<br />

cuocere una minestra… rossa… di<br />

lenticchie. La sua insistenza nel voler<br />

gustare di quella vivanda gli valse il<br />

soprannome di Edom (“il Rosso”), che<br />

rimase affi bbiato a lui e ai suoi discendenti<br />

(gli Edomiti o Idumei). Allorché<br />

Giacobbe gli off rì la zuppa in cambio<br />

della primogenitura, Esaù stoltamente<br />

accettò. “Nessun’altra vivanda, a eccezione<br />

del frutto proibito, fu acquistata<br />

a sì caro prezzo quanto quella minestra”<br />

20 . Ai vv. 29-34 si riporta l’adempimento<br />

parziale della profezia di cui<br />

al v. 23. Dio non chiuse gli occhi sui<br />

sotterfugi di Giacobbe ma un concetto<br />

è chiaro: Giacobbe attribuiva il giusto<br />

valore alla primogenitura e alla condivisione<br />

della discendenza divina,<br />

mentre Esaù preferì la gratifi cazione<br />

del palato alla benedizione spirituale.<br />

Il capitolo si chiude con un maggior<br />

risalto sul disprezzo di Esaù per la primogenitura<br />

che sulla condotta sleale<br />

di Giacobbe nei confronti del fratello.<br />

I discendenti di Esaù furono acerrimi<br />

nemici di Israele e la loro sorte fi nale è<br />

profetizzata nel libro di Abdia.

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