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Antico Testamento

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quanti possono con buon diritto aff ermare<br />

“Il Signore è il mio pastore”. È<br />

pur vero che il buon Pastore ha dato<br />

la vita per tutti ma solamente quanti<br />

lo accettano come tale, e con un ben<br />

defi nito atto di fede, sono il suo gregge.<br />

L’opera salvifi ca del Signore è suffi -<br />

ciente per tutti ma è eff ettiva soltanto<br />

per quanti credono davvero in lui. Il<br />

cardine di tutto è il pronome personale<br />

“mio” (ossia l’aggettivo possessivo<br />

di “mio pastore”). Se Cristo non è il<br />

mio pastore il salmo non mi appartiene.<br />

D’altro canto, se egli è veramente<br />

mio e io sono veramente suo, in lui<br />

possiedo tutto!<br />

23:2 Poiché Dio mi fa riposare in<br />

verdeggianti pascoli non mi mancherà<br />

né il nutrimento materiale né<br />

quello spirituale.<br />

Né mi mancheranno mai sollievo<br />

e refrigerio: egli mi guida lungo le acque<br />

calme.<br />

23:3 Non mi mancherà il vigore:<br />

egli mi ristora l’anima.<br />

Poiché egli mi conduce per sentieri<br />

di giustizia per amore del suo<br />

nome non mi mancherà mai la guida<br />

morale.<br />

Ricordiamo con tenerezza un ragazzino<br />

che un giorno, invitato a recitare a<br />

memoria il Salmo 23, si lasciò prendere<br />

dal panico e improvvisò: “Il Signore<br />

è il mio pastore… non mi preoccupo di<br />

nulla!” Quel piccino non aveva poi tutti<br />

i torti! Pur avendo scordato le parole<br />

esatte ne aveva indovinato il senso: se<br />

il Signore è il nostro pastore, non abbiamo<br />

nulla di cui preoccuparci!<br />

23:4 Non dobbiamo, infi ne, temere<br />

la morte: nella valle dell’ombra della<br />

morte il Pastore è proprio lì accanto<br />

a noi. Il dardo della morte (vd. 1 Co<br />

SALMI 23:4<br />

15:55-56) è il peccato (inconfessato o<br />

non perdonato); per quanti credono,<br />

però, Cristo ha strappato alla morte il<br />

suo pungiglione, rimovendo i nostri<br />

peccati una volta per tutte. Ora il peggio<br />

che la morte ci possa fare è proprio<br />

il meglio che ci possa mai accadere!<br />

Ecco che allora anche noi possiamo<br />

esultare:<br />

O morte! o tomba! Del tuo<br />

potere non ho più timore;<br />

Il debito è saldato.<br />

Gesù in quell’ora<br />

di tenebra e di orrore<br />

Dei nostri peccati si è caricato.<br />

– Margaret L. Carson,<br />

dall’inno “My Chains Are Snapt,<br />

the Bonds of Sin Are Broken”<br />

Vero è che ai cristiani può capitare<br />

di avere spiacevoli presentimenti<br />

riguardo alla soff erenza che spesso si<br />

accompagna alla morte. Un sant’uomo<br />

ebbe a confessare: “Non mi dispiace<br />

che il Signore distrugga questa mia<br />

tenda… spero soltanto che lo faccia<br />

con garbo e pian pianino!”<br />

È anche vero che normalmente<br />

non riceviamo da Dio la grazia per<br />

morire fi no a quando non ne abbiamo<br />

di bisogno. Però rimane la verità che<br />

per noi la morte ha perso il suo terrore,<br />

perché sappiamo che morire signifi ca<br />

“stare con Cristo”, e questo è molto meglio.<br />

“Morire è guadagno” (vd. Fl 1:21).<br />

Il bastone e la… verga del Pastore<br />

sono fonti di sicurezza, guida e protezione.<br />

In caso di necessità la verga<br />

servirà altresì per la riprensione (la<br />

maggior parte delle pecore ha bisogno<br />

di questo provvedimento di quando in<br />

quando).<br />

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