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Antico Testamento

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SALMI 21:11-12<br />

nella cui fi gura riconosciamo il Messia.<br />

Il passo descrive la sorte che toccherà<br />

ai nemici di Cristo in occasione<br />

della sua seconda venuta.<br />

La destra di Cristo scoverà tutti i<br />

nemici: nessuno di quanti lo odiano<br />

sfuggirà alla sua mano. Suo strumento<br />

di distruzione sarà il fuoco: egli, infatti,<br />

“…apparirà dal cielo… in un fuoco<br />

fi ammeggiante, per far vendetta di coloro<br />

che non conoscono Dio, e di coloro<br />

che non ubbidiscono al vangelo del<br />

nostro Signore Gesù Cristo” (2 Te 1:7-<br />

8). Inoltre egli farà scomparire il loro<br />

frutto dalla terra e la loro discendenza<br />

dalla razza umana.<br />

21:11-12 I progetti (descritti anche<br />

in Sl 2:2-3) volti a impedire a Cristo di<br />

prendere in mano le redini del governo<br />

universale avranno un epilogo tremendo.<br />

Terrorizzati, i ribelli batteranno<br />

in ritirata allorché Dio li colpirà di<br />

punto in bianco!<br />

Lode al Signore (21:13)<br />

Nella strofa conclusiva si esalta il Signore<br />

per il modo con cui ha manifestato<br />

la propria forza. Sgorga un canto<br />

di lode con cui si magnifi ca la potenza<br />

che Dio ha scatenato per liberare<br />

ciò che gli appartiene e per umiliare e<br />

distruggere i suoi nemici. Questo è il<br />

canto con cui il residuo di Israele prega<br />

per l’esaltazione del Messia e con cui lo<br />

riconosce, fi nalmente, Signore di tutto.<br />

672<br />

Salmo 22 – Soff erenza<br />

e gloria di Cristo<br />

Abbandonato! Dio si sarebbe,<br />

piuttosto,<br />

dalla propria essenza separato;<br />

Migrarono così le colpe<br />

di Adamo<br />

Dal Figlio giusto al Padre,<br />

Invero quel dì l’orfano<br />

gemito dell’Emmanuele<br />

Fece tremare l’intero<br />

suo universo.<br />

Derelitto salì, e senz’eco:<br />

“Mio Dio, sono<br />

abbandonato, perso!”<br />

Si levò il grido dalle sante<br />

labbra al cielo,<br />

In mezzo a un mondo dissipato,<br />

Affi nché mai più il pio<br />

si abbandonasse<br />

A quello stesso pianto desolato.<br />

– Elizabeth Barrett Browning,<br />

da “Cowper’s grave”, XIII strofa<br />

22:1-2 Il lettore si accosti a questo<br />

salmo con massima gravità e profondo<br />

rispetto giacché diffi cilmente gli<br />

capiterà di calpestare suolo più santo.<br />

Ecco, siamo giunti al Golgota dove il<br />

buon Pastore sta per sacrifi care la vita<br />

per le sue pecore. Per tre ore la terra è<br />

stata avvolta in fi tte tenebre. Ora l’“orfano<br />

gemito dell’Emmanuele” risuona<br />

nell’universo: “Dio mio, Dio mio,<br />

perché mi hai abbandonato?”<br />

Dietro a questo tremendo interrogativo<br />

si cela un’agghiacciante realtà:<br />

il Salvatore soff erente fu veramente e<br />

del tutto abbandonato da Dio. Il Figlio,<br />

eterno oggetto dell’amore del Padre<br />

e in cui il Padre si è sempre compiaciuto,<br />

è stato abbandonato. L’uomo<br />

perfetto che aveva sempre compiuto<br />

la volontà del Padre subì la spaventosa<br />

devastazione della separazione da<br />

Dio.<br />

“Perché?” ci domandiamo. Perché<br />

in quelle tre lunghe ore di tenebra il<br />

santo e immacolato Figlio di Dio do-

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