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Antico Testamento

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fi cato del titolo è talmente oscuro da<br />

indurre alcuni traduttori a traslitterare<br />

semplicemente il relativo termine<br />

ebraico (in alcune versioni Salmo 16:1<br />

recita, ad esempio: “Un mikhtam 11 di<br />

Davide”). Fortunatamente per noi, il<br />

piacere che traiamo dalla lettura di un<br />

salmo non dipende dalla totale comprensione<br />

del rispettivo titolo.<br />

Il Salmo 5 è una preghiera del mattino<br />

in cui Davide rifl ette sull’atteggiamento<br />

antitetico di Dio nei confronti<br />

del giusto e dell’empio.<br />

5:1-2 Davide esordisce pregando<br />

Dio di non ascoltare soltanto le sue<br />

parole ma di stare altresì attento ai<br />

suoi sospiri (così NR; ND ha: “lamento”).<br />

Si tratta di una richiesta del tutto<br />

fondata: lo Spirito Santo, infatti, è in<br />

grado di interpretare la meditazione<br />

del nostro cuore esattamente come le<br />

parole che proferiamo.<br />

Il salmista, inoltre, prega Dio di<br />

non ascoltare soltanto i suoi sospiri<br />

ma anche il suo grido d’aiuto. Con ciò<br />

egli potrebbe alludere non tanto alle<br />

parole quanto, piuttosto, all’infl essione<br />

e al tono, profondo e incalzante,<br />

della sua voce.<br />

Rivolgendosi al Signore con l’appellativo<br />

di “mio Re e mio Dio” Davide<br />

rivela il rapporto cordiale, personale e<br />

intimo che intrattiene con il Signore.<br />

Con l’espressione “perché a te rivolgo<br />

la mia preghiera” egli indica che non<br />

intende rivolgere la propria preghiera<br />

ad altri che al Dio vero: “a te e a te<br />

solo!” Tale rapporto non era solamente<br />

possessivo ma anche esclusivo.<br />

5:3 La preghiera di Davide era regolare,<br />

mai discontinua. Il Signore<br />

udiva la sua voce quotidianamente;<br />

al mattino l’uomo di Dio elevava un<br />

SALMI 5:8<br />

sacrifi cio di lode e di preghiera e attendeva<br />

che il Signore gli si rivelasse<br />

nel corso della giornata. Troppo spesso<br />

noi non facciamo attenzione alle<br />

risposte di Dio. “Quante risposte ci<br />

perdiamo”, soleva aff ermare F.B. Mayer,<br />

“soltanto perché ci stanchiamo di<br />

aspettare sul molo che le navi rientrino<br />

in porto 12 !”<br />

5:4-6 Pur nella consapevolezza<br />

della presenza di nemici, la fi ducia<br />

che Davide ripone nella preghiera è<br />

raff orzata al pensiero della santità e<br />

della giustizia di Dio. I credenti hanno<br />

una corsia preferenziale che conduce<br />

al trono di Dio. Non così gli empi. Dio<br />

non tollera alcuna forma di empietà:<br />

il male non può trattenersi presso di<br />

lui neppure per una notte. A quelli<br />

che si vantano non è concessa udienza<br />

presso questo Re. Egli odia i malvagi<br />

(questa è una verità che stride con il<br />

mito dilagante che Dio sia tutto amore<br />

e, di conseguenza, incapace di odiare!)<br />

La santità di Dio esige che egli punisca<br />

tutti i bugiardi e abbia in abominio gli<br />

assassini e i truff atori.<br />

5:7 Contrariamente ai suoi empi<br />

avversari, Davide ha accesso immediato<br />

alla presenza del Signore mediante<br />

la grande, inesauribile bontà di Dio,<br />

o la sua grazia. Animato da profondo<br />

rispetto e riverenza, Davide pregava<br />

rivolto, come tutti gli Ebrei devoti, al<br />

tempio santo. Poiché il tempio fu costruito<br />

solamente dopo la morte di Davide,<br />

l’espressione allude certamente<br />

al tabernacolo, o “tenda di convegno”<br />

(vd. anche 1 S 1:9; 3:3 e 2 S 22:7).<br />

5:8 Perseguitato dai nemici, Davide<br />

prega il Signore di manifestare la<br />

giustizia divina conducendolo sano e<br />

salvo fuori dai pericoli che l’attorniano<br />

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