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Antico Testamento

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ESODO 32:1-10<br />

L’arca del patto<br />

(1,12 x 0,67 x 0,67 m)<br />

Questa era una cassa in legno d’acacia<br />

rivestita d’oro. Essa è simbolo del<br />

trono di Dio. Esistono due metodi di<br />

valutazione del suo contenuto: uno<br />

è incentrato sull’uomo e, in un certo<br />

senso, negativo e l’altro è incentrato su<br />

Cristo, estremamente positivo.<br />

In primo luogo l’arca conteneva tre<br />

testimonianze di ribellione: la manna<br />

(vd. 16:2-3), la legge (vd. 32:19) e la<br />

verga di Aaronne (vd. Nu 17:1-3); dunque<br />

potrebbe raffi gurare Cristo che si<br />

fa carico della maledizione del peccato<br />

a motivo della nostra ribellione<br />

(vd. anche commento a 37:1-5).<br />

D’altro canto, la manna potrebbe<br />

raffi gurare Cristo come il pane di Dio;<br />

la legge l’espressione della santità di<br />

Dio, magnifi cata e glorifi cata dal Signore,<br />

e la verga di Aaronne il Cristo<br />

risorto, il Sacerdote scelto personalmente<br />

da Dio.<br />

Il propiziatorio<br />

Il propiziatorio era il coperchio dell’arca.<br />

Sulla sua sommità si ergevano due<br />

cherubini d’oro lavorati al martello:<br />

i guardiani del trono di Dio nonché<br />

i paladini della sua giustizia. Il loro<br />

sguardo era rivolto verso il basso sul<br />

sangue asperso davanti all’arca e sul<br />

propiziatorio. Il sangue di Cristo soddisfa<br />

la giustizia di Dio e nasconde<br />

alla vista tutte le nostre trasgressioni.<br />

Il trono del giudizio diventa un trono<br />

di misericordia! Il nostro propiziatorio<br />

(il medesimo termine gr. è reso con<br />

“sacrifi cio propiziatorio” in 1 Gv 2:2) è<br />

Cristo; in Cristo Dio si incontra con il<br />

peccatore.<br />

134<br />

La nuvola luminosa<br />

Allorché il tabernacolo fu completato,<br />

il Signore apparve sul propiziatorio in<br />

una nuvola luminosa, altresì defi nita<br />

shekinah (ebr. lett. “dimora”). Essa<br />

costituiva il simbolo visibile della sua<br />

gloria.<br />

D. Un episodio di idolatria<br />

(capp. 32–33)<br />

1. Il vitello d’oro (32:1-10)<br />

Impaziente perché Mosè tardava a<br />

tornare, il popolo chiese ad Aaronne<br />

che gli fabbricasse un idolo (ciò<br />

era stato loro espressamente vietato;<br />

vd. 20:4). Remissivamente, Aaronne<br />

acconsentì e fece fondere tutti gli anelli<br />

d’oro degli Israeliti in uno stampo e<br />

ne fece un vitello di metallo fuso. Dopodiché<br />

gli Israeliti si abbandonarono<br />

ai festeggiamenti e alle sfrenatezze,<br />

adorando l’idolo, gozzovigliando e intrattenendosi<br />

in modo licenzioso. Essi<br />

sostenevano di adorare il Signore<br />

(vd. 5) sebbene per interposizione del<br />

vitello d’oro. Dio li aveva benedetti con<br />

l’oro quando avevano lasciato l’Egitto<br />

(vd. 12:35-36) ma la benedizione<br />

si trasformò in maledizione a causa<br />

del peccato dei loro cuori. Dio informò<br />

dunque Mosè di quanto stava accadendo<br />

ai piedi della montagna (vv.<br />

7-8) e minacciò di distruggere questo<br />

popolo (vv. 9-10).<br />

2. Intercessione e sdegno di Mosè<br />

(32:11-35)<br />

32:11-13 Con la sua risposta Mosè si<br />

rivela uno dei più validi intercessori<br />

della Bibbia. Si notino i solidi argomenti<br />

forniti: a) quel popolo era il

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