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Antico Testamento

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GIOBBE 41:2-3 [41:10-11]<br />

eff etti, in molti punti la descrizione si<br />

adatta piuttosto bene a questo rettile).<br />

Mentre il behemoth/ippopotamo<br />

è una creatura prevalentemente terrestre,<br />

il Leviathan/coccodrillo è un animale<br />

acquatico. L’uomo non può aff errarlo<br />

né con l’amo né con la corda, né<br />

addomesticarlo o farne un animale da<br />

compagnia. La sua carne non è considerata<br />

una prelibatezza da traffi care e<br />

rivendere ai negozianti e la sua pelle,<br />

simile a un’armatura, resiste a frecce e<br />

ramponi. È suffi ciente scorgerlo per<br />

scoraggiare qualsiasi tentativo di approccio!<br />

41:2-3 [41:10-11] Dio interrompe<br />

la descrizione per porre una domanda<br />

pertinente: se gli uomini hanno tanta<br />

soggezione di una semplice creatura,<br />

perché non temono ancor più colui che<br />

ha creato la creatura, colui che è eterno<br />

e non ha obblighi nei confronti di nessuno,<br />

essendo il Creatore, nonché il<br />

proprietario di tutto? Kline commenta:<br />

626<br />

Ecco la vera essenza di questo<br />

passo: dalla sua incapacità di dominare<br />

una semplice creatura,<br />

ossia un essere creato come lui,<br />

Giobbe deve comprendere che è<br />

follia ambire al trono del Creatore<br />

46 .<br />

41:4-26 [41:12-34] Tornando al<br />

Leviathan/coccodrillo vediamo che<br />

la sua corporatura è massiccia e che<br />

le sue membra possiedono una gran<br />

forza. La sua pelle coriacea, con tutte<br />

quelle scaglie, assomiglia a un’armatura<br />

a lamine sovrapposte e costituisce<br />

un’ottima protezione; questo animale<br />

non si può imbrigliare. In termini poetici<br />

il Signore descrive il terrore che su-<br />

scitano gli starnuti, gli occhi, la bocca<br />

e le narici della bestia quando questa<br />

viene importunata. Bocca e denti sono<br />

come una morsa d’acciaio; la forza del<br />

Leviathan è straordinaria e il suo corpo<br />

è coriaceo. Esso non teme nulla e nessuno<br />

ma il cuore più impavido trema<br />

dallo spavento al solo vederlo agitarsi,<br />

e tutte le armi bianche rimbalzano<br />

contro la sua corazza. Trascinandosi<br />

nella melma, l’animale lascia dietro di<br />

sé una serie di impronte frastagliate,<br />

come se il suo ventre fosse fatto di cocci<br />

di vetro acuminati. Sferza l’acqua<br />

fi no a farla bollire come una caldaia<br />

e lascia dietro di sé una candida scia<br />

fosforescente. Anche con una generosa<br />

concessione all’uso squisitamente<br />

orientale dell’iperbole (esagerazione<br />

poetica di un concetto) resta diffi cile<br />

capire come anche il coccodrillo più<br />

mastodontico possa essere defi nito<br />

“re su tutte le belve più superbe” 47 .<br />

Le descrizioni degli animali selvatici<br />

(e, chissà, dei dinosauri) presenti<br />

in questi capitoli rifl ettono la gloria,<br />

la potenza e la sovranità dello stesso<br />

Dio. Egli fa un deliberato riferimento<br />

a queste sue creature per illustrare la<br />

propria forza e magnifi cenza. Pertanto<br />

non sorprende che egli inizi col<br />

decantare le creature più mansuete e<br />

innocue, quali la cerva e il corvo, per<br />

poi arrivare gradualmente a quelle più<br />

grandi, quali il behemoth/ippopotamo<br />

sulla terra e il re di tutti gli animali,<br />

il Leviathan/coccodrillo marino, il<br />

quale era conosciuto per la sua straordinaria<br />

imponenza.<br />

D. L’umile ammissione di Giobbe<br />

(42:1-6)<br />

Giobbe è sopraff atto. La lezione gli è

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