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pobierz - Uniwersytet Warmińsko - Mazurski

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416 Sebastiano TafaroL’interrogativo va sollevato perché altrimenti si rischia di perpetrare una situazioneche ha del paradossale anche per il fatto di essere ritenuta intangibile e anzi spessosi teme che rimetterla in discussione possa essere pericolosa per il diritto e la giustiziae, in ultima istanza, per le libertà ed i diritti fondamentali dell’uomo. Mentre, in realtà,ciò è davvero lontano dalla giustizia.Comincio con l’evidenziare alcuni paradossi. Il potere giudiziario autonomo rispettoagli altri due poteri è davvero anomalo. Infatti mentre sia il Parlamento sial’Esecutivo, nelle democrazie, sono temporanei. Inoltre il Parlamento è elettivo edi Governi sono sottoposti ad approvazione da parte degli eletti e possono essere rimossida questi, anche senza specifiche motivazioni giuridiche (perché poggianti su valutazioni“politiche”).Per i giudici non si riscontra né l’una né l’altra caratteristica. Normalmentei giudici sono nominati a vita ed il loro operato non è sottoposto al giudizio deicittadini o dei loro rappresentanti.Eppure emettono le sentenze “in nome del popolo...”, cioè di quel popolo che maiha concorso alla loro scelta e che mai ha conferito loro alcun mandato, rectius mai hasaputo della loro esistenza e di come siano stati nominati.Come si giustificano questi apparenti paradossi? La nomina a vita dei giudici inEuropa è stata una conquista di giustizia ed indipendenza avutasi soprattutto in Inghilterra,nelle lotte per il controllo del potere assoluto del Re, al tempo di Giacomo II.Essa si basa sulla convinzione che un giudice a vita possa essere indipendente dalsovrano, non dovendo dipendere più da lui per la nomina. In sostanza la nomina a vitadei giudici è stata una conquista contro il potere dei Re. C’è da domandarsi se essa siagiustificabile ancora nelle Repubbliche democratiche. Occorre davvero che i giudicisiano a vita per difendersi dagli altri poteri, i quali, sia pure periodicamente, sonosottoposti al giudizio dei cittadini. Qual’è il potere “forte” contro il quale si debbanodifendere con la nomina a vita?Inoltre è giusto che i cittadini non debbano mai concorrere alla nomina dei giudicie non debbano mai essere chiamati a dare un giudizio, con conseguenze di confermao di cessazione dalla carica, sull’operato dei giudici?Si può obiettare che i giudici svolgono un lavoro tecnico e pertanto non valutabiledall’uomo comune, perché, anzi, sarebbe pericoloso sottoporre al vaglio deicittadini un’attività che trova proprio nella sua tecnicità e nell’impermeabilità aivoleri di eventuali maggioranze la sua ragion d’essere e la garanzia della sua neutralitàed esattezza.Ma è proprio così? Oggi il diritto è concepito più come esperienza giuridica checome “leggi”. In realtà le leggi possono essere opportune o meno e persino inique,mentre la domanda, che chi ricorre alla giurisdizione invoca è sempre più richiesta digiustizia ed equità. L’allargamento dei confini della società contemporanea ed i fenomenidi globalizzazione rendono questa esigenza ancora più evidente, non foss’altroche per la difficoltà di individuare la legge specifica da applicare al caso concreto, chepuò riguardare persone ed interessi collocati in più ordinamenti.

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