Il Forte sul Fiume

un po' diradata. «Quanto manca all'alba?»
«Poco» rispose Derek levando anche lui gli occhi. «La nebbia non
dura molto, una volta che comincia a soffiare la brezza. Conviene
far salire gli uomini. Li voglio tutti ai loro posti prima che si dissolva
la foschia.»
«Da dove guarderai la battaglia?» mi chiese Longino.
«Da dove starai tu, se non hai nulla in contrario.»
«Vieni allora. Meglio trovarci ai nostri posti. Io stesso manovrerò
la catapulta.»
Non era passata un'ora che si levò il vento e in pochi istanti la
nebbia si dileguò come un sipario che viene sollevato. Il mare era
vuoto, non si vedeva una vela. Accanto a Longino fissavo le acque
tranquille; dieci passi più in là, sulla sinistra, stava Derek. Oltre a noi
tre, soltanto altri quattro uomini erano visibili, mentre circa
quattrocento stavano accucciati sotto il bordo del parapetto. La voce
lanciata dalle vedette, si sparse rapidamente, e dagli uomini nascosti
si levò un sordo vocio.
«Giù con la testa e in guardia!» La voce di Derek impose il silenzio.
«Che cosa vi aspettavate? Non c'è niente lì, è naturale. Non
potevano avvicinarsi in mezzo alla nebbia. Qualcuno su quell'isola
laggiù cercherà di capire se le navi di Liam sono ormeggiate - come
dovrebbero essere - vicino al molo. Ci vuole un po' di tempo; le
loro galee sono nascoste dietro la punta. Saranno qui tra poco.»
Non aveva finito di parlare che la prua del primo vascello spuntò
da dietro la bassa riva dell'isola antistante. Avanzava velocemente
spinta dai vigorosi colpi dei rematori. Seguivano le altre, diciotto in
tutto, a meno di mezzo miglio dalle mura. Gli uomini erano tesi, ma
rimasero nascosti dietro il parapetto.
Trascorsero alcuni lunghi attimi mentre la flotta si avvicinava
rapidamente. Arrivò il momento in cui ci giunse il brusio sempre più
intenso delle voci: avevano visto i cadaveri che pendevano dai
bastioni della fortezza. Mi rivolsi a Longino. «Credono che siano i
cadaveri dei nostri.»