Il Forte sul Fiume

queste spie conoscano un nome, il nome di un uomo forte, il nome
di un capo, e sappiano che rintracciando lui troverebbero quello che
cercano e sperano di trovare. Immagina che su questa terra - ma
anche ad Alba e nell'Eire - si creda che di quest'uomo forte si sia
smarrito ogni indizio nei luoghi in cui si affollano gli uomini e le
donne...»
La voce si spense, ma io continuai a tenere gli occhi chiusi
concentrandomi sulla visione che aveva evocato. Quando la guardai,
era inginocchiata vicino a me: mi fissava con i suoi bellissimi occhi
penetranti, ma l'espressione era grave, non scherzosa.
«Io ho visto» disse. «La nostra speranza si realizza. Vuoi sapere
dove sono spariti?»
«Sì, se sai dove si volgono i miei pensieri.»
«Non sono partiti. Sono partite le loro navi nel cuore della notte,
ma loro sono rimasti e sono andati a vivere nel forte abbandonato.
La loro guida, Merlino, ha cambiato il suo nome in Cay. Continua a
essere un capo per quella gente, ma il titolo di capo l'ha conferito a
un altro, non un guerriero ma un contadino, che sfama la sua gente.»
«Hector.»
«Sì. Cay è divenuto uno dei tanti, un uomo che attende al suo
lavoro. Quando alla fine tornano le spie, la loro ricerca risulta vana
perché non esiste a Ravenglass nessuno che si chiami Merlino.»
La fissavo stupito dalla lucida semplicità del suo consiglio,
consapevole che aveva ragione. Pochi a Ravenglass conoscevano il
mio vero nome e per loro tranquillità avrei potuto partire su una
nave con Connor e il giovane Artù, farmi sbarcare a breve distanza
sulla costa, poi tornare a Mediobogdum vitando di passare per la
città. Sarei stato soltanto Cay; Merlino sarebbe svanito nel nulla.
«Shelagh, è un ottimo piano!»
«Naturale! Una maga non sbaglia mai, uomo di poca fede!»
«Santo cielo! Come hai... Lo sapevi che saremmo venuti qui oggi?»
«Non essere sciocco» disse gettandomi un'occhiata storta. «Come
avrei potuto saperlo? Sapevo però che avrei tenuto i ragazzi lontano
dalle mura per tutto il giorno per via della battaglia e dei