Il Forte sul Fiume

che fossero un punto debole?»
«Hai ragione, zio» rispose con una smorfia. «Ho commesso lo
stesso errore di prima: l'imprecisione. Ma se mi è consentito di dirlo
senza sembrare impertinente, lo avete commesso anche voi, tu e lo
zio Ambrogio. Come ho detto all'inizio, sembra che ogni grande
sovrano porti in sé il seme della sconfitta. Il concetto importante è
quello del seme. I cavalieri di Alessandro lo portavano.»
«A cosa ti riferisci?»
«Alla loro principale arma di attacco, la sarissa.»
«La sarissa?» Capivo che anche sul mio viso si leggeva lo stupore
attonito che traspariva su quello di Ambrogio. «Perdonami, ragazzo,
ma non capisco quello che vuoi dire. Abbiamo cercato di migliorare
a Camelot la sarissa di Alessandro, fin da quando abbiamo
cominciato ad addestrare i nostri soldati a usare i cavalli.»
«Lo so, e lo zio Ambrogio è ancora impegnato a farlo. Ma il
progetto è diverso. Le armi che usano le truppe di Camelot non
sono le sarisse e quindi non sono altrettanto pericolose. Inoltre lo
zio Ambrogio ha elaborato un mezzo per controbilanciarne
l'eventuale minaccia.»
«Congratulazioni» dissi rivolgendomi ad Ambrogio.
Scuotendo la testa, Ambrogio mosse la mano per richiamare
l'attenzione di Artù. Avvicinatosi quindi al fuoco, si rivolse al
ragazzo. «Dimmi, Artù, dove hai imparato queste cose sulla sarissa?»
«Dai libri di Publio Varro e Caio Britannico. Li abbiamo portati
con noi partendo da Camelot.»
«Lo so. Credevo di averli letti tutti, ma, da quanto ricordo, in
nessuno dei volumi si afferma che la sarissa fu una debolezza, o
anche solo il germe di una debolezza. Evidentemente non li ho letti
tutti.»
«Be', no...»
«Che vuoi dire?»
Il ragazzo si strinse nelle spalle. «Non viene detto esplicitamente in
alcun libro. Mi è venuto in mente durante la lettura, e me lo sono
posto come dubbio. Ho pensato che fosse un punto debole molto