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Il Forte sul Fiume

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Giulio Cesare, Ottaviano, che era stato suo amico, l'uomo che si<br />

proclamò imperatore e prese il nome di Cesare Augusto.»<br />

«Cesare Augusto? È il suo nome che si legge sopra la porta<br />

principale del forte?»<br />

Lucano, incerto, si volse verso di me a chiedere conferma. «Non<br />

lo so, non ho guardato. Merlino?»<br />

«La risposta è sì e no» dissi sorridendo, rivolgendomi al ragazzo.<br />

«Ottaviano Cesare Augusto fu il primo imperatore; fu anche il primo<br />

a essere chiamato "divo". Tutti quelli che seguirono adottarono lo<br />

stesso nome. Quello sopra la porta principale è Adriano Cesare<br />

Augusto, ricordi?» Annuì e io proseguii. «Prova a pensare alla moneta<br />

in questo altro modo. In ogni battaglia c'è chi vince e chi perde. Lo<br />

stabilisce il fato, spesso a capriccio. Se il fato avesse deciso altrimenti<br />

il giorno in cui Marco Antonio combatté contro Ottaviano, tu ora<br />

stringeresti in mano l'immagine del primo imperatore romano.»<br />

Serrò il pugno intorno alla moneta. «Posso tenerla?»<br />

«Certamente, l'hai trovata tu.»<br />

«Hai detto che non era un dio, ma come pensavano di fare<br />

dell'imperatore un dio?»<br />

«Non potevano. Gli dèi sono immortali. Lo chiamavano divo per<br />

pura adulazione, ma era un uomo e lo dimostrava morendo come<br />

tutti gli altri uomini. Avevi ragione <strong>sul</strong>la porta. Ce n'è soltanto una di<br />

grande.» Ignorai le sopracciglia levate di Lucano.<br />

«Andiamo a vedere.» <strong>Il</strong> ragazzo, messosi in mezzo tra noi, ci prese<br />

per mano e, tirandoci impaziente, ci condusse fuori, oltre la porta<br />

del forte. Dopo pochi passi eravamo <strong>sul</strong>l'orlo della roccia dove ci<br />

fermammo attoniti davanti allo spettacolo che si apriva ai nostri<br />

occhi. Sotto di noi la parete rocciosa scendeva a precipizio, spoglia<br />

di vegetazione; da un lato e dall'altro si perdeva nella foresta che<br />

avevamo attraversato quella mattina, ma vista dall'alto sembrava<br />

una coltre verde e spessa che ricopriva ogni cosa tranne quel tratto<br />

di terreno scabro ai nostri piedi. Non si scorgevano neppure la<br />

strada e il fiume Esk; eppure sapevamo che erano lì. Artù, che per<br />

avvicinarsi al bordo aveva lasciato andare la mano di Lucano,<br />

istintivamente si ritrasse e si strinse più forte a me sebbene non ci

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