Il Forte sul Fiume

«Ha un re.»
Qualcosa nella sua voce mi fece aggrottare la fronte. «Che
intendi? Pensi che Derek di Ravenglass sia un uomo ingiusto, un
cattivo re?»
«No.» Lo disse con tono risentito. «Ma a Camelot nessuno mi
avrebbe portato via la spilla che avevo trovato o preso la spada di
Ghilly.»
«Neppure Derek, Artù. Non ti ha portato via la spilla.»
«No, ma mi è stata portata via in suo nome, in nome delle sue
leggi, in modo ingiusto.»
«Perché fu data a Kesler? Forse hai ragione, ma non fu colpa di
Derek. Che cos'hai? Sbaglio?»
Il viso di Artù aveva assunto un'espressione caparbia. Dopo essere
rimasto a fissarmi per un po', prese a parlare con quel tono formale
e quella sconcertante maturità che avevo già avuto modo di notare
nelle rare occasioni in cui si sentiva sufficientemente forte da
contrapporre alle mie le sue opinioni e scelte e decideva quindi di
esporle e subire le eventuali conseguenze.
«Uno di noi due sbaglia, comandante. Gli insegnamenti di logica
che mi avete impartito tu e mastro Lucano mi dicono che uno di noi
sbaglia, sbaglia gravemente, nel recepire quelli che sono i principali
articoli di fede.»
Lo fissavo cercando di mantenere un'espressione neutrale in attesa
che completasse le cose che aveva da dire.
«Mi sembra che se qualcuno, specie se si tratta di un ufficiale o di
un funzionario di grado elevato, prende una decisione o dirime una
disputa, e lo fa in nome del re, deve agire nella ferma convinzione
che il re stesso approverà quella decisione e sarà pronto a ratificarla.
Ne consegue quale logico risultato che la responsabilità ultima è
del re perché autorizza che si parli e si agisca in suo nome. Se così
non fa, se ignora tale evenienza oppure ne è indifferente, allora è un
abuso invocare il suo nome e la sua autorità, e il re è re solo di
nome. Gli è stata sottratta l'autorità.»
Fui costretto a sorridere, ammirato dall'intelligenza del ragazzo e