Il Forte sul Fiume

avanti per avanzare.
«Vale la pena fare tanta fatica?» chiesi.
Mi sbirciò scostandosi dalla fronte un ricciolo che le era sceso sugli
occhi, quindi guardò in alto davanti a sé. «Siamo quasi in cima.»
Aveva ragione; poco dopo avevamo raggiunto i pochi alberi che
coronavano la vetta della collina, quasi del tutto spoglia. Alle nostre
spalle vedevamo la sommità delle mura orientali di Ravenglass,
sorprendentemente vicine dietro una fila di bassi alberi. Nessuno si
muoveva sui bastioni; sul versante occidentale le potenti catapulte di
Longino ancora levavano in alto il loro braccio. Le strade della città
erano affollate di gente.
«Sembra un formicaio» disse Shelagh, quindi si volse per guardare
nell'altra direzione. «Le colline.»
Una fila di alture, che si perdeva in lontananza a oriente, stagliava
i suoi picchi contro il cielo. «Si chiamano Fells» dissi assaporandone la
placida bellezza. «Di che cosa volevi parlarmi?»
Si voltò alla ricerca di un luogo dove sedersi. C'era un alberello
morto, caduto di lato, la corteccia consumata dai piedi della gente
che vi era passata. Si accomodò lì, e io mi appoggiai a un albero
vicino.
«Ho riflettuto sul nostro futuro» disse e tacque.
«Anch'io. A che cosa hai pensato?»
«Al tuo nome.»
«Al mio nome?» sbattei le palpebre davanti a quella frase che mi
parve insensata.
«Qual è?» contrasse il viso in una smorfia e scosse la testa con
impazienza, ignorando il mio stupore. «Oh, non importa. Te lo dico
io. Tu hai quattro nomi.»
«No, tre. Caio Merlino Britannico.»
«No, ne hai quattro. Mi ha dato da pensare proprio il sentire il
tuo quarto nome la notte scorsa.»
«Che vuoi dire? Non capisco.»
«Lucano ti ha chiamato Cay ieri notte.»