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Il Forte sul Fiume

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Non risposi immediatamente. «Ehm. Dunque Droc ha preso la<br />

spada. Capisco che tu ti ponga qualche domanda.»<br />

«Davvero?» <strong>Il</strong> viso gli si illuminò.<br />

«Certamente. L'ingiustizia di cui sei stato testimone oggi ha tirato<br />

fuori la rabbia che fin dalla precedente occasione cova dentro di te.»<br />

«No!» Fu quasi un grido, che rispecchiò il fulmineo cambiamento<br />

di espressione intervenuto <strong>sul</strong> suo viso mentre parlavo. Si controllò<br />

subito moderando il tono della voce. «No, è più complicato di così,<br />

Merlino. Non capisci? Droc viene a sapere la storia della spilla e<br />

quello che ne segue, e non appena vede la spada di Ghilly, decide lì<br />

per lì che è sua, di diritto, perché è stata trovata nelle terre di suo<br />

padre. Allora gonfia il petto, mostra i muscoli, la prende anche se<br />

per lui non ha valore. Ecco l'ingiustizia.»<br />

Era arrivato al nocciolo della questione. <strong>Il</strong> dilemma si profilava in<br />

modo netto. <strong>Il</strong> ragazzo si era opposto a un'ingiustizia che ai suoi<br />

occhi era chiaramente definita e ora se la doveva vedere con le<br />

astrazioni della giustizia e il difficile rapporto con la forza fisica, con i<br />

concetti intangibili e filosofici della forza e del potere, e<br />

dell'influenza che entrambi avevano <strong>sul</strong>la morale. Traendo un<br />

profondo sospiro, levai una mano per imporgli il silenzio mentre<br />

cercavo di dare un ordine ai miei pensieri caotici. Ecco un momento<br />

- lo capivo bene - cruciale del rapporto tra me, il tutore, e Artù, il<br />

pupillo, un momento che non potevo ignorare o posporre. Come<br />

dovevo comportarmi? Fissandomi con attenzione in attesa che<br />

parlassi, si appoggiò allo schienale della sedia, le braccia conserte <strong>sul</strong><br />

petto.<br />

«Ascolta» cominciai e subito tacqui sfregandomi un dito contro<br />

l'ispida peluria che mi cresceva <strong>sul</strong> mento. Senza tentare di farmi<br />

fretta, il ragazzo rimase a fissarmi. Lasciai cadere la mano che mi ero<br />

portato al viso e mi raddrizzai <strong>sul</strong>la sedia.<br />

«Artù, ci sono cose... aspetti della vita... che sembrano cambiare<br />

mano a mano che si cresce. Così accadde a me, accade a tutti. Credo<br />

che tu abbia avuto un'esperienza di questo tipo. Agli occhi di un<br />

ragazzo i colori sono facilmente identificabili: il nero è nero, il<br />

bianco è bianco.» Vedendo che una nube di incomprensione gli<br />

offuscava lo sguardo, mi affrettai a spiegarmi. «Quando si è ragazzi,

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