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Il Forte sul Fiume

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Non c'era dubbio che una parte di me aveva sperato di trovarla in<br />

casa, un'altra parte aveva sdegnato con sconcertante<br />

disapprovazione quella stessa speranza, e un'altra parte ancora,<br />

preponderante, superficiale, inconsapevole, sembrava a un attento<br />

esame del tutto ignara di ogni pensiero che riguardasse la giovane.<br />

Quest'ultima "verità" era naturalmente una menzogna, e mi<br />

seccava accorgermi che sapevo mentire a me stesso. Tressa, la sua<br />

seducente bellezza, le fossette del viso quando sorrideva, il seno alto<br />

e orgoglioso, la vita sottile, i fianchi rotondi erano stati quasi sempre<br />

nei miei pensieri dalla notte della tempesta, quando l'avevo fissata<br />

così a lungo durante la cena. Soltanto tenendone conto avrei potuto<br />

valutare con attenzione la reazione di censura e disapprovazione<br />

insorta in me verso le istanze recondite del mio animo. Da dove<br />

emergevano? Perché si manifestavano con tanta intensità?<br />

Mi accorsi che a grandi passi percorrevo la strada principale del<br />

forte quasi avessi un compito da svolgere. Mi costrinsi a rallentare<br />

fino al punto che mi trovai a ciondolare. Parecchi mi superarono,<br />

salutandomi con un silenzioso cenno della testa, prima che arrivassi<br />

alla porta posteriore e da lì mi portassi <strong>sul</strong>l'orlo del precipizio dove<br />

mi ero librato, poco tempo prima, a braccia spalancate come<br />

un'aquila nel vento. Trovata una pietra ricoperta di muschio in un<br />

punto dal quale potevo guardare la valle sottostante, mi sedetti<br />

lasciando che i miei pensieri corressero a briglia sciolta.<br />

I lunghi anni di assidua riflessione su me stesso mi avevano<br />

abituato a identificare i motivi che mi inducevano ad agire in un<br />

certo modo. Avevo cominciato a pormi domande e ad analizzare le<br />

motivazioni per reagire a una sferzante critica di mio cugino Uther,<br />

che mi aveva accusato di essere presuntuoso, moralistico, pronto a<br />

giudicare con severità e con sufficienza. Deciso, con l'arroganza della<br />

giovinezza, a cambiare atteggiamento, mi ero abituato a<br />

interrogarmi ed esaminarmi spietatamente, arrivando così a<br />

conoscermi troppo bene per potermi ingannare anche solo<br />

momentaneamente.<br />

Ora utilizzavo questa capacità di autoanalisi per sviscerare la<br />

questione di Tressa e capire la mia reazione al vederla. Evitai<br />

brutalmente di fingere a me stesso o abbandonarmi a dinieghi, e

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