Il Forte sul Fiume

Mi girai verso di lui. «Ricordi la storia di come morì mio padre?»
Annuì. «Fu assassinato nel suo letto da due maghi. Come si
chiamavano?» Il suo sguardo si assentò nei ricordi. «Caspar, Caspar e
Memnon.»
«Sì, erano quelli i loro nomi. Caspar e Memnon. Maghi, come dici
tu. Io preferisco chiamarli stregoni.»
«Che differenza c'è?»
«All'apparenza molto poca, ho il sospetto. Ma secondo me un
mago è qualcuno che tenta di usare la magia, i poteri sovrannaturali,
per influenzare il mondo degli uomini. Se lo fa per fini buoni o
malvagi dipende, naturalmente, dalla natura del mago, o della
maga. Ma siccome io non credo né alla magia né ai poteri
sovrannaturali, trovo i maghi una categoria abbastanza penosa, a
volte ridicola e generalmente innocua, una volta che i loro trucchi
sono stati esposti.»
«Le donne possono essere maghi?» Era sorpreso, e io risi.
«Artù, le donne possono essere qualunque cosa un uomo può
essere, eccetto padri. Te ne accorgerai presto, vedrai.»
Ma il ragazzo non intendeva farsi distrarre dall'oggetto della sua
curiosità.
«Ma spiegami, se i maghi sono penosi, è questo che li rende
diversi dagli stregoni?»
«Sì. Gli stregoni sono tutt'altra cosa, Artù. Sono reali e terrificanti.
Cercano e a volte ottengono poteri che le persone comuni non
possono comprendere, e li usano sempre per scopi malvagi. Non
utilizzano incantesimi o formule magiche, ma mille tipi di magia
fisica e tangibile, di pozioni e veleni, come le sostanze che vedi qui.
Gli stregoni portano solo la morte, dovunque si rechino.» Fui
sorpreso dalle mie stesse parole, non avendo mai articolato quelle
verità così chiaramente prima di allora.
Il ragazzo mi fissava, affascinato. «Bene» disse dopo un po'.
«Questa è la parte della morte. E il dilemma, che cos'è? Capisco la
morte, se tutte le fiale e le scatolette contengono veleni, come dici.
Ma proprio tutte?»