Il Forte sul Fiume

Seduto nel mezzo, Connor mi lanciò un'occhiata ammiccante
prima di volgersi al re. «Perché no? Niente ci trattiene qui, vero?»
Derek ebbe la grazia di arrossire per l'imbarazzo. «No, immagino
di no....» Io e Connor restammo in silenzio. «Ma... mi auguro che
rimaniate.»
«Per altri due giorni, vuoi dire? In attesa che arrivi la flotta di
Liam?»
«Sono nemici vostri non meno che miei.»
«Vero, ma soprattutto tuoi, Derek.» Connor annuì con aria saggia.
«Sono miei nemici da anni e a modo mio so come trattarli. Sono stati
tuoi nemici soltanto per poche ore. È stata una fortuna per te e per il
tuo popolo che noi fossimo qui oggi. Ammetti che non ci hai
incoraggiati a rimanere. Esiste una flotta: almeno trenta navi contro
le mie tre galee. Se, come tu hai suggerito, ce ne andiamo domani
con la marea, saremo lontani prima che all'orizzonte si profilino le
loro imbarcazioni.»
«Cinque, se rimarrai.»
«Cosa?»
«Cinque galee. Le due di Liam ora sono mie. Te le darò se mi
aiuterai.»
«Una proposta allettante, ammetto, anche se sono stati i miei
uomini a conquistarle. Ma si tratta sempre di cinque galee con
l'equipaggio di tre contro trenta...» Fece una smorfia e scosse la testa.
Derek, alzatosi, andava avanti e indietro. «Senti, non ho bisogno
delle tue galee, ma dei tuoi uomini che, dall'alto delle mura, tengano
lontano il nemico.»
«Non ti capisco.» Connor era accigliato. «Vuoi che io mandi i miei
uomini sulle mura e lasci le galee vuote nel porto, pronte a essere
incendiate?»
«Non saranno incendiate.»
«Come puoi dirlo?» Il tono di Connor era sprezzante. «Sono di
legno stagionato. Non hai mai visto quello che possono fare a una
nave le frecce impeciate scagliate in fiamme? No, Derek, stai
chiedendo troppo. Non abbandonerò le mie navi.»